Non è il primo stupro di una bimba che avviene all’interno della scuola frequentata. Negli ultimi 4 mesi altri due casi simili. Pene inasprite dal governo, ma il problema resta culturale.
di Marina Zenobio
Stuprata all’asilo, a soli 3 anni. E’ accaduto, nell’ Orchid International School di Bangalore (Stato meridionale di Karnataka), una scuola privata di alto livello. Quando i genitori sono andati a prendere la piccola a scuola, l’hanno trovata in lacrime, con evidenti lividi e in stato di shock e accusava dolori nelle zone genitali. Portata in ospedale, i sanitari hanno confermato la violenza sessuale. C’è da chiedersi come mai le insegnanti della bambina non si siano rese conto delle sue condizioni.
Inizialmente si è parlato di uno sconosciuto ma poi la stessa direttrice della scuola ha ammesso che è impossibile, perché l’accesso alla scuola è severamente controllato, e la piccola ha ammesso che è stato “uno zio della scuola”. La polizia ha creato un equipe specializzata per indagare sul caso, finora sei membri dello staff della scuola sono stati identificati e interrogati, il colpevole dovrebbe essere uno di loro, ma per ora nessuno arrestato.
Lo stupro della piccola ha suscitato scalpore e proteste in una città dove, solo negli ultimi quattro mesi, sono avvenuti altri due casi di violenza sessuale contro due bambine di sei e otto anni.
Secondo fonti della polizia, in India, paese di 1.200 milioni di abitanti, si consuma uno stupro ogni 22 minuti, ma secondo attivisti per i diritti umani questa cifra è a ribasso e non riflette la realtà. La responsabilità è della cultura di un paese che tollera la violenza sessuale, quella stessa cultura che porta le stesse famiglie a fare pressioni sulle donne affinché non denuncino, cercando così di evitare lo stigma.
Secondo dati de governo indiano, invece, le denunce per violenza sessuale sono aumentate nel 2013 del 35% rispetto all’anno precedente. In particolare dopo lo stupro di gruppo su un autobus di una donna di 23 anni, morta in conseguenza dell’aggressione. Adesso in India la violenza sessuale di gruppo è punita con la pena di morte, indipendentemente se la vittima sopravviva o no. Ma se non si agisce sul cambiamento culturale, attraverso l’educazione in primo luogo, a poco servono inasprimento della pena.
Infatti diverse donne violentate nell’anno in corso sono state uccise dai loro stupratori che temevano denuncia e riconoscimento. Il caso più efferato, conosciuto, è quello avvenuto in maggio del 2014, quando dopo aver violentato due cugine di 12 e 14 anni, gli stupratori hanno impiccato le due adolescenti ad un albero, probabilmente a monito.