«I turchi cooperavano con noi, erano nostri amici». «All’interno della base Nato erano tutti così gentili con noi». Ex fondamentalista conferma l’inconfessabile.
di Franco Fracassi
«Il nostro comandante all’interno dell’Isis ci disse di non preoccuparsi quando si attraversava il confine con la Siria, perché i turchi cooperavano con noi, erano nostri amici. “Nulla ci accadrà fino all’arrivo ad Aleppo”, aggiunse il comandante». Un ex militante dell’Isis, nome di battaglia Sherko Omer, ha spiegato al settimanale statunitense “Newsweek” quanto stretti siano i legami tra la Turchia (membro cardine della Nato) e i fondamentalisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che della Nato formalmente sono nemici mortali.
Tra gli altri incarichi, Omer conduceva enormi Tir carichi di armi e aiuti di vario genere dalle basi Nato in Turchia alla linea del fronte anti Assad, in Siria. «A volte attraversavamo aree controllate dai curdi. Mai avuto un problema. Anche perché prima che passasse il convoglio battaglioni dell’esercito turco bonificavano la strada, attaccando, se necessario, le postazioni dei turchi siriani, amici di quelli turchi». La Turchia (e gli Usa) è alleata dei curdi iracheni e al tempo stesso nemica dei curdi turchi. I curdi siriani sono un po’ nemici, un po’ amici. Dipende dalle situazioni.
«La prima volta che entrai in una base Nato non credevo ai miei occhi. Erano tutti così gentili con noi. In particolare lo erano i soldati turchi. Questi ultimi, poi, ci hanno dato una mano decisiva nel massacrare i curdi che difendevano Rojava», una città che si trova nel nord-est della Siria.
Ancora Omar: «I curdi erano nemici di entrambi, dell’Isis e dei turchi. Li massacravamo. Eccome se li massacravamo. È anche per questo che non faccio più parte dell’Isis. Non ne potevo più di assistere alle mattanze dei curdi. La distruzione dei curdi turchi e siriani è uno dei principali obiettivi sia dell’Isis, sia della Turchia».
«Come sono entrato nell’Isis? Sono figlio di un uomo d’affari di successo nel Curdistan iracheno. Mio padre mi ha incoraggiato ad andare a combattere con la resistenza siriana. E così, mi sono arruolato nell’Esercito di liberazione siriano. Volevo combattere Bashar al Assad. Invece mi sono ritrovato risucchiato all’interno dell’Isis, impossibilitato ad andarmene. Come prima cosa mi è stato dato un lavoro come tecnico delle comunicazioni dal centro di comando Isis di Raqqa. Anche laggiù era un viavai di ufficiali turchi. Perfino la lingua più parlata non era l’arabo, bensì il turco. In seguito sono stato spostato prima alla guida di un camion e poi in un battaglione che combatteva nel nord-est del Paese, vicino al confine iracheno», ha concluso l’ex membro dell’Isis Sherko Omer.