Presentato, tra contestazioni e qualche perplessità, il programma della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
«Se il cinema sta cambiando, devono cambiare anche i festival che rappresentano una vetrina per il cinema». Marco Müller, direttore del Festival Internazionale del Film di Roma (che si svolgerà dal 16 al 25 ottobre all’Auditorium Parco della Musica della Capitale), presenta così alla stampa il programma della nona edizione di quello che è, tecnicamente, un Festival ma che, in realtà, vorrebbe essere una Festa.
Un’edizione che sarà all’insegna della “transizione” e, pare, della confusione: Festival o non Festival, Festa o non Festa? Questo è il problema. Perché se appare quasi certo il ripristino del vecchio nome (Cinema. Festa Internazionale di Roma) e del significato originario di questa rassegna, ciò sembrerebbe corrispondere, però, a una virata in senso populistico della rassegna con due commedie come Soap Opera di Alessandro Genovesi e Andiamo a quel paese di Ficarra e Picone a fare, rispettivamente, da apertura e chiusura ufficiale del Festival.
Un Festival/Festa proiettato, dunque, sul mercato, sul saccheggio al botteghino, sull’acchiappo del grande pubblico. Un pubblico che, per la prima volta, stabilirà anche il vincitore di questa nona edizione e che avrà, comunque, la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di pellicole, in quello che è un programma “schizofrenico”, con cinquantuno lungometraggi nella selezione ufficiale, undici eventi e ventuno Paesi partecipanti.
Le sezioni previste sono quattro: Cinema d’oggi, che prevede una selezione di lungometraggi di autori sia affermati che giovani; Gala, con una scelta di grandi pellicole “popolari ma originali”; Mondo Genere, che vanta una selezione di film appartenenti ai più diversi generi cinematografici; Prospettive Italia, una sezione che farà il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema italiano. Un Festival che vuole anche sottolineare la fusione tra cinema e televisione con l’anteprima della nuova serie di Steven Soderbergh, The Knick, che vede Clive Owen come protagonista principale.
Le idee, in definitiva, appaiono tante, ma sembrano poco chiare. Non appena si è capito che (forse) si tornerà a parlare di festa, è stata la contestazione a prendere il sopravvento. «Tutto il resto è noiaaaaaaaaaa… Califano uno di noi! Buffoni, Roma l’avete uccisa due volte, nessuno ricorda Califano!», urla un coro di persone per sovrastare le parole di Müller. «Capita anche questo, quando si esclude un film dal programma…», con queste parole, l’imbarazzato direttore cerca di ripristinare l’ordine e di spiegare l’origine della protesta. Ma il danno è fatto.
Confusione, contestazione, noia: ecco le parole d’ordine con le quali sta per essere inaugurata l’edizione di quest’anno del Festival. Le premesse non sembrano essere le migliori; however, tutto può cambiare, tutto può succedere. Per il bene del cinema (e della Festa) ce lo auguriamo. Fortemente.
Per consultare l’intero programma del Festival potete visitare il sito http://www.romacinemafest.it