Occupazioni delle scuole e manifestazioni. Al centro della protesta studentesca a Rieti l’edilizia scolastica, le gite annuali e i casi di mala amministrazione.
Quella che è conosciuta come una delle città più sonnolente d’Italia si sta ribellando. Anzi, per la precisione sono gli studenti di Rieti a essere scesi sul piede di guerra. Da giorni la città laziale è scossa da occupazioni delle scuole superiori e da manifestazioni. Una protesta nata al di fuori della politica, anche se ha ricevuto l’appoggio della federazione reatina del Fronte della Gioventù Comunista.
Le rivendicazioni si sono concentrate «attorno alle questioni dell’edilizia scolastica, del contributo volontario e dello strapotere dei dirigenti scolastici; che stanno logorando sempre più la scuola pubblica italiana. Nel caso particolare delle scuole di Rieti», recita un comunicato dei giovani comunisti. «Segnaliamo, la carenza di investimenti nell’edilizia scolastica da parte della Provincia, perfettamente in linea con la politica dei tagli del governo Renzi. La poca trasparenza del contributo studentesco, che viene gestito in maniera tale da limitare la possibilità di accesso a tutte le attività scolastiche, come accaduto al liceo scientifico “Jucci”, dove la dirigenza ha accorpato l’assicurazione per la gita scolastica al contributo volontario, rendendolo di fatto obbligatorio per chiunque volesse partecipare alla gita. Il caso Nobili al liceo classico “Varrone”, una manifestazione lampante di mala amministrazione e assenteismo della dirigenza che, grazie all’autonomia ricevuta dalle recenti riforme scolastiche, può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo senza tener conto delle numerose richieste d’ascolto degli studenti».