Arriva al cinema “Amore, cucina e curry”, il nuovo film di Lasse Hallström tratto dal romanzo “Madame Mallory e il piccolo chef indiano” di Richard C. Morais. Su Popoff la recensione.
Il trailer del film
«Per cucinare dobbiamo uccidere». Ecco la prima lezione che deve imparare un aspirante chef. La seconda è che il cibo è memoria. Se non ne siete convinti, ricordatevi la madeleine di Marcel Proust. Quei dolcetti hanno fatto da catalizzatore ai sette volumi de Alla ricerca del tempo perduto, il papierozzo* più lungo del mondo. Sì, alcuni di voi staranno pensando che se Proust avesse mangiato una fetta di torta sacher al posto della madeleine sarebbe stato meglio per tutti. Vedetela così: se Proust non avesse scritto sette volumi probabilmente alla Rowling, la mammina di Harry Potter, non sarebbe mai venuto in mente di suddividere le avventure del maghetto in sette romanzi. Mi piace pensarla così.
La terza e ultima lezione che l’aspirante chef deve ricordare è che le verdure, in alcuni Paesi, sembrano non avere un’anima. E questa è la regola più importante se sei un indiano costretto a fuggire dalla tua terra.
Lasse Hallström torna al cinema con una nuova pellicola che da noi esce con il titolo (barbaramente adattato) Amore, cucina e curry. Sembra il titolo di uno di quei romanzi rosa pubblicati dalla Newton Compton Editori: Amore, zucchero e cannella; Amori, bugie e tacchi alti; Biscotti, dolcetti e una tazza di tè; Amori impossibili e fragole con panna. Non vi sto prendendo in giro, esistono davvero. Li trovate tutti sul sito dell’editore. Possibile che nel tradurre The Hundred-foot Journey, titolo originale della commedia di Hallström, non si riuscisse proprio a essere più creativi? Non ce l’ho con i romanzi rosa, quelli citati, non citati o quelli pubblicati da altre case editrici. Li leggo anch’io quando sono depressa, quando ho finito il cioccolato in casa e quando sono in quei giorni lì (non fate i finti tonti, avete capito quali).
Ce l’ho con queste traduzioni. Possibile che fosse tanto complicato, per noi italiani, capire The Hundred-foot Journey? Vabbé, sto perdendo/prendendo tempo con particolari di poca importanza. Perché parlare del nuovo film di Hallström è faticoso, quasi quanto riuscire a digerire un abbondante piatto di biryani senza alcuna conseguenza per l’alito. Ecco, appunto.
«Non sono uno chef, sono solo un cuoco». È faticoso perché Hallström è un bravo regista. Buon compleanno Mr. Grape è un film ad alto contenuto di zucchero a velo ma come l’ha cosparso bene il buon Lasse? È uno di quei registi in grado di manipolare la cinepresa e le inquadrature affinché siano piegati i sentimenti dello spettatore alla logica delle sceneggiature (non sempre brillanti). Ma la regola di un bravo regista è non copiare mai se stesso. E se proprio si avverte questa esigenza, che almeno avvenga in maniera ironica, prendendosi un po’ in giro. Proprio come fa Helen Mirren, una delle protagoniste di Amore, cucina e curry (argh!), quando risponde a una battuta sulla queen.
Perché qui, Lasse Hallström non fa altro che sostituire il cioccolato con il curry. L’impressione complessiva che si ha di questa pellicola, infatti, è che sia una copia di Chocolat, con gli stessi temi, gli stessi tempi, gli stessi personaggi, le stesse ispirazioni e gli stessi ritorni. La cucina, il cibo come elemento d’integrazione, l’iniziale diffidenza, la spiritualità, le origini mistiche di una ricetta, la storia d’amore tra due diversamente vicini e così via. Vi suona familiare, vero? Una copia divertente e leggera, certo, ma pur sempre una copia. «Loro ci odiano, non sei arrabbiato?/No».
Con un cast differente che comprende anche Om Puri, Manish Dayal (bello e talentuoso, è giusto sottolinearlo) e Charlotte Lebon, Hallström si limita a riproporre una storia trita come l’aglio (similitudine appropriata, no?) che alterna momenti esilaranti e battute eccellenti a scene spudoratamente sdolcinate in cui si fa il pieno di sentimentalismi, carinerie e… puah. Si rischia la carie o il diabete, a seconda di ciò che preferiate manifestare.
La bravura registica rimane ma ciò non può bastare a quelli che pretendono innovazione, in cucina e al cinema.
«Si chiama eleganza di sapori./No, è malvagità dello spirito!». A me pare più una paraculata da botteghino; anche perché Lasse ha ammesso di essere un vegano incallito. Non esattamente il tipo di persona che può mettere anima e corpo in un film che parla di cucina franco-indiana.
Forse, dopotutto, il titolo italiano non è poi così sbagliato.
Riprendetevi le stelle, soprattutto quelle Michelin.
*termine con il quale l’autrice di questo pezzo vuole indicare un capolavoro letterario dalla mole importante. Consentitele il neologismo.
AMORE, CUCINA E CURRY
Regia di Lasse Hallström
Con Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal, Charlotte Lebon, Amit Shah
Titolo originale: The Hundred-foot Journey
Commedia, 122 min.
USA, 2014
Uscita giovedì 09 ottobre 2014
Voto Popoff: 2/5
da vedere se: vi piacciono le storie d’amore sdolcinate e vi piace vedere il cibo sul grande schermo
da non vedere se: vi piacerebbe vedere un Lasse Hallström diverso e inedito