Proteste degli operai a Pontedera, blitz al ministero del Lavoro e occupazione della sede Pd a Pisa. Camusso, dopo lo sciopero convocato a babbo morto, pensa a un ricorso europeo
di Checchino Antonini
Centinaia di operai della Piaggio di Pontedera (Pisa) hanno manifestato oggi in piazza contro l’approvazione del Jobs Act e il corteo ha raggiunto anche i binari ferroviari nei pressi della stazione e dell’ospedale bloccando per alcuni minuti la circolazione dei treni. Alla protesta hanno aderito gli iscritti alla Fiom Cgil e alla Uilm Uil. Dopo un breve corteo per le vie della città della Vespa, infatti, gli operai hanno raggiunto la ferrovia e hanno inscenato un improvviso sit in. La manifestazione si è poi conclusa senza disordini.
Erano le 16.30 quando, a Pisa, è stata occupata la sede del Pd di via Fratti da una cinquantina di lavoratori, precari e studenti. Poco prima, a Roma, Da lì, un comunicato spiega che il gesto clamoroso è stato compiuto per contestare il jobs act approvato ieri dalla Camera con un giorno d’anticipo rispetto alla tabella di marcia dei lavori parlamentari. Il Pd pisano, tra l’altro, è il partito del sindaco Filippeschi, uno dallo sgombero facile.
Gli occupanti ricordano l’emorragia di iscritti, 400mila su mezzo milione, dal 2013 e rivendicano l’internità alle contestazioni che seguono ormai il premier in ogni suo spostamento. «Renzi e i suoi pretori non sono benvenuti nelle nostre città, sono corpi estranei che cercano di venire a predicare il dogma della precarietà e del lavoro gratuito in territori abitati da soggetti che, collettivamente, li rifiutano».
L’emendamento governativo, «che nulla risolve rispetto all’eliminazione dello Statuto dei lavoratori», non convince gli occupanti che vi leggono solo una mossa per «pacificare una parte del Pd, comprimendo al minimo l’opposizione della minoranza. La logica rimane la stessa: eliminare l’articolo 18 senza estendere, a mezzo di risorse adeguate, gli ammortizzatori sociali. Una truffa ai danni di tutti, precari e lavoratori stabili».
L’azione è anche in diretta continuità con lo sciopero sociale del 14 novembre: Oggi riempiamo di contenuti lo spazio vuoto che viene ormai solo incorniciato dalla retorica renziana, portiamo la reale opposizione sociale al piano delle riforme di questo governo della precarietà e del suo ministro del Lavoro Poletti dentro i luoghi stessi in cui questi processi si producono e sviluppano le proprie vuote dinamiche contrappositive, che niente hanno a che fare con la forza propulsiva dei movimenti nel Paese che sta fuori. Come è già accaduto stamattina a Roma, dove precarie e precari hanno invaso il Ministero del Lavoro al grido di “Non in mio nome!”, anche a Pisa oggi gli strikers continuano a parlare, a partire proprio dai luoghi simbolo delle contraddizioni del jobs act».
Stizzita la reazione del sindaco Filippeschi che bolla come squadrismo il gesto simbolico e non violento ma le cui ordinanze securitarie in città hanno avuto il sostegno attivo di gruppi di estrema destra eredi di quello squadrismo invocato a casaccio e senza memoria storica. Ricordano i Cobas che lo stesso “nervosismo”, il primo cittadino lo esercita contro le rappresentanze sindacali dei lavoratori comunali: “Tanto i sindacati quanto gli strikers che hanno occupato simbolicamente la sede del pd non hanno usato violenza alcuna, hanno bussato o suonato il campanello e cortesemente si sono accomodati per leggere alla stampa locale (quella libera di accorrere ove ci sia notizia da commentare e narrare, non quella testata che i cittadini pagano con le loro tasse perchè il sindaco ne faccia un uso solo pubblicitario per sè e per la sua Giunta) le ragioni di una protesta che ricordiamo è contro il jobs act. la cancellazione dello statuto dei lavoratori e i tagli della legge di stabilità Nella giornata in cui la Corte di Giustizia europea condanna l’Italia per l’uso spasmodico e reiterato dei contratti a tempo determinato il Sindaco benedice il jobs act che precarizza senza ritorno il lavoro. Nessuna intimidazione , nessuna violenza. nessuna scritta ed effrazione è avvenuta, Filippeschi sta solo cercando di occultare una realtà cittadina che vede la sua Giunta vacillare per lo scandalo stallette e il mancato controllo di qualche dirigente comunale sui lavori di edilizia pubblica, vacillare per avere fatto un colossale buco con la mancata vendita della sesta porta all’istituto di vulcanologia senza dimenticare i costi a carico della cittadinanza per la inutile opera del people mover. E visto che Filippeschi ricorda la Costituzione , vorremmo menzionare l’articolo 1 che pare essere ignoto al sindaco del Pd: l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, sul lavoro appunto non sulla precarietà e sulle grandi opere che devastano l’ambiente e saccheggiano a fini privati le ricchezze dei cittadini.
A Roma, nel blitz di studenti e precari al ministero del Lavoro c’era un centinaio di persone. I manifestanti sono stati bloccati dalle forze di polizia e respinti nel cortile. Durante il blitz un dipendente del ministero avrebbe accusato un malore ed è stato accompagnato in ospedale per accertamenti. Dal ministero spiegano che non c’è stata alcuna occupazione, che il gruppo di «40-50 giovani» è stato subito bloccato nell’androne della sede di Via Veneto ed una delegazione è stata quindi ricevuta da alcuni dirigenti.
L’opposizione al Jobs Act va avanti ora e andrà avanti durante il voto finale al Senato, e nel periodo di definizione dei decreti attuativi.
Sul fronte confederale si registrano dichiarazioni di Landini e Camusso.
«Dobbiamo continuare con questa mobilitazione che non ha precedenti per dare senso che questo governo su questi provvedimenti non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano, dei giovani e dei precari». dice, da Roma, il segretario generale Fiom Maurizio Landini parlando del Jobs Act mentre entra al Mise per il tavolo su Ast. «La battaglia – ha continuato – non è assolutamente conclusa dobbiamo continuare anche dopo lo sciopero generale, proposte Fiom e Cgil hanno consenso che non si vedeva da anni». «Mi sembra – ha spiegato Landini – che il governo cominci ad avere problemi sul piano del consenso, un governo che tra l’altro non è mai stato eletto». A una domanda se i 33 parlamentari Pd che non hanno votato il Jobs Act siano un riferimento Landini ha risposto «il nostro riferimento sono i lavoratori, i giovani e i precari ma quello che è successo ieri è importante in vista dello sciopero generale del 12 dicembre», ha concluso Landini.
Dopo aver spostato lo sciopero a babbo morto, il 12 dicembre, Susanna Camusso ha avanzato l’idea di un ricorso europeo contro il jobs act. «La lettura degli articoli 30 e 31 della Carta di Nizza dice che è possibile, ci penseremo, ci proveremo. Abbiamo bisogno di capire come vengono scritti i decreti delegati, se si decidono nel chiuso delle stanze o se si apre un confronto. Ci sono ancora cose da valutare».
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