Arriva al cinema il 2 ottobre il nuovo film di Edoardo De Angelis, regista di Mozzarella Stories, con Luca Zingaretti e Marco D’Amore. Su Popoff la recensione.
Il trailer del film
«Sistematicamente rimuovono l’unica possibilità di avere un esito positivo… sistematicamente rimuovono me». Demetrio Perez è un avvocato, l’avvocato dei delinquenti, quei delinquenti che neanche i difensori d’ufficio vogliono. Demetrio Perez abita a Napoli ed è un padre che deve fare i conti con la realtà in cui vive. Demetrio Perez è un perdente infelice che non ha più nulla da perdere se non, forse, l’affetto della sua unica figlia, Tea. Una figlia innamorata del rampollo di una famiglia camorrista e che è innocente fino a prova contraria. Fino a quando il pentito Luca Buglione non irromperà nella vita di Perez per raccontare la verità, in cambio di un favore («Diabete insipido nefrogenico!»). Niente si fa per niente. «Voi siete ‘nguaiato come me. Siamo uguali: due infelici».
Sulla scia di Gomorra (la serie), da cui prende in prestito solo Marco D’Amore (alias Francesco Corvino), Edoardo De Angelis torna dietro la macchina da presa per dirigere Perez. che, in sintesi, è un noir dalle fattezze squisite.
«Sbagliare il tempo: è un errore che commetto spesso». A fare da mattatore assoluto della pellicola, De Angelis ingaggia Luca Zingaretti, che si dimostra capace di dare volto a un uomo dilaniato, angosciato, al limite di un fondo che ha raggiunto già da un bel po’ di tempo. «Scelsi male i miei nemici». Un uomo disposto a tutto pur di proteggere ciò che gli è rimasto.
È un buon film; un film che prende le distanze dalle classiche pellicole sulle mafie e trova una strada narrativa tutta sua, con un punto di vista che finora non si era mai visto. Sfruttando una fotografia molto curata e una sceneggiatura ben strutturata, De Angelis produce una pellicola fredda e liscia come l’acciaio. Una pellicola che sembra scorrere lentamente nel corpo dello spettatore ma che, in realtà, va giù tutta d’un fiato, come un bicchiere di un gustoso liquore invecchiato. La crudezza e la brutalità vengono raccontate in maniera nuova, quasi metaforica, e ci assediano con immagini suggerite eppure potenti, come lo sparo di una pistola, come un grido di prima mattina. «A volte piango ma non sento niente».
L’inquietudine e l’insonnia trascinano il nostro atipico eroe in una discesa infernale che sembra non avere mai fine. Una discesa che, forse, terminerà con un riscatto, una rivincita, una consapevolezza. O con un meritato riposo. «Solo una cosa mi commuove: l’onestà». E Perez, che è pur sempre un avvocato, un uomo, un padre, percorrerà gli eventi con un’apparente ignavia utile a mascherare una ferrea forza d’animo.
«Se un fatto non lo so non ne parlo. Se ne parlo è perché lo so». Queste parole saranno la forza propulsiva di tutte le sue azioni, anche quelle più incomprensibili. E noi non possiamo far altro che seguirlo: correre con lui, urlare con lui, ansimare con lui.
«Questa cosa o la fate bene o non la fate per niente». De Angelis decide di farla bene. La regia, s’intende. Una regia pulita, mai incerta e lirica che, a tratti, sembra voglia ricordarci/evocarci le migliori regie dell’Europa del Nord.
E quella scena finale ne è la prova più concreta. La camorra si può descrivere, cinematograficamente, anche in altri modi, in questo modo.
Dormi pure, Perez.
Regia di Edoardo De Angelis
Con Luca Zingaretti, Marco D’Amore, Simona Tabasco, Gianpaolo Fabrizio, Massimiliano Gallo
Drammatico, 94 min.
Italia, 2014
Uscita giovedì 02 ottobre 2014
Voto Popoff: 3,5/5
da vedere se: apprezzate la fotografia e la regia nordeuropee
da non vedere se: vi siete fatti l’idea che la mafia si può raccontare solo in una certa maniera