Un riservista e tre soldati israeliani della Brigata Givati, direttamente coinvolti nelle operazioni terrestri dell’estate scorsa contro la Striscia di Gaza, si sono tolti la vita. Ma l’esercito di Tel Aviv non la dice tutta.
di Marina Zenobio
Secondo i dati diffusi dal Centro di Informazione e Ricerca della Knesset , 133 militari israeliani hanno posto fino alla loro vita tra il 2007 e il 2012 (in quest’arco di tempo c’è stata anche l’operazione Piombio fuso), circa 27 suicidi ogni anno, quasi 3 al mese. L’82% svolgeva il servizio obbligatorio e il 74% era di età compresa tra i 18 e i 21 anni. L’anno scorso la media si era abbassata a solo 8 soldati suicidi ma dalla fine dell’ultima aggressione nella striscia di Gaza, il 26 agosto scorso, altri tre soldati più un riservista si sono tolti la vita.
L’esercito israeliano però sembra riluttante a dare notizie su altri casi di morti “sospette” e si difende sostenendo che sono le famiglie dei soldati deceduti a non volere che i nomi dei loro figli vengano inclusi nella categoria “suicidi”.
Secondo quanto riportato dai quotidiano Haaretz e Maariv, il riservista si è ucciso nella base militare a cui faceva capo, mentre ancora erano in corso i bombardamenti su Gaza dell’operazione Margine di protezione. I tre soldati, invece, facevano parte della Brigata di fanteria Givati, una unità d’élite direttamente coinvolta nelle operazioni terrestri sulla Striscia, e si sono uccisi sparandosi con la pistola d’ordinanza. Un particolare messo in rilievo dalla stampa locale, è che due dei tre soldati si sono recati fino alla frontiera con Gaza per compiere l’estremo atto.
La polizia militare ha aperto un’inchiesta, ma non che ci voglia Sherlock Holmes per capire le cause all’origine di questi suicidi. Per gli psichiatri militari israeliani i soldati sono rimasti vittime di un trauma emotivo molto grave come conseguenza delle loro esperienza di guerra.
Dopo aver massacrato circa 2.200 gazawi, tra cui centinaia di bambini e bambine, averne feriti 11.000, aver distrutto migliaia di case e infrastrutture a Gaza, il minimo che gli si possa augurare è che abbiano un “trauma emotivo”.
CHE SCHIFO DI ARTICOLO. QUANDO LA APPARENTE PIETà PER GLI UNI è STRUMENTO DI ODIO PER GLI ALTRI ALTRI.
Aggressione a chi? è Tsahal che si difende spedendo al cimitero i porci aggressori Islamisti