Le elezioni parlamentari disertate da metà degli elettori. Maggior parte dei partiti con miliardari nelle proprie liste. Vince lo schieramento pro Nato. Quello pro Russia resta forte.
di Franco Fracassi
Il primo si chiama Petro Poroshenko, il secondo Sergei Lyovochkin. Poi c’è anche un terzo (Igor Kolomoisky), un quarto (Rinat Akhmetov), un quinto (Yuriy Boiko), un sesto (Dmitry Firtash). Una lista più lunga di venti nomi. Tutte queste persone hanno in comune due cose: il fatto di essere miliardari e di essersi tutti candidati o del’aver presentato propri partiti alle ultime elezioni parlamentari tenutresi in Ucraina. Si potrebbe riassumere così: miliardari pro Occidente contro miliardari pro Russia. «Alla fine tutti questi oligarchi pensano solamente agli affari propri e delle proprie aziende», ha riassunto l’inviato della Bbc a Kiev.
Hanno vinto gli amici di Washington e Bruxelles. Ma metà del Paese non è andata a votare. In particolare la metà che avrebbe prevalentemente votato per i partiti russofoni. Quindi, l’oltre quindici per cento che ha votato per comunisti e amici dei ribelli del Donbass può far cantare vittoria anche gli amici di Mosca.
Poi ci sono i nazisti. In tanti in questi mesi si sono avvalsi dei loro favori e della loro inclinazione alla violenza. Kolomoisky ne è stato perfino il principale finanziatore e sponsor politico. Ma nessun miliardario si è presentato nelle loro liste, e così i tre partiti di estrema destra si sono dovuti accontentare (si fa per dire) del quindici per cento. Anche se solo il Partito radicale è entrato in parlamento. Svoboda e Pravy Sektor non ce l’hanno fatta (come non ce l’ha fatta per la prima volta nella storia dell’Ucraina il Partito comunista)
Per Poroshenko, detto «Willy Wonka» perché produce cioccolato, sarà più facile governare, visto che adesso avrà i due terzi del parlamento dalla sua parte. Però, è anche cosciente che il leader dell’opposizione (Lyovochkin e il suo Blocco di opposizione) ha dalla sua parte una quasi maggioranza silenziosa, desiderosa quanto prima a far cessare la guerra civile che imperversa da marzo nell’Est e nel Sud del Paese. Guerra alimentata da Poroshenko e dai suoi alleati nazisti.