Tre anni e sei mesi per Chiara, Claudio, Niccolò, Mattia, i quattro attivisti No Tav in carcere da mesi per via del teorema di terrorismo montato dalla Procura torinese contro il movimento
di Ercole Olmi
Cade l’accusa di terrorismo ma la pena è comunque pesante. 3 anni e 6 mesi (e 5mila euro di multa) in primo gradi per i 4 del compressore, i quattro attivisti no tav da mesi in carcere con l’accusa infamante e gravissima di essere dei terroristi secondo un teorema della procura di Torino da tempo alla ricerca di strumenti giuridici per inceppare il più longevo e tenace movimento popolare del paese. Claudio, Niccolò, Mattia e Chiara sono stati assolti dall’accusa di “terrorismo”, «perché il fatto non sussiste», ma sono comunque stati riconosciuti colpevoli di aver “sabotato” un compressore del cantiere della Torino-Lione, la grande, inutile, costosa opera che il Pd vuole a tutti i costi pur conoscendone il costo sociale, ambientale e sanitario nonché l’assoluta inutilità rispetto ai flussi di merci e viaggiatori. La Corte d’Assise di Torino non è riuscita a sostenere il teorema con cui la Procura perseguita diversi attivisti No Tav.
Claudio, Niccolò, Mattia e Chiara sono in carcere da un anno, dal 9 dicembre dello scorso anno. Il presidente della Corte, Pietro Capello, intorno a mezzogiorno, ha pronunciato il verdetto. I pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, con parole terribili, avevano chiesto una condanna a 9 anni e mezzo per tutti e quattro, con l’applicazione di un articolo del codice penale che etichetta come terroristica ogni condotta che tenda a costringere il Paese ad “astenersi dal compiere un qualsiasi atto”. Già la Cassazione, lo scorso maggio, su ricorso delle difese, aveva smontato questa visione accusatoria abnorme.
Stessa identica accusa pende sulle teste di Lucio, Graziano e Francesco, altri tre No Tav, in carcere dallo scorso 11 luglio e che ora possono sperare in questo precedente. Il movimento No Tav ha preannunciato che oggi pomeriggio alle 17:30, nella piazza del mercato di Bussoleno, vi sarà un ritrovo dopo la sentenza della Corte d’Assise, che ha evidentemente dato ragione ai No Tav.