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Contro il fascismo bisogna essere franchi

Franco Turigliatto sotto processo per una presunta diffamazione a Forza Nuova. Uscì dallo studio di Vespa in polemica con l’arrivo di Roberto Fiore

di Ercole Olmi

In molti ricordano Franco Turigliatto soprattutto per la sua clamorosa espulsione da Rifondazione per via del suo rifuto a votare il rifinanziamento delle missioni di guerra quando quel partito era impelagato nelle vicenda antipopolare del secondo governo Prodi. Era il 2007.

Poco dopo, durante la campagna elettorale, ormai candidato per Sinistra Critica, abbandonò lo studio di Porta a Porta (allora la “terza” camera della politica) all’arrivo in trasmissione di Roberto Fiore, leader di Forza nuova. Suonò il campanello e sulle note della colonna musicale del film “Via col vento”, Fiore fece il suo ingresso e Turigliatto andò via sotto lo sguardo di uno stizzito presentatore. Cesare Damiano (PD), Roberto Castelli (Lega Nord) e perfino Marco Ferrando del Pcl non trovarono nulla di strano a partecipare a un teatrino televisivo con l’esponente di un partito dicharatamente fascista, i cui camerati sono spesso al centro di gravissimi episodi di cronaca.

Lo scorso anno, però, Turigliatto è stato raggiunto da una comunicazione giudiziaria di accoglimento di una querela per diffamazione che Fiore, successivamente a quella trasmissione del 2008, gli aveva intentato. Un Gip (giudice per le indagini preliminari), a insaputa diretto interessato, lo avrebbe condannato a una pena pecuniaria di “risarcimento” a Fiore.

Sinistra Anticapitalista, l’organizzazione a cui ha dato vita Franco Turigliatto dopo la scissione di Sinistra critica, ha deciso di ricorrere in Tribunale contro questa inaccettabile (da un punto di vista politico) ordinanza e così finalmente si arriverà a un pubblico processo la cui udienza è prevista a Roma per il prossimo 4 novembre.

L’organizzazione ha lanciato un appello di solidarietà antifascista (per  si può scrivere a iostoconfranco@gmail.comi cui primi firmatari verranno rivelati nelle prossime ore. Si tratta di esponenti della politica e della cultura di mezza Europa, di costituzionalisti, dirigenti sindacali e di attivisti della diffusa sinistra radicale.

Di Forza Nuova, Popoff s’è occupato spesso. Molti osservatori ritengono che una delle strategie del partito di estrema destra, il fratello di Fiore è un prestigioso avvocato del foro di Roma, sia quella di trascinare in tribunale i giornalisti che si occupano delle sue gesta per alzare una cortina di intimidazione e, almeno limitare i danni di una esposizione mediatica quantomeno imbarazzante per chi vede suoi militanti e simpatizzanti al centro di vicende gravi in numerose città d’Italia. A Lucca, Bari, Palermo, Bologna, Verona – solo per citare alcuni esempi – si sono celebrati processi in cui quei personaggi sono stati condannati.

Questo è quanto alcuni giornali (lo abbiamo ripescato dalla rete) attribuirono a Turigliatto: “Forza nuova è una forza politica esplicitamente e dichiaratamente neofascista e neonazista, le liste di Forza Nuova non avrebbero dovuto essere accettate dalle Corti d’Appello dello Stato italiano e non dovrebbero essere presenti sulle schede elettorali. La nostra Costituzione sancisce l’antifascismo e il divieto della ricostituzione del partito fascista. In più Forza Nuova è responsabile di gravissimi atti di violenza nei confronti di giovani, immigrati e donne. Finché ho potuto parlare senza la presenza di Fiore l’ho fatto, poi ho ringraziato Vespa e sono dovuto uscire.”

Mentre cresce l’aggressività delle forze di estrema destra in tutta Europa (Forza nuova è stata la prima organizzazione italiana ad avere stabili relazioni con Alba dorata e alcuni suoi membri sarebbero in prima linea nella guerra ucraina come risulta da varie fonti di stampa, Popoff compreso), una sentenza della quinta sezione penale della Corte di cassazione ha stabilito che non è reato definire fascista la formazione capitanata da Fiore. La sentenza, emessa l’8 giugno 2010, riguarda la querela per diffamazione intentata da Forza nuova nei confronti di un cittadino di Trieste, che il 13 novembre 2000 aveva definito, in tre lettere al quotidiano Il Piccolo, gli aderenti all’organizzazione di Roberto Fiore “nazifascisti” e “neofascisti”. La sentenza, nell’assolvere il querelato, chiarisce bene come «l’identificazione fascismo/nazismo, nel quadro delle scelte di razzismo, non è frutto di errore storico, ne è manifestazione di critica realizzata sulla base di una falsità» e che «i verdetti della storia non si cancellano con successive disinformazioni, amnesie, sottovalutazioni», concludendo che è «pienamente giustificato l’uso delle espressioni».

Il prossimo 25 ottobre anche Verona ospiterà un’importante scadenza nella quale verranno presentati nuovi dossier sulle violenze squadristiche e le connessioni con i settori imprenditoriali e politici legati alla destra di governo.

 

 

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