L’annuncio del popolare fumettista romano al ritorno dalla missione della Staffetta Romana per Kobane. Il Rojava ha folgorato tutti gli amanti della libertà
di Checchino Antonini
“Per qualche settimana ancora non aggiorno il blog”, annuncia ZeroCalcare dalla home del sito in cui pubblica le sue popolarissime strisce. “Perché sono appena tornato dal confine turco-siriano insieme alla Staffetta Romana per Kobane, la cittadina curda assediata dall’Isis, che resiste da 70 giorni”. Ne uscirà fuori un reportage a fumetti, una “storiona – come la chiama il fumettista romano – che mi sta occupando testa e cuore”.
Tempi previsti, un po’ prima di Natale.
Nel mezzo del conflitto siriano, nelle tre principali aree curde del nord della Siria, uno straordinario esperimento di democrazia “ha folgorato tutti gli amanti della libertà”: donne e uomini che cooperano dal basso per una democrazia radicale, egualitaria, laica e anticapitalista. Così si legge nei resoconti della Staffetta. Dopo aver espulso gli emissari di Assad, e nonostante l’inimicizia di gran parte dei vicini, la Rojava non solo sta mantenendo la sua indipendenza, “ma sta portando avanti la sua rivoluzione segreta. I corpi titolari del potere decisionale sono le assemblee popolari, in ogni governatorato le cariche vengono assegnate con il rispetto tanto delle diverse etnie quanto dei generi, ci sono consigli dei giovani e delle donne. Proprio le donne, unite nelle brigate delle YPG, stanno guidando l’eroica resistenza di Kobane contro l’avanzata dello Stato Islamico. Al califfo Al-Baghdadi non deve andare giù che a fermare il suo esercito siano proprio le donne che lui vorrebbe vendere come merci nei mercati di Raqqa. Non deve andar giù nemmeno che una “città ribelle”, con un esercito popolare e male armato, stia resistendo da oramai due mesi, quando grandi città come Raqqa e Mosul sono cadute in meno di 24 ore”.
La Rojava, di cui Popoff s’è occupato con un’intervista a Yilmaz Orkan, è un esperimento pericoloso perché potenzialmente universale. Gli attivisti della Staffetta osservano il “confederalismo democratico” (federalismo bottom-up, la possibilità dei commons di organizzarsi dal basso) in base al quale il PKK ha superato l’idea di Stato-nazione kurdo indipendente. “Inspirato dall’utopia insita nell’ecologismo sociale, in Rojava sono sorte comunità auto-governate basate sui principi della democrazia diretta e capaci di mettere in comune anche al di là dei confini dello Stato-nazione. Nella visione di Ocalan, il movimento curdo potrà diventare un modello per un movimento mondiale verso la democrazia diretta, la cooperazione economica e la dissoluzione delle burocrazie statali”.
Tra gli obiettivi della staffetta quello di comprendere come viene autogestito l’arrivo di migliaia di profughi in assenza della cooperazione internazionale. Più in generale: “andiamo immaginando un nuovo movimento no war e lo vogliamo fare insieme alle tante delegazioni di cui si compone la staffetta. Partiamo per rompere l’isolamento in cui il PKK è stretto da anni, per costringere le istituzioni europee a togliere il Partito dei lavoratori curdi dalle liste del terrorismo internazionale e ottenere il riconoscimento politico dei Cantoni della Rojava”.