Anno dopo anno il parlamento sta perdendo le sue funzioni a vantaggio dell’esecutivo. Nella legislatura in corso su 4.000 disegni di legge proposti da deputati e senatori solo 26 sono stati varati. Se, invece, è il governo a proporle…
di Edoardo Bettella
Un anno e otto mesi di legislatura, quattromila proposte di legge presentate tra parlamento e senato e solo ventisei sono diventate legge. Questi sono i numeri che danno le dimensioni di quello che (non) accade all’interno dei palazzi che amministrano il Paese. Attenzione, escluso palazzo Chigi. Se, infatti, la percentuale di approvazione delle proposte di Camera e Senato è inferiore all’uno per cento, quella delle proposte del governo è del venti per cento. Dati che fanno capire il progressivo snaturamento delle camere di discussione, contro una sempre maggiore concentrazione del potere nelle mani del premier.
Non parlano solo i numeri che riguardano la quantità di proposte presentate, ma anche quelli che registrano i tempi di approvazione. Le proposte del governo, in media, ci mettono settantasette giorni ad essere approvate, quelle dei parlamentari e dei senatori duecentoquarantacinque. Più di tre volte tanto.
Tutto questo accade dall’inizio dell’attuale legislatura, quindi da febbraio 2013, quando, dopo le elezioni che hanno portato a una sostanziale parità tra Pd, Forza Italia e Movimento cinque stelle, Enrico Letta è diventato premier.
Secondo l’analisi condotta dall’associazione Openpolis, che si occupa principalmente di data journalism, il Partito democratico è quello che ha presentato il maggior numero di proposte (oltre millequattrocento), delle quali solo undici sono diventate effettivamente legge. Parliamo dello 0,77 per cento. Aumenta la percentuale per Forza Italia, con l’1,11 per cento di proposte concretizzate, e per Scelta civica, con l’1,71 per cento.
I risultati peggiori (senza contare gli zero per cento di Nuovo centro destra, Fratelli d’Italia, Grandi autonomie e libertà, Partito socialista italiano) li hanno ottenuti la Lega nord e il Movimento cinque stelle, rispettivamente con lo 0,23 per cento e lo 0,33 per cento di proposte fatte ed effettivamente trasformate in legge.
Una grande mole di proposte abbandonate a se stesse è anche quella rappresentata dagli innumerevoli disegni di legge presentati per fare numero, ostruzionismo o per i quali non si ha tempo di discutere. Ma allora a che cosa si sta riducendo il parlamento? Se l’organo preposto dalla Costituzione per garantire l’effettiva riuscita di una democrazia rappresentativa non sta diventando altro che uno strumento del governo per attuare i propri interessi e raggiungere i propri fini, allora perde di valore lo stesso concetto di democrazia.
Soprattutto se si pensa che a governare in questo momento c’è il terzo premier non eletto dagli Italiani.