Generali ed ex diplomatici presentati da giornali e tv come esperti di Medio Oriente e di terrorismo islamico. Tutte persone al soldo delle industrie degli armamenti. Tutte pronte a incassare i profitti di una guerra. Sono loro a premere su Obama e sull’opinione pubblica Usa perché si faccia guerra all’Isis.
di Franco Fracassi
Il generale statunitense in pensione Anthony Zinni è oggi membro del consiglio di amministrazione della Bae Systems. Il generale statunitense in pensione Jack Keane è presidente dell’Istituto per lo studio della guerra (Isw) e consulente per l’Academi e la General Dynamics. L’ex consigliere pr la Sicurezza nazionale sotto l’Amministrazione Bush Frances Townsend è divenuta consigliere d’amministrazione della MacAndrews & Forbes e della Monumento Capital Group, oltre che consulente della Decision Sciences. Stephen Hadley è un ex funzionario dell’Amministrazione Bush, divenuto consigliere d’amministrazione della Rayethon Company. Probabilmente i nomi di queste persone e di queste aziende a voi non diranno nulla, come il motivo per cui se ne debba parlare. In realtà, si tratta dei quattro maggiori promotori della nuova guerra all’Isis. Quattro persone che rimbalzano da un network all’altro, insistendo sul fatto che il presidente statunitense Barak Obama debba bombardare l’Iraq e (magari inviare anche truppe di terra). Queste tre persone rappresentano anche un enorme conflitto d’interesse. La Bae Systems produce elettronica per la Difesa, oltre che munizioni e vari sistemi d’arma. La Academi è la più grande società al mondo di mercenari. La General Dynamics è la quinta più grande azienda che produce armamenti nel mondo. La MacAndrews & Forbes produce sistemi ottici per il Pentagono (utilizzati dai droni). La Monumento Capital Group produce sistemi elettronici per missili. La Decision Sciences è una società che aiuta il Pentagono a risolvere i problemi matematici legati ai sistemi di difesa. La Rayethon Company è il quarto appaltatore mondiale di sistemi d’arma (tra cui missili e radar necessari per gli attacchi aerei). È anche grazie a questi quattro e ai loro conflitti d’interesse che sta per scoppiare la terza guerra d’Iraq, a cui parteciperà anche l’Italia. E non sono gli unici.
C’è anche l’ex generale James Cartwright, c’è l’ex funzionario Cia Jeremy Bash, l’ex vicesegretario di Stato Nicholas Burns, l’ex ministro della Difesa William Cohen, l’ex comandante della Nato, l’ex funzionario dell’Amministrazione Bush Roger Cressey, l’ex capo degli ispettori agli armamenti Charles Duelfer, c’è l’ex vice portavoce del dipartimento di Stato Adam Ereli, l’ex vicesegretario di Stato Michele Flournoy. E ancora: l’ex direttore della Cia Michael Hayden, l’ex funzionario dell’Amministrazione Bush Colin Kahl, l’ex direttore del Centro per il progresso americano, l’ex veterano di guerra in Iraq Patrick Murphy, l’ex segretaria di Stato Madeline Albright, l’ex capo dei servizi segreti militari James “Spider” Marks, l’ex capitano di Marina Chuck Nash, l’ex capo dell’Agenzia di coordinamento dei servizi segreti John Negroponte, l’ex direttore dei college militari. Anche tutti loro appaiono in continuazione in tv sponsorizzando la guerra. Anche tutti loro vengono stipendiati dal complesso militare-industriale degli Stati Uniti.
Anthony Zinni: «Bisogna inviare diecimila stivali americani sul terreno di battaglia contro Isis». Jack Keane: «In attesa di dispiegare le nostre truppe bisogna bombardare, bombardare, bombardare. E poi inviare i corpi speciali». Frances Townsend: «Abbandonare l’Iraq è stato l’errore più grande che Obama potesse fare. Bisogna tornarci al più presto. E con più soldati di quanti ce n’erano prima». Stephen Hadley: «Se non si interviene il prima possibile in Iraq ci ritroveremo a piangere un nuovo 11 settembre».
Jeff Cohen, professore associato di giornalismo presso Ithaca College: «I grandi network e i grandi giornali per raccontare la crisi con l’Isis da mesi si affidano a ex militari o ex diplomatici, che presentano come grandi esperti. Omettendo, però, di dire che tutte queste persone hanno interessi personali nella vicenda, e che avrebbero tutto da guadagnare in caso di conflitto». Ed Wasserman, decano della UC Berkeley Graduate School per il giornalismo: «Gli americani non vengono informati correttamente sull’Isis. Tutti gli esperti intervistati sono faziosi e premono per scatenare la guerra». Nel 2008 il “New York Times” aveva rivelato che esisteva una vera e propria rete di generali, che hanno anche la caratteristica dell’essere degli ottimi comunicatori. Una rete profumatamente finanziata dalle industrie delle armi.
Il mondo si sta impelagando in una nuova guerra sulla base delle pressioni mediatiche esercitate da persone che ricaveranno dei profitti dal conflitto. Keane è stato anche uno dei pochi ascoltati in audizione dalla commissione Difesa del Congresso Usa. Sempre Keane riceve dalla General Dynamics uno stipendio di 258.000 dollari l’anno. Ed ecco che cosa ha dichiarato in prima serata alla Cbs: «Adesso non ve la prendete con chi ha deciso di addestrare e armare l’Isis. Fornire armi ai ribelli siriani era una scommessa che andava fatta. È vero che ora i fondamentalisti ci sono sfuggiti di mano. Ma è anche vero che molti altri gruppi radicali sono ancora controllati dalla Cia, e quindi innoqui. Adesso basta mandare i nostri ragazzi in Iraq per risolvere tutto. La guerra risolverà tutto».
E così, il Pentagono ha appena stanziato due miliardi di dollari per affrontare l’emergenza Medio Oriente e l’Italia il resto dell’Occidente stanno per partecipare con armi e uomini alla nuova impresa di Obama.
Non per mettere in dubbio l’onestà intellettuale dell’autore, mi piacerebbe ricevere il link del video in cui Jack Keane dichiara in prima serata alla Cbs ciò che è scritto in fondo all’articolo. grazie