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Media Usa difendono Casa Bianca da accuse di legami con l’Isis

Il senatore Usa ammette di aver frequentato l’Isis e pubblica foto che li ritraggono insieme. Obama in difficoltà. Come per l’11 settembre, corre in suo aiuto il “New York Times”.

di Franco Fracassi

Il senatore Usa John McCain, considerato uomo ombra della politica estera statunitense.
Il senatore Usa John McCain, considerato uomo ombra della politica estera statunitense.

Ha scritto il “New York Times”: «Il senatore John McCain è stato uno dei primi politici a suggerire di agire militarmente contro l’Isis. Quindi, le accuse che alcuni siti internet muovono contro di lui, accusandolo di essere amico dello Stato islamico e perfino di aver incontrato Abu Bakr al Baghdadi non sono altro che infamie senza prove. Perfino la foto che gira sul web, che dimostrerebbe l’incontro è spazzatura. È vero, McCain è stato nel nord della Siria, ma ha incontrato combattenti dell’Esercito libero siriano che fieramente sta oggi combattendo contro l’Isis». La notizia (che anche Popoff ha dato) che inchioda l’Amministrazione Obama alle sue responsabilità nei confronti dell’Isis e che rende ridicola la guerra in corso, deve aver centrato il segno se si è mosso a difesa della Casa Bianca uno dei più autorevoli quotidiani statunitensi. Quello che, però, Rick Gladstone omette di enunciare sono le prove a supporto della sua tesi, oltre al fatto che McCain ha incontrato (per sua stessa ammissione) dirigenti dell’Isis e che il senatore è stato sempre contrario a bombardare i miliziani dell’Esercito islamico dell’Iraq e del Levante e, infine, che la collaborazione tra gli Stati Uniti e l’Isis è tuttora in corso.

Ma andiamo per ordine. Il senatore McCain negli ultimi mesi è stato intervistato per due volte sull’argomento Siria e sull’Isis. Entrambe le volte prima che venissero decapitati cittadini statunitensi. Da allora è sparito dalla tv.

La prima intervista è andata in onda su “FoxNews” (a opera di Greta Van Susteren) in cui afferma: «Hillary Clinton ha già descritto un incontro alla Casa Bianca due anni fa. Ogni membro della squadra di sicurezza nazionale ha raccomandato di armare l’Emirato islamico».


L’intervista con Greta Van Susteren.

Nella seconda, sempre su “FoxNews”, il senatore ha dialogato con Sean Hannity. Hannity: «Mi proccupo anche del rapporto sui ribelli siriani e il cessate il fuoco con l’Isis…». McCain: «È Falso! È Falso! È falso. Me ne frego dei rapporti. Conosco questa gente di persona. Parlo con loro in continuazione. Se dobbiamo imbarcarci in un conflitto del tipo che lei sta prospettando ho paura che sarà un nuovo Vietnam, un’escalation che ha portato a una delle peggiori sconfitte della storia degli Stati Uniti». Hannity: «Che cosa pensa di Ron Paul, che sostiene sia un errore armarli? Che dice che la maggior parte delle armi che noi forniamo ai ribeli moderati finiscono nelle mani dell’Isis, perché l’Isis si impossessa delle armi. Noi stiamo finendo per armare i terroristi». «Ron Paul è mai andato in Siria? Ha mai incontrato l’Isis? Conosce queste persone? Noi stiamo per scatenare un conflitto che si basa su falsità. Ron Paul dice anche che noi non abbiamo niente a che vedere con il Medio Oriente. Non voglio litigare con lui. Ma è falso. Conosco queste persone. Sono in contatto continuo con loro».


L’intervista con Sean Hannity.

Ma veniamo alla foto. È stata scattata il 27 maggio 2013 a Idleb, nel nord della Siria. Ritrae Mohammad Nour, Salem Idriss, Abu Mosa, John McCain e Ibrahim al Badri. Il primo è il portavoce del Fronte al Nusra (Al Qaida in Siria). Il secondo è il capo dell’Esercito siriano libero (responsabile in Siria di raccapriccianti massacri). Il terzo è il portavoce dell’Isil, il quarto è John McCain. L’ultimo è noto anche come Abu Du’a, figura nella lista dei cinque terroristi più ricercati dagli Stati Uniti (dieci milioni di dollari di ricompensa) e come nome di battaglia ha preso quello di Abu Bakr al Baghdadi, il capo dell’Esercito islamico dell’Iraq e del Levante (Isis).

La foto è vera. È stata resa pubblica dallo stesso McCain e confermata in tutti i suoi particolari dal direttore della comunicazione del suo staff Brian Rogers. All’epoca, un anno e mezzo fa, l’Isis era un’organizzazione sconosciuta e faceva parte del grande fronte di opposizione al presidente siriano Bashar al Assad, fieramente avversato dal senatore e dal governo Usa.

Popoff ha rivelato l’esistenza di documenti (resi pubblici dall’ex agente della National Security Agency Edward Snowden) che dimostrano come siano state la Cia e il Mossad ad addestrare e ad armare l’Isil. Un’operazione segreta nome in codice “Nido dei calabroni”. «L’unica soluzione per proteggere lo Stato ebraico è quella di creare un nemico alle sue frontiere, ma indirizzarlo contro gli Stati islamici che si oppongono alla sua presenza», si legge su un documento della Cia. Al Bagdadi è stato prigioniero a Guantanamo tra il 2004 e il 2009. In quel periodo Cia e Mossad lo avrebbero reclutato per fondare un gruppo capace di attrarre jihadisti di vari Paesi in un unico luogo. E tenerli così lontani da Israele. L’obiettivo era quello di creare un esercito in grado di spodestare Assad.

La Libia era caduta due anni prima, come pure Tunisia e all’Egitto, ma il regime siriano non ne voleva sapere. Ed ecco riapparire McCain. Era il 27 maggio 2013. Il giorno delle foto incriminanti. Il senatore dell’Arizona si recò illegalmente vicino a Idleb, in Siria, attraverso la Turchia, per incontrare alcuni leader della «opposizione armata».

La riunione mise in moto l’operazione “Nido dei calabroni”. Settemila jihadisti, provenienti da tutto il mondo, vennero addestrati in Turchia, altri cinquemila in Libia (sempre a spese dell’emiro del Qatar). Tutte nuove leve dell’Isil.

«È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq». Ha dichiarato l’ex segretario di Stato Usa Hillary Rodham Clinton nel corso di un’intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic”. «In un’intervista che risale allo scorso febbraio il presidente Obama mi disse: “Quando hai un esercito di professionisti che combatte contro contadini, falegnami e ingegneri che iniziano una protesta devi fare qualcosa. Purtroppo modificare l’equazione delle forze in campo è difficile, e quasi mai ci si riesce. All’epoca non capii. Oggi mi è tutto chiaro», scrive Goldberg.

John McCain non è un politico qualsiasi. Da vent’anni è a capo dell’International Republican Institute (Iri), il ramo repubblicano di un’organizzazione governativa (il Ned) parallela alla Cia. L’Iri è un’agenzia inter-governativa, Il cui budget viene annualmente approvato dal Congresso, in un capitolo di bilancio che fa capo alla Segreteria di Stato. È stato McCain la mente della rivoluzione che ha detronizzato Slobodan Milosevic dalla presidenza della Serbia, colui che ha cercato più volte di rovesciare il governo di Hugo Chavez in Venezuela, l’ideatore della rivoluzione arancione in Ucraina nel 2004 e di Maidan nel 2013, il grande manovratore della Primavera araba e di tutte le sue rivoluzioni (Iran, Tunisia, Egitto, Libia, Siria).

Anche per questo è arrivato a scomodarsi perfino il “New York Times”. I media statunitensi sono sempre pronti ad azzannare i propri politici. Ma come è accaduto per l’11 settembre, quando si rischia di intaccare l’essenza stessa dei valori “americani” fanno tutti quadrato intorno al potere. Senza, poi, rinunciare a pentirsi anni dopo (successe all’anchorman della Cbs Dan Rather) auto accusandosi di aver «tradito la fiducia del popolo americano, rinunciando volontariamente a informare in nome della sicurezza nazionale».

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