Frutto di una rigorosa selezione da parte di una illustre giuria internazionale, Censored 2015 riporta le 25 notizie più importanti ma censurate dai mass media Usa
A cura di Marina Zenobio
E’ stato pubblicato negli Stati Uniti l’annuario Censored 2015, un volume di 500 pagine che riporta le 25 notizie più importanti a livello internazionale ma censurate dalla stampa nordamericana tra il 2013 e il 2014. Questa edizione, che è la 38ma, è stata curata dagli accademici Mickey Huff e Andy Lee Roth, rispettivamente docente di scienze sociali e storia all’università Diablo Valley College, e docente di sociologia alla Sonoma State University. La scelta delle notizie più censurate dell’anno è però frutto di una rigorosa selezione da parte di una giuria internazionale, di cui fanno parte nomi di spicco, tra questi quelli di Noam Chomsky, Howard Zinn e Oliver Stone.
Il Project Censored è nato nel 1976 e porta la firma di Carl Jensen, sociologo e docente presso la Sonoma State University della California, il primo a raccogliere informazioni importanti sul Watergate (caso di spionaggio politico che provocò la caduta del presidente Richard Nixon), ma che non trovarono spazio nei media americani. Nel 1996, andato in pensione Jensen, la direzione di Project Censored passò al suo collega Peter Phillips, per arrivare alla direzione attuale di Huff e Lee Roth. Proyect Censored fa parte della Media Freedom Foundation che patrocina il progetto di ricerca trasformato oggi anche in un programma accademico per studenti che seguono corsi di sociologia e giornalismo in diverse università statunitensi.
Ogni storia giornalistica è riportata in dettaglio e, oltre alle 25 notizie selezionate tra le più censurate in Usa, l’annuario approfondisce con capitoli aggiunti temi di attualità sui media mainstream. La sezione Analisi dei Media propone attualizzazioni annuali di ciò che Project Censured definisce Junk Food News (notizie spazzatura), Notizie Abuso e Déjà Vu della Censura. Nella sezione Emergenza per la Verità, accademici e giornalisti danno uno sguardo critico all’impero militar-industrial-mediaco di USA/NATO; e nella sezione International Project Censured si descrive la lotta per la democrazia nei mezzi di informazione a livello internazionale.
Nella presentazione di Censored 2015 (ed. Seven Stories, New York), gli autori hanno anticipato in sintesi una top ten delle notizie più censurate dai media Usa nell’anno accademico 2013-1014, di cui condividiamo la traduzione con le lettrici e i lettori di popoff.
La top ten delle notizie più censurate in USA
• Il rapido aumento dell’acidificazione degli oceani sta mettendo in pericolo la vita marina
• I governi che più beneficiano degli aiuti Usa praticano la tortura
• I media mainstream hanno ignorato la denuncia di WikiLeaks riguardo il TPP
• Le company che forniscono servizi Internet minacciano la Net Neutrality
• I banchieri restano a Wall Street nonostante i loro gravissimi crimini
• Lo “Stato profondo” di un Governo plutocratico
• L’FBI nascondeva piani di assassinare i leader di Occupy
• I grandi media ignorano la connessione tra eccessi climatici e riscaldamento globale
• Ipocrisia mediatica Usa nella copertura della crisi in Ucraina
• L’ OMS nasconde dossier su cancro e difetti alla nascita in Iraq
1.- Il rapido aumento dell’acidificazione degli oceani sta mettendo in pericolo la vita marina
E’ più che risaputo che l’uso dei combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale, libera diossido di carbonio (CO2) nell’aria. Meno si sa sul fatto che il 25% di questa anidride carbonica – oltre 9 miliardi di tonnellate l’anno – è assorbito dagli oceani. Sul Seattle Times, Craig Welch ha invitato “ad immaginare ogni abitante della terra che colpisce il mare con un pezzo di CO2 grande quanto una palla da bowling”. Come reso noto da Welch e da altri ricercatori, il CO2 sta modificando rapidamente la chimica degli oceani più che in altri tempi della storia umana, con conseguenze potenzialmente devastanti tanto per la vita marina quando per le popolazioni che dipendono dall’industria ittica mondiale come fonte vitale di proteine e di sostentamento.
