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Roma, ora il Re (Marino), è nudo, e vuole lasciare i lavoratori in mutande

Questo sindaco, sempre meno marziano e sempre più renziano,  se ne infischia dei lavoratori. Non è più sostenibile una trattativa inconcludente con un’amministrazione sorda.

di Armando Morgia

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Si è ormai quasi ad un anno dall’apertura della vertenza dei lavoratori e delle lavoratrici di Roma Capitale contro questa amministrazione, vertenza nata dopo la ormai nota relazione del ministero dell’economia e delle finanze che poneva rilievi verso il sistema degli appalti, delle consulenze e della dirigenza, del sistema delle municipalizzate e del salario accessorio dei lavoratori.
Tra le 1000 reazioni possibili, il sindaco e la sua giunta hanno scelto di porre al centro della discussione politica una narrazione per la quale il collasso della città di Roma era dovuta alla inerzia dei lavoratori di Roma Capitale e delle sue Municipalizzate, tralasciando il resto.
Come non ricordare l’attacco ai lavoratori dell’AMA dichiarati fannulloni e troppo cagionevoli di salute rei di  una città stracolma di rifiuti.
Come non rammentare l’accusa ai lavoratori dell’azienda speciale Farmacap, considerati responsabili del declino finanziario dell’azienda perché ladri di viagra.
Come dimenticare le dichiarazioni del Sindaco Marino contro gli orchestrali in agitazione quando dichiarava che l’unica soluzione per la rinascita dell’Opera era il loro licenziamento collettivo.
Senza ignorare tutta la vertenza dei lavoratori Multiservizi dove la cattiva gestione veniva fatta pagare esclusivamente ai lavoratori.
Per quanto riguarda i dipendenti di Roma Capitale la prima volontà espressa era invece l’immediato blocco del pagamento del salario accessorio e la richiesta di restituzione ai lavoratori di quanto percepito fino a quel momento.
La reazione dei lavorator@, le assemblee, lo sciopero, i presidi, come dire più semplicemente, la lotta, ha permesso di arginare questa volontà portando alla riconquista del fondo necessario per pagare il salario accessorio e a bloccare l’applicazione della delibera che prevedeva un nuovo contratto decentrato adottato unilateralmente dalla Giunta a partire dal 1 dicembre.
Solo la lotta ha permesso la riapertura del tavolo delle trattative, un tavolo fragile, dove i sindacati hanno chiesto e imposto  che l’amministrazione scoprisse le carte per verificare se alle dichiarazioni di apertura del Sindaco Marino e del Vice Sindaco Nieri seguisse una vera disponibilità a ritrattare una contratto decentrato.
Per fare questo ci sono voluti 12 giorni, giorni non passati invano e non trascurabili per la storia di questa città, che hanno svelato il lurido sistema mafioso di cui la politica della capitale è intrisa.
Un sistema che ha svelato come la narrazione del Sindaco Marino, di una città al collasso per responsabilità dei lavoratori fosse un falso, mentre la verità descrive  un malaffare di cui molto probabilmente se ne è scoperchiata solo una parte.
Ma la nebbia che pervade i palazzi della politica romana era già da tempo denunciata, basti ricordare, solo per citarne una, l’inchiesta giornalistica dell’Espresso, del 9 settembre scorso, che titolava “i fasciomafiosi alla conquista di Roma” che ben descriveva la cupola che si annida nei palazzi del potere.
Ma se le inchieste giornalistiche e le denunce, non fossero state sufficienti al Sindaco Marino, forse più attenzione avrebbe dovuto porre ai rilievi del ministero dell’Economia e della finanza del 16 gennaio 2014 dove si descrive benissimo come il Consorzio di cooperative sociali Eriches 29, ed altri, fossero destinatari di affidamenti diretti fuori da ogni legalità, come si legge nelle carte diffuse.
Ma tutto questo non è bastato ad invertire la rotta, Marino avrebbe potuto scegliere, aveva ancora un’opportunità, quella di schierarsi, a maggior ragione di fronte all’evidenza dei fatti, ed invece giovedì sera, dopo 12 giorni di trattativa, possiamo dire che il Re nudo, che persevera nella sua posizione di volere sottoporre i lavoratori di Roma Capitale ad un contratto decentrato ispirato da principi brunettiani, come la proposta che ha ripresentato ha svelato, sprecando l’occasione di innovare veramente questa città per assicurare il miglior funzionamento di questa amministrazione, come anche i lavoratori chiedono.
Si è giunti quindi al paradosso, che una amministrazione di centro sinistra vuole applicare i peggiori principi brunettiani del governo Berlusconi, approvati con il consenso di CISL e UIL e che conoscevano all’epoca la sola opposizione della CGIL e dei sindacati di base.
Una sana rabbia è la reazione di chi ogni giorno lavora per questa città, una rabbia alla quale è necessario dare un percorso sindacale che si riappropri di nuovo della sua unica forza, la lotta e la mobilitazione per abbattere il muro omertoso di questa amministrazione.
Di fronte a questo sindaco sempre meno marziano e sempre più renziano, che se ne infischia dei lavoratori non è più sostenibile una trattativa inconcludente con un’amministrazione sorda.
É necessaria una sana ribellione che insieme alla città riporti al centro la giustizia sociale, contro tutti coloro che si sono arricchiti alle spalle dei lavoratori e del disagio che ogni giorni i cittadini vivono.

[Armando Morgia è RSU Roma Capitale per l’Opposizione Cgil]

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