Cronache romane di un cinema che fa festa, decimo e ultimo giorno. Popoff vi racconta il Festival Internazionale del Film di Roma.
di Giorgia Pietropaoli
Il trailer del film La spia – A most Wanted Man
«Lei è una velista e una spia. Io, invece, non sono velista». Il giorno in cui termina il Festival Internazionale del Film di Roma (25 ottobre)è un giorno foriero di rimpianti e nostalgia. Perché guardare ancora una volta Philip Seymour Hoffman sul grande schermo e sapere che questa sarà l’ultima (a parte la piccola parte nel prossimo Hunger Games) non fa che aumentare la triste consapevolezza di aver perso uno degli attori più performanti della sua generazione.
Con La spia – A Most Wanted Man, diretto dal regista-fotografo olandese Anton Corbijn, il Festival rende omaggio al grande attore nell’ambito della sezione Gala e dà la possibilità, al grande pubblico, di vedere il film in anteprima rispetto alla data s’uscita stabilita (giovedì 30 ottobre). «Noi non siamo il nemico. Siamo la soluzione».
Günther Bachmann (Philip Seymour Hoffman) è a capo di un’unità segreta di spionaggio tedesco. L’arrivo ad Amburgo di Issa Karpov (Grigory Dobrygin), un ceceno in fuga con una ricca eredità, gli darà la possibilità di stanare la rete di affari di una cellula terroristica molto potente. Ad aiutarlo ci saranno il suo team (spiccano Nina Hoss e Daniel Brühl), l’avvocato di Issa, Annabel Richter (Rachel McAdams), il suo banchiere (Willem Dafoe) e l’americana Martha Sullivan (Robin Wright).
«Lo facciamo per rendere il mondo più sicuro… Non è abbastanza?». La pellicola rappresenta l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Le Carré e si basa su un avvincente intreccio di inganni, promesse e doppi giochi. Corbijn realizza un film imperfetto e, a tratti, lento per rimarcare il senso del lavoro del paziente Bachmann, un personaggio che non si arrende anche quando perde perché ha compreso l’importanza di saper aspettare, di tessere le giuste relazioni e di fare, sempre e comunque, un lavoro pulito. I pregi de La spia sono più numerosi dei suoi difetti e fanno di questo film un buon prodotto di genere che scardina qualche convenzione e porta a immaginare (con un finale che non sveleremo certo in questo momento) uno scenario di relazioni complesse che forse non va proprio svelato. «Io sono un cavernicolo. Le camere con vista le lascio a voi».
Quello di Bachmann è un Philip Seymour Hoffman dalle geniali intuizioni, con pochi mezzi, lo spirito giusto e il carisma che schiaccia anche quello di Robin Wright. Un Hoffman destinato a essere sconfitto, perché troppo onesto, sullo schermo come nella vita e che, perciò, non può essere salvato. Nemmeno da un figlio di dio.
«Magari è venuto a salvarci. Magari è venuto a salvare me». Però può essere ricordato, anche e soprattutto con questo film.
Il trailer del film Andiamo a quel paese
La chiusura ufficiale della nona edizione del Festival spetta a un film in concorso nella sezione Gala. Un film, una commedia tutta all’italiana che rispecchia lo spirito dell’apertura (ne abbiamo parlato qui). Si tratta di Andiamo a quel paese, del duo comico-siciliano Salvatore Ficarra e Valentino Picone.
«Ma con tanti cervelli che se ne fuggono all’estero, il tuo proprio qua doveva rimanere?». Salvatore e Valentino, rimasti disoccupati, lasciano Palermo per tornare a Monteforte, paese d’origine. In questo posto in cui “tutti sanno tutto di tutti” i due amici cercheranno di sopravvivere inventandosi un’attività alternativa che farà parlare e sparlare tutti i compaesani. «Una pensione è per sempre… zia Lucia non è vecchia, è diversamente giovane».
Ficarra e Picone dirigono una commedia con pochi tecnicismi e un assenteismo perenne di originalità nella regia. La forza risiede, in parte, nella sceneggiatura, zeppa di battute dissacranti che, però, si fanno stereotipate quando puntano ai “bersagli”, quei soliti argomenti/crisi dell’Italia di oggi: la disoccupazione, la raccomandazione («La raccomandazione è un prodotto tipico italiano, come la mortadella»), la furbizia e la bigotteria paesana. «Otto anni di università che non ti sono serviti a niente te li sei fatti e un anno di galera che ci può spalancare le porte professionali non te lo vuoi fare!».
Serve qualcosa di più al duo per fare ancora e per fare meglio. Per cercare di evitare di cadere nella trappola del “rimaniamo fermi qua, tanto piacciamo comunque”. In ogni caso, la scelta di concludere il Festival con Andiamo a quel paese, così come quella di aprire con Soap Opera di Alessandro Genovesi, rimane incomprensibile, imperscrutabile sotto questo cielo. Forse, il motivo è da ricercarsi altrove, in altri palazzi. «Non so se risolverà qualcosa, ma le cose Renzi le dice bene», ha detto Picone in conferenza stampa. E Ficarra ha rimarcato: «Quando va in tv, io sto bene, parla bene, dovrebbe andarci di più. Se mi facesse compagnia tutto il giorno parlando, io anche direi: ma è davvero bellissimo questo Paese». Il film, ricordiamo, sarà distribuito da Medusa. Vi dice qualcosa? A voi la conclusione.
«La vera politica non muore mai». E abita anche il cinema. Abita anche i Festival.
LA SPIA – A MOST WANTED MAN
Regia di Anton Corbijn
Con Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Brühl, Nina Hoss
Titolo originale: A Most Wanted Man
Thriller, 122 min
Germania/Gran Bretagna/USA, 2014
Uscita giovedì 30 ottobre 2014
Voto Popoff: 4/5
ANDIAMO A QUEL PAESE
Regia di Salvatore Ficarra, Valentino Picone
Con Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Fatima Trotta, Tiziana Lodato, Lily Tirinnanzi
Commedia, 90 min
Italia, 2014
Uscita giovedì 06 novembre 2014
Voto Popoff: 1,8/5