2.- I governi che più beneficiano degli aiuti Usa praticano la tortura
Afghanistan, Egitto, Giordania, Israele, Iraq, Kenia, Nigeria, Pakistan, Tanzania e Uganda. Queste dieci nazioni, che nel corso del 2014 hanno ricevuto buona parte degli aiuti economici Usa, praticano la tortura e sono responsabili di gravissimi abusi contro i diritti umani: abusi sessuali, bambini detenuti, omicidi extragiudiziali. Lo riporta Daniel Wicham su Left Foot Forward. L’autore è arrivato a questa conclusione analizzando una combinazione di cifre sugli aiuti stranieri programmati dal Congresso per il 2013. Ha incrociato poi questi dati con quelli sulle torture divulgati indipendentemente da Amnesty International, Human Rights Watch ed altre organizzazioni di difesa dei diritti umani riconosciute a livello internazionale ma usate a piacimento dagli Usa come coadiuvanti della sua politica estera aggressiva e discriminatoria.
Per fare due esempi: secondo dati CRS Israele ha ricevuto oltre 3 miliardi di dollari in aiuti Usa per l’anno fiscale 2013-2014. Israele è stato criticato dallo stesso Public Defender’s Office per aver torturato bambini sospettati di reati minori; secondo Human Rights Watch, la polizia keniota, a Nairobi, tra il 2012 e il 2013 ha stuprato, torturato, o altrimenti abusato di oltre 1000 rifugiati. Il governo del Kenya ha ricevuto dagli Usa, per l’anno fiscale 2013-2014, un contributo di 564 milioni di dollari.
3.- I media mainstream hanno ignorato la denuncia di WikiLeaks riguardo il Trans-Pacific Partnership (TPP)
Il 13 novembre 2013, WikiLeaks pubblicò una parte dell’accordo commerciale conosciuto come accordo di cooperazione economica Trans-Pacific Partnership (TPP). In superficie, il trattato parla di facilitare gli scambi commerciali tra Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam. Tuttavia, ci sono diverse zone d’ombra su un accordo il cui negoziato è portato avanti in forma segreta (analogamente a quanto sta accadendo per il TTIP in Europa, ndt).
Tre le altre cose, l’accordo riguarda i diritti di proprietà intellettuale e la regolamentazione tra imprese e nazioni. Circa 150 deputati democratici hanno inviato una lettera a Obama per chiedergli di rallentare gli sforzi per una trattativa rapida e dare il tempo al Congresso di valutare un accordo che, per ora, ha visto solo la Casa Bianca.
Il TPP colpirà 800 milioni di persone e un terzo di tutto il commercio mondiale. Tuttavia solo 3 persone di ogni nazione coinvolta hanno accesso al documento completo. Coinvolti nella redazione e nei negoziati segreti del TPP ci sono 600 “consiglieri aziendali” in rappresentanza dei grandi interessi delle company petrolifere, delle multinazionali del farmaco e grandi corporazioni dell’intrattenimento.
Molti hanno criticato la segretezza che circonda il TPP, evidenziando le gravissime conseguenze dello stesso. Per quanto riguarda la parte dell’accordo tra company farmaceutiche e nazioni, secondo l’organizzazione internazionale Médecins Sans Frontières, “se le dannose disposizioni proposte dagli Stati Uniti nell’Accordo di partenariato trans-Pacifico non saranno rimosse prima della sua sottoscrizione, le conseguenze dello stesso in termini di vite umane saranno gravissime”.
4.- Le company che forniscono servizi Internet minacciano la Net Neutrality
Mentre l’annuario Censored 2015 era in stampa, la Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) ha reso pubblica la sua proposta di nuove regole per il traffico Internet. In base alle nuove regole proposte dalla FCC, colossi aziendali che forniscono accesso alla rete, come Comcast e Verizon, potrebbero far pagare alle imprese l’utilizzo del servizio a banda larga, eventualità che, secondo l’Electronic Frontier Foundation e altri sostenitori della libertà digitale, creerebbe ostacoli finanziari alla libertà di parola e incoraggerebbe la censura, mettendo così in discussione la “neutralità della rete”, principio giuridico riferito alla non discriminazione, in base ai contenuti, di reti residenziali a banda larga che forniscono accesso a Internet, servizi telefonici e trasmissioni televisive.
Project Censored riporta che grandi network come New York Times e Forbes, si sono limitati a mettere in evidenza gli aspetti commerciali del caso, censurando o sfiorando appena particolari vitali che interessano il pubblico, gli utenti e il futuro di Internet.
C’è stato sì l’episodio di John Oliver, conduttore di un programma comico su HBO, che ha dedicato tredici minuti di una sua puntata all’importanza di fermare le nuove regole di Fcc, provocando un mailbombing sulla Commissione da parte di utenti a difesa di un Internet più aperto. Ma come Project Censored fa notare, la copertura dei media di massa è però arrivato solo dopo la proposta di cambiamento delle regole da parte di FCC, dando agli attivisti poco tempo per raddrizzare i torti. Si tratta di una distinzione sottile ma importante.
5.- Banchieri che restano a Wall Street nonostante i loro gravissimi crimini
Una storia che ha attraversato un decennio è arrivata al suo tragico finale ma per niente sorprendente. Dominick Carollo, Steven Goldberg e Peter Grimm, ex banchieri della General Electric, nel 2012 sono stati condannati per aste fraudolente di obbligazioni municipali, essenzialmente per furto di fondi di progetti destinati a costruire scuole pubbliche, ospedali, biblioteche e case per anziani praticamente in ogni stato degli Stati Uniti. Tuttavia, nel novembre del 2013, tali accuse sono state modificate a causa di un cavillo: i procuratori federali avevano preso così tanto tempo per costruire il caso che hanno lasciato scadere i termini di legge. Uno degli avvocati della difesa hanno fatto notare che i tre uomini sono stati scarcerati giusto in tempo per la cena del Ringraziamento. E i mondo continua a continua a girare, Wall Street compresa.
6.- Lo “Stato profondo” di un Governo plutocratico
Non è un segreto che i cittadini stanno condannando il governo degli Stati Uniti per la sua mancanza di trasparenza, di responsabilità e di una rappresentazione costitutiva onesta. Ma sui media di massa certi contributi non trovano spazio.
In un saggio per Moyers&Company, pubblicato su Billmoyers.com, Mike Lofgren, membro dello staff del Congresso per 28 anni, esperto in sicurezza nazionale, ha descritto come funziona lo “stato profondo” che orchestra agende private controllate in forma antidemocratica, mentre i media corporativi distraggono l’attenzione del pubblico concentrandosi sulla politica dei partiti tradizionali di Washington. “Lo stato profondo – scrive Lofgren – è la grande storia del nostro tempo. E’ il filo rosso che collega tra loro la guerra al terrorismo, la finanziarizzazione e la deindustrializzazione dell’economia americana, la nascita di una struttura sociale plutocratica e la disfunzione politica”. E poi aggiunge che pur non essendo lo stato profondo “né onnisciente né invincibile” è “implacabilmente ben trincerato” in “associazione ibrida tra elementi del governo e cupole di alto livello della finanza e dell’industria, con capacità di governare a prescindere dal consenso dei governati”.
7.- L’FBI nascondeva piano per assassinare i leader di Occupy mentre
A livello nazionale, i vari tutori della legge Usa hanno, portato avanti un lavoro comune e sotterraneo per controllare e reprimere il movimento Occupy Wall Street. Un’altra storia che sulla stampa mainstream non ha trovato copertura.
Nell’ottobre del 2011, mentre il movimento Occupy arrivava a Houston, i manifestati furono oggetto della vigilanza locale e federale, con infiltrazioni di agenti la cui missione era provocare attacchi alla polizia. Mesi dopo, un documento del dicembre 2012 fuoriuscito dall’ufficio FBI di Houston e reso noto da Dave Lindorff, mostrava che l’agenzia era a conoscenza di un programma per assassinare i leader del movimento Occupy e non fece assolutamente nulla.
Il documento è stato declassato legalmente a Washington su richiesta del Partnership for Civil Justice Fund, che ne ha preteso copia invocando il Freedom of Information Act, la Legge per la libertà di informazione. La copia è stata rilasciata ma con numerosi omissis, soprattutto di nomi. Qualcosa però si legge: “[omissis] doveva organizzare nel mese di ottobre attacchi di franchi tiratori contro i manifestanti a Houston e in Texas, se ritenuto necessario. [omissis] aveva ricevuto dall’intelligence indicazioni che i manifestanti di New York e Seattle, stavano pianificando proteste a Houston, Dallas, San Antonio e Austin in Texas. [omissis] prevede di raccogliere informazioni contro i leader dei gruppi di protesta e fotografie e, successivamente, organizzare un piano per uccidere i leader, tramite colpi di franchi tiratori”.
Nel giugno del 2013, Lindorff ha riportato che l’FBI conosceva l’identità di coloro che avevano pianificato gli attacchi utilizzando cecchini, ma non ha voluto declassare alcun nome. Paul Bresson, capo ufficio stampa dell’FBI allora ha spiegato: “ I documenti rilasciati sono stati redatti in vari luoghi nel rispetto del Free of Information Act e delle leggi sulla privacy che regolano la divulgazione delle stesse informazioni. Per tanto non sono in grado di contribuire a colmare gli spazi vuoti… SE l’FBI fosse stata al corrente di informazioni credibili su piani specifici che comprendevano l’omicidio, la polizia avrebbe risposto con azioni appropriate”.
8.- I grandi media ignorano la connessione tra eccessi climatici e riscaldamento globale
Gli eccessi climatici diventano sempre più comuni e ricevono una parte giusta nella copertura informativa. Al contempo, però, queste informazioni mancano nell’offrire qualsiasi riferimento alla connessione tra il cambio del clima e gli eventi catastrofici causati dal mal tempo.
Peter Hart su Extra! ha riportato che le notizie notturne coprono gli eventi estremi di mal tempo, considerati insoliti e di interesse generali. Generalmente però si omettono spiegazioni sul cambio del clima come subcausa. Uno studio dell’osservatorio mediatico Fairness and Accuracy in Reporting (Fair) ha notato che nel 2013 gli eventi estremi di mal tempo hanno trovato spazio in 450 segmenti di notizie, di queste solo 16 menzionavano il cambio climatico. In quanto a notiziari di grido, Evening News della Cbs ha utilizzato espressioni come “riscaldamento globale” e “gas a effetto serra” solo in 2 delle 114 informative su eventi meteorologici estremi.
9.- Ipocrisia mediatica Usa nella copertura della crisi in Ucraina
L’occupazione russa in Crimea condusse i grandi media corporativi e funzionari governativi a chiedere una risposta severa da parte degli Stati Uniti. Il segretario di Stato John Kerry definì l’intervento russo come “atto del XIX secolo nel XXI secolo”. Secondo Robert Parry, di Consortium News, i critici della Russia negli Stati Uniti sembravano dimenticare la storia del proprio paese e il contributo al rovesciamento di governi democratici, compresa l’illegale invasione dell’Iraq appoggiata da Kerry. I media corporativi tanto meno possono riconoscere che Putin ordinò l’occupazione di Kiev dopo un golpe condotto, almeno in parte, da neo-nazisti, in condizioni discutibili meno criminali che l’invasione degli Usa in Iraq, che Washington legittimò con accuse false.
Per Project Censored la battaglia degli Stati Uniti con la Russia per l’indipendenza dell’Ucraina è in realtà un “battibecco” di natura energetica. I mass media definiscono il presidente russo Vladimir Putin un “tiranno”, senza però offrire analisi complesse sugli interessi socio-economici del suo paese. E, come spesso fanno i media, hanno trasformato il conflitto in un culto della personalità, arrivando a parlare di Putin a dorso nudo a cavallo, della sua destrezza nel cavalcare, ma mancando assolutamente di un minimo di analisi politica.
Nafeez Ahmed, in un articolo sul quotidiano inglese The Guardian, riporta un recente rapporto del Dipartimento di Stato che recita: “La posizione strategica dell’Ucraina per il passaggio del petrolio russo nella regione euroasiatica, e la sua disposizione sotterranea per lo stoccaggio del gas, evidenziano la sua importanza economica per gli Stati Uniti e i suoi alleati”.
10.- L’ OMS nasconde dossier su cancro e malformazioni alla nascita in Iraq
In contraddizione con il suo mandato, l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a sopprimere prove venute alla luce in Iraq sugli effetti dell’uso militare statunitense di uranio impoverito e di altre armi che non solo uccisero molto civili ma hanno causato una epidemia di malformazioni alla nascita ed altri gravi problemi di salute pubblica. Nel rifiutarsi a diffondere queste informazioni, originariamente destinate al grosso pubblico, l’OMS nasconde la responsabilità del governo degli Stati Uniti e, contemporaneamente, ne protegge efficacemente le forze militari che di tale catastrofe sono responsabili.
Una informativa del Ministero della salute iracheno e dell’OMS, che riporta numerosi casi di cancro e di malformazioni alla nascita, doveva arrivare all’opinione pubblica nel novembre del 2012, ma i funzionari hanno rinviato a data da definire la diffusione dell’informativa. Alla data di oggi (13 settembre 2014), Denis Halliday ha scritto, sul Global Research, che il dossier dell’OMS resta “classificato”, cioè secretato. L’OMS ha giustificato il ritardo perché l’analisi ha bisogno di una valutazione da parte di “una equipe scientifica indipendente”.
L’articolo di Halliday ha comparato il caso iracheno con l’eredità di problemi alla salute derivati dall’uso dell’Agente Orange da parte delle truppe Usa in Vietnam. Intanto la realtà è che “L’Iraq è stato avvelenato” ha scritto la dottoressa Mozhgan Savabieasfahani su ZNet.