Il premier Gunnlaugsson: «La finanza ha provocato la crisi e inguaiato le famiglie, la finanza le tirerà fuori dai guai». L’Islanda era stato anche l’unico Paese ad andare in fallimento, su decisione di un referendum popolare. Inutili le minacce di Fmi e Standard & Poor’s.
di Franco Fracassi
«È stata la finanza a provocare la crisi economica e il tracollo della nostra economia. È stata la finanza a mettere nei guai i nostri cittadini. E adesso dovrà essere la finanza a tirare fuori dai guai gli islandesi». Il primo ministro Sigmind Gunnlaugsson ha mantenuto la sua promessa elettorale. I mutui di centomila islandesi (un terzo della popolazione) sono stati ridotti di ventiquattromila euro (novecento miliardi di euro in totale). A pagare sono state le società finanziarie e gli hedge fund.
L’economia dell’Islanda era stata la prima a collassare sotto il peso dei derivati, nel 2008. Le due principali banche islandesi erano fallite, il numero dei disoccupati era quintuplicato. La società era a pezzi. Il governo un referendum popolare aveva spinto il governo a dichiarare fallimento.
«Si è trattato di un risarcimento, dopo che la svalutazione della corona aveva fatto schizzare i prezzi e le rate dei mutui», ha aggiunto il premier, leader del Partito progressista (capofila della coalizione di centro-destra).
Dopo essere stato finora l’unico a andare in default, il governo di Reykjavik ha avviato una stretta sulle banche e un alleggerimento del portafoglio di molti fondi speculativi, con il taglio di vecchi debiti all’estero ereditati dalla crisi. Una mossa che ha provocato il forte dissenso sia del Fondo monetario internazionale, sia Standard & Poor’s.
Per l’Fmi la ripresa economica in Islanda è ancora debole e non è possibile regalare nulla ai contribuenti, mentre l’agenzia di rating ha minacciato di abbassare il giudizio del Paese. Nonostante ciò Gunnlaugsson ha affermato che l’impatto sui conti nel prossimo triennio sarà minimo. Oltre ad alleggerire i mutui, l’esecutivo ha anche varato un piano che prevede agevolazioni fiscali per incoraggiare gli islandesi ad utilizzare i loro fondi pensionistici per azzerare il debito.