Gli adulti sono i primi ad assecondare strategie di marketing che propongono giocattoli rigidamente differenziati in base al genere. Come educare alle differenze? Intervista di Stonewall a Monica Pasquino, presidente di Scosse
Si avvicina Natale e con questo il martellamento mediatico-pubblicitario della produzione per l’infanzia: giocattoli, accessori, immaginari venduti quotidianamente a bambini e bambine per farne degli adulti inquadrabili nel mercato. E così ogni anno sotto l’albero di tante famiglie abbondano stereotipi nocivi per la costruzione di un’identità libera, fin da piccoli: un mondo rosa confetto per lei, fatto di cura per la casa, per la prole e di canoni estetici già artefatti, un mondo azzurro per lui, dove regna invece l’azione e lo stimolo della logica, ma anche quello di una aggressività “virile”.
Come orientarsi nel temibile panorama natalizio? C’è un modo di consumare che sia fuori da stereotipi e discriminazioni? I consigli per gli acquisti quest’anno li fa Scosse – associazione di promozione sociale con la campagna Natale senza stereotipi. La presidente dell’associazione, Monica Pasquini, ha raccontato a Stonewall come nasce e quali obiettivi si pone la campagna.
In che cosa consiste “Natale senza stereotipi”?
L’idea è molto semplice. I bambini e le bambine hanno bisogno di una moltitudine di stimoli, modelli e di schemi in cui identificarsi per sviluppare identità indipendenti e fiduciose, in grado di intessere relazioni positive e paritarie. Giochi, albi illustrati e giocattoli svolgono un ruolo strategico in questo processo, a cui i genitori spesso non fanno attenzione. Natale senza stereotipi attraverso la diffusione di due adesivi, uno positivo e l’altro negativo, vuole aumentare la consapevolezza sugli stereotipi di genere diffusi nelle pubblicità e nel mondo dei giocattoli e spingere gli adulti verso acquisti intelligenti. Ogni persona può scaricare l’adesivo dal sito e attaccarlo sulle immagini che ritiene più appropriate (o non appropriate!) oppure stamparlo e attaccarlo vicino ai negozi di giocattoli, facendo una sorta di recensione dei prodotti in vendita. Così, tutte e tutti possiamo dare un piccolo contributo affinché quest’anno, sotto l’albero, ci siano doni che aiutano l’immaginazione e la libertà dei bambini e delle bambine, non giochi che rinforzano la divisione tradizionale di ruoli tra maschi e femmine.
Perché Scosse ha sentito il bisogno di lanciare questa campagna? Da che esigenza è mossa?
Questa campagna nasce dalla nostra attività quotidiana. L’associazione di promozione sociale S.CO.S.S.E. – Soluzioni Comunicative Studi Servizi Editoriali – lavora da anni per valorizzare le differenze e combattere le diseguaglianze, a partire da quelle legate alla costruzione dell’identità di genere, all’orientamento sessuale e alla pluralità dei modelli familiari, attraverso formazione, ricerca, gioco e comunicazione. Oggi è in atto una grande operazione di diffamazione contro chi propone la parità per uomini e donne, che vuole terrorizzare i genitori e armarli contro una presunta “ideologia del gender” che distruggerà il futuro dell’umanità. La campagna Natale senza stereotipi non ha la potenza di trasmissione che ha quella apocalittica, promossa dal vicariato e dalle forze conservatrici, ma almeno è una contromossa, un tentativo per promuovere libertà e sottrarre i bambini e le bambine da un oscurantismo di ritorno, che non aiuta la loro creatività e il loro futuro.
Quali sono secondo te i giocattoli più “nocivi” per bambini e bambine? E i migliori?
Non esistono giochi buoni o cattivi, ma solo giochi che fanno divertire o annoiano quel bambino o quella bambina. Esistono, invece, le buone o cattive abitudini; la subalternità totale alle rappresentazioni offerte delle aziende produttrici oppure il desiderio di promuovere e premiare modelli nuovi. Il punto fondamentale sono le rappresentazioni associati ai giochi, che le dipingono come adatti a femmine o a maschi. Alle femmine vengono proposti giocattoli che fanno riferimento al lavoro domestico e alla cura dei figli o che rientrano nell’ambito del culto della bellezza, mentre ai maschi sono rivolti giocattoli che fanno riferimento all’avventura, che valorizzano l’intelligenza, la manualità, la fisicità e fanno appello alla tecnica e alle scoperte scientifiche del mondo o, ancora, eroi virili, forti, guerrieri e vincitori. Ma tutto questo ha ben poco a che fare con l’infanzia e con il divertimento dei bambini e delle bambini, parla piuttosto di una egemonia culturale della disparità tra i generi, che in modo reticolare e velato si presenta in ogni ambito e ogni età.
L’anno scorso ci siamo impegnate in una campagna simile – La discriminazione non è un gioco – e il limite maggiore che abbiamo incontrato è stato quello di proporre un consumo che non assecondava “la moda”, il mercato che considera anche i piccolissimi già dei consumatori malleabili. Secondo te quali sono gli ostacoli principali nel proporre un consumo differente?
Sicuramente il mercato e le strategie di marketing che propongono giocattoli e attività ludiche rigidamente differenziate in base al genere sono gli ostacoli principali, Natale senza stereotipi si rivolge ai genitori, ai nonni, agli adulti, cercando di convincerli a non assecondare le mode. La vostra campagna dello scorso anno, che anche la nostra associazione S.CO.S.S.E. ha adottato, era molto simile a Natale senza stereotipi, con la differenza che noi proponiamo anche un contrassegno positivo. Ci interessa particolarmente dare visibilità e premiare giochi, rappresentazioni per l’infanzia e libri che non hanno immagini stereotipate, piuttosto che sottolineare gli esempi negativi. E questo perché abbiamo riscontrato più volte, nel nostro lavoro quotidiano, la difficoltà per genitori e insegnanti di trovare “un regalo diverso”. Quindi ben venga la promozione dal basso e la diffusione di buoni esempi! Non a caso, sul nostro sito, abbiamo messo a disposizione un catalogo di libri illustrati per Leggere senza stereotipi, con titoli facilmente reperibili ed economici.
Questa campagna nasce nell’ambito dei lavori di Educare alle differenze. Puoi dirci in che fase è al momento questa esperienza? Che tipo di rete si è sviluppata e quali