La Casa Bianca ha già pronto il piano di rilancio della guerra in Afghanistan. Il capo del Pentagono si era opposto. Per questo Hagel è stato allontanato.
di Franco Fracassi
Barak Obama lo ha ringraziato e poi ha fatto trapelare ai media incompresioni riguardanti la strategia con cui combattere l’Isis. Le vere ragioni che hanno portato alla cacciata del ministro della Difesa Usa sembra, invece, che stiano altrove. Il “New York Times” ha scritto che «gli Stati Uniti nel 2015 allargheranno la loro misisone in Afghanistan». Aggiungendo: «Le nostre truppe prenderanno direttamente parte ai combattimenti con i talebani, protetti dalla nostra aviazione, ovviamente». Poi c’è il “New Republican”, che parla di escalation della guerra in Afghanistan, «a cui Hagel si opponeva con fermezza». «L’Amministrazione Obama ha bisogno di un nuovo vigoroso impegno militare da qualche parte del pianeta. Ne ha bisogno il Partito democratico, se vuole che un suo uomo resti alla Casa Bianca. L’Afghanistan è un luogo perfetto, anche perché la logistica per la guerra è già pronta in loco ed è un Paese sufficientemente arduo da scoraggiare i reporter troppo curiosi. E poi ci sono i piani di guerra già pronti. Diciamo che il repubblicano Hagel rischiava di rompergli le uova nel paniere. Ecco perché è stato cacciato», ha spiegato a Popoff l’ex funzionario della Cia John Trento.
Se così fosse, per l’Amministrazione Obama significherebbe una retromarcia molto vistosa, visto che una delle missioni del secondo mandato Obama sarebbe dovuto essere il ritiro totale dall’Afghanistan, con tanto di annuncio fatto dal presidente in persona dal Giardino delle Rose della Casa Bianca.
Il repubblicano Chuck Hagel era stato fatto entrare nel governo democratico proprio per aiutare a gestire il ritiro dall’Afghanistan e per ridurre il budget del ministero della Difesa. «I prossimi due anni richiederanno una messa a fuoco molto diversa da parte del Pentagono. Non solo non ci sarà alcun ritiro da Kabul, ma verranno investiti valanghe di soldi in nuovi armamenti e nuove imprese militari», ha rivelato un funzionario del ministero (rimasto anonimo) al “New York Times”.
Posizione questa, appoggiata con forza dai vertici militari e, con altrettanta forza, osteggiata da Hagel e dai suoi collaboratori civili.
Ma i problemi per la nuova politica estera di Obama non cesseranno con la cacciata di Hagel. Il nuovo piano bellico sull’Afghanistan dovrà essere sottoposto al Congresso controllato dai repubblicani. Oltre al fatto che la Casa Bianca dovrà farsi approvare il finanziamento per la nuova campagna irachena, visto che negli ultimi tre mesi in Iraq il numero dei soldati statunitensi è più che raddoppiato.