A Bari è addirittura in corso un processo. Sul banco degli imputati American Express e Barclay’s, accusate di truffa e usura. La carta di credito revolving è un modo per mascherare un vero e proprio prestito, la cui restituzione talvolta richiede interessi un po’ troppo alti. E dalle istituzioni solo silenzio.
di Edoardo Bettella
Avete mai sentito parlare delle carte revolving? Probabilmente sì, visto che in Italia ne girano più di tre milioni. Probabilmente, siete anche tra coloro che hanno sperimentato sulla propria pelle la gigantesca truffa, legata ai tassi di interesse elevatissimi, che sta dietro a queste particolari carte di credito. Si parla di casi in cui i tassi moratori sono arrivati al duecentocinquanta per cento. In corso, presso la Procura di Trani, c’è un processo. Le accuse sono di truffa e usura. Gli imputati American Express e Barclay’s.
Ma facciamo un passo indietro per fare un po’ di chiarezza. Una carta revolving è un particolare tipo di carta di credito che contiene una riserva di denaro da poter spendere o prelevare, e da dover poi restituire nel tempo attraverso piccole rate. Le modalità e i tempi di restituzione vengono concordati al momento della stipula del contratto tra il richiedente e l’istituto di credito. Parlandoci chiaro: è un prestito vero e proprio, solamente contenuto in una carta elettronica. E, come per ogni prestito, ci sono degli interessi da pagare.
La vera comodità è quella di avere in qualsiasi momento un saldo disponibile da poter utilizzare, senza che ci sia bisogno di avviare una pratica di finanziamento ogni volta. Infatti, il credito viene ristabilito con il versamento delle rate ed è nuovamente disponibile. Un sogno. E quindi, dove sta la fregatura?
Secondo un report della Banca d’Italia del 2012, il costo delle carte di credito revolving si può scomporre nelle seguenti componenti: tasso di interesse applicato al credito utilizzato; commissioni varie legate all’utilizzo, come, ad esempio, quelle per l’invio dell’estratto conto, quelle per il prelievo del contante, quelle per il rifornimento di carburante; costi legati al servizio di finanziamento fornito dalla carta; costi legati al mancato pagamento delle rate.
E sono proprio questi ultimi che pesano di più, e che hanno fatto partire, nel 2008, un’indagine della Procura di Trani in seguito a una segnalazione da parte di Adusbef, l’associazione che tutela i diritti dei consumatori per quanto riguarda banche e assicurazioni. Un utente di Molfetta, infatti, era un possessore di una carta revolving con un credito di duemilaseicento euro. A fronte del mancato pagamento di una rata da 129 euro, si è visto recapitare una richiesta di 686 euro. Il tasso moratorio calcolato dalla Procura stessa è del duecentocinquanta per cento. Il tasso limite a livello legale per non essere considerato usura è del venticinque per cento.
Nel 2010, quando le indagini erano ancora in corso, la Banca d’Italia aveva notificato un procedimento cautelare di divieto di emissione di tali carte che «potrà essere rimosso solo quando siano state definitivamente sanate le irregolarità e le violazioni rilevate». Nello stesso rapporto, ai capitoli “Usura” e “Antiriciclaggio”, si parlava di «particolari gravità, in quanto violazioni di norme di legge di carattere imperativo. Per quanto riguarda le carte revolving, l’assenza di procedure e controlli adeguati ha determinato frequenti superamenti del tasso di soglia (di usura, nda) nel caso di inadempimento contrattuale».
Dopo tre mesi dalla segnalazione, tuttavia, gli istituti di credito interessati (nel caso specifico, American Express) non avevano fornito nessun tipo di informazione ai consumatori sullo stato delle cose, ossia quanti utenti hanno ricevuto rimborsi o quali contro misure sono state prese.
A marzo 2011, nell’indagine viene coinvolta anche la Barclay’s. Le segnalazioni riguardavano l’apertura di fidi da mille o millecinquecento euro all’insaputa del cliente, sui quali è presente un’assicurazione (da pagare, ovviamente) che scatta senza nessun consenso tramite una clausola che addebita voci di spesa mai sottoscritte. Il Procuratore capo di Trani, Carlo Maria Capristo, ha dichiarato: «Non è in discussione la credibilità dell’istituto (e lo stesso dicasi per la American Express), ma il rispetto dei diritti del cittadino, sia sotto l’aspetto dei consumi, sia per quanto concerne la sicurezza. Il fenomeno è molto diffuso su tutto il territorio e colpisce una fascia media dei cittadini, vale a dire coloro che non riescono ad arrivare a fine mese e si affidano alle carte revolving per coprire momentanei disagi. Ebbene questi strumenti, se proposti correttamente, sono d’ausilio, ma se proposti illegalmente, spingono il consumatore in una spirale pericolosa di ulteriore indebitamento».
Nel novembre del 2012, la Procura di Trani ha richiesto il rinvio a giudizio per cinque dirigenti di American Express: Giglio Del Borgo e Massimo Quarra (direttore generale per l’Italia e rappresentante legale di American Express Services Europe Limited), Francesco Fontana (responsabile dell’ufficio legale), Melissa Peretti (responsabile dell’area prodotti carte) e Daniele Febo (responsabile dell’area compliance). Le accuse sono, per tutti, di concorso in usura aggravata e truffa per la diffusione delle carte revolving dal 2007 al 2009. Adusbef si è costituita parte civile.
Nella stessa situazione dell’utente di Molfetta si sono ritrovate altre migliaia di persone, tanto che, nel 2013, è nato anche il servizio “SOS carte revolving”, attivato dalla Confconsumatori di Brindisi. Esistono un sito internet e un numero di telefono a cui rivolgersi. La cosa più grave è che, da parte delle istituzioni o delle banche, non è arrivato nessun tipo di aiuto, né di chiarimento, né di rimborso. Sono sempre e comunque i consumatori che ci rimettono e che devono anche rimediare, attraverso le loro associazioni, alle truffe messe in atto dagli istituti che dovrebbero conservare i nostri soldi.
Riceviamo dall’American Express e pubblichiamo:
Innanzitutto, diversamente da quanto sembra sostenere l’articolo, American Express non è coinvolta nell’inchiesta che riguarda Barclay’s.
Per quanto riguarda il processo recentemente avviato a Trani nel quale, con l’ipotesi accusatoria di truffa ed usura sono imputati alcuni dirigenti ed ex dirigenti di American Express, riteniamo che le accuse siano del tutto infondate e che il procedimento si fondi su un malaugurato equivoco circa la natura e le caratteristiche delle carte revolving e la relativa disciplina applicabile, specie in caso di inadempimento. American Express è certa che le prove dimostreranno che i cinque manager coinvolti – 2 dei quali, tra l’altro, all’epoca dei fatti avevano già lasciato l’azienda o non si occupavano affatto del prodotto “carta revolving” in questione – abbiano agito in buona fede con responsabilità e professionalità, nel pieno rispetto della normativa.