Il campione livornese, Bottai, è salito sul ring con una t-shirt speciale e un messaggio particolare: “No jobs act”. E su fb lo si vede con una maglietta di Acad, associazione contro gli abusi in divisa
«Dalla dressing room rassicuro tutti. Sto benissimo, ho mandato anche in culo il dottore che mi ha chiesto dove sono. Quindi sono io.
È andata come forse era preventivabile doveva andare.
La boxe è dura, qui di più. Lo so io, lo sanno quelli che giudicheranno da una comoda sedia ed una tastiera.
Avversario di altra categoria, in tutti i sensi. Stamattina al secondo controllo era già 74,4. Stasera chissá quanto.
Io, la guerra so fare, quella faccio. Il fioretto non mi viene e non sono venuto qui a fare le riprese altrimenti forse sarebbe andata diversamente.
È stata in ogni caso una grande esperienza, spero di aver trasmesso qualcosa anche nella mia sconfitta.
Vi abbraccio tutti».
Non è finita bene l’avventuta americana di Lenny Bottai, popolare pugile livornese, finito ko sul ring di Las Vegas. Quello che pubblichiamo è il messaggio col quale rassicura i suoi amici dopo il match. Il puglie – come ha postato su Facebook – è salito sul ring con una t-shirt speciale e un messaggio particolare: “No jobs act” (sempre su fb s’è fatto ritrarre anche con una maglietta per ACAD, l’associazione contro gli abusi in divisa). Il campione, probabilmente, è uno che scrive queste cose per commentare un passaggio difficile della propria vita sportiva. Un campione, sicuramente, è uno che sfida il conformismo del suo ambiente, è regala un po’ di visibilità alla gara più difficile di tutte, quella dei lavoratori, dei deboli, contro l’arroganza dei padroni e dei loro governi. In bocca al lupo Lenny.
Peccato che la maglietta sotto la scritta, presenti l’icona del pugno chiuso pluriutilizzata nelle primavare arabe e sappiamo bene come sono andate a finire, le “primavere” finanziate da Soros.
vaglielo a dire in faccia a lenny che lo paga soros