Il documentario diretto da Nicola Campiotti e sostenuto dal Comitato italiano per l’UNICEF è al cinema. Su Popoff la recensione
di Giorgia Pietropaoli
Il trailer del film Sarà un Paese
«Un Paese che rispetta i diritti dei suoi bambini si apre al futuro». E l’Italia è un Paese che più chiuso di così non si può se si pensa a quel 13,8% di bambini (più di un milione e quattrocento) che vive in povertà assoluta. Se poi guardiamo agli investimenti per l’infanzia e per la famiglia (che rappresentano appena il 4,8% della spesa sociale) beh… forse il futuro ce lo possiamo proprio scordare. Non è roba per noi. Eppure… eppure.
Eppure il viaggio di un bambino sulle orme di Cadmo, eroe fenicio che, secondo la mitologia, introdusse in Grecia l’alfabeto, e alla scoperta di un «Paese stanco ma ancora vivo» può offrirci uno sguardo nuovo, una prospettiva diversa sui nostri problemi. Una prospettiva incantata, forse a tratti ingenua ma così poetica e piena di speranza che solo un bambino può riuscire a trasmetterla totalmente e senza filtri.
Nicola Campiotti dirige così Elia in Sarà un Paese, guidandolo alla scoperta dei problemi che affliggono la nostra società.
«Se n’è andato per aver respirato». L’inquinamento ambientale, le morti sul lavoro, l’incontro tra culture diverse, la disoccupazione giovanile, il precariato, i beni comuni, il buono e il cattivo governo, il senso del limite: sono tappe in cui Elia si ritrova ad apprendere qualcosa di nuovo, come se fossero lettere (ancora sconosciute) dell’alfabeto. Sono temi la cui complessità un bambino stenta a comprendere, soprattutto se confrontati con il testo di una Costituzione che promette e dovrebbe garantire altro. E allora come si fa a raccontare a un bambino tutto ciò? Attraverso il mito, attraverso la fiaba. Attraverso le persone che sono protagoniste involontarie di storie che sarebbe meglio dimenticare.
«Poi siamo andati a vedere delle cose belle». I comuni virtuosi, il coraggio di ribellarsi alle mafie, la conoscenza e l’arte. Diventano tutti esempi concreti che dimostrano quanto sia possibile trasformare la “collera” in “creatività” per provare a cambiare quello che non ci piace, per decidere noi quel che sarà del nostro Paese.
«Una nazione colta è il peggior nemico di un governo corrotto». La lezione di Campiotti è tenera, indulgente ma piena di ammonizione perché «ci stiamo divorando il Paese» ed è necessario riscoprire quei valori che sembrano andati perduti, da qualche parte, in un tempo imprecisato. Occorre fare un viaggio, come Cadmo e come Elia, fisico e metaforico per comprendere appieno la direzione che vogliamo prendere e quella che dobbiamo abbandonare. «Il treno per i laureati in lettere partirà con tre ore di ritardo», e il sussurro di un bambino («Non partite…!») riesce a sembrare un grido, una richiesta urgente di aiuto che non si può ignorare.
Campiotti non è mai didascalico o scolastico. Per tutta la durata del suo piccolo ma grande film conserva quell’aura di fantasia e onirismo che serve a narrare eventi tanto drammatici quanto reali. Senza mettere da parte il ruolo dei governanti di turno. «L’anima di un luogo cambia e muta per come vien governata, per come vien tenuta».
Alla fine del viaggio non rimane che rimboccarsi le maniche perché le cose, per poter cambiare, hanno bisogno del lavoro, dell’impegno e della costanza di tutti.
D’altronde, cos’era l’alfabeto se non un dono dato a Cadmo quando aveva «saputo ascoltare le voci del mondo»?
Se l’ha capito un bambino possiamo ben capirlo anche noi.
Altrimenti, siamo già fottuti.
SARA’ UN PAESE
Regia di Nicola Campiotti
Con Elia Saman, Raffaele Guarna, Matilde Gardini, Graziella Marota, Anok Deb
Documentario, 77 min
USA, 2014
Uscita giovedì 20 novembre 2014
Voto Popoff: 3,5/5
da vedere se: volete scoprire come può apparire l’Italia agli occhi di un bambino
da non vedere se: i tempi di un documentario a metà tra realtà e finzione non vi appassionano
Bravi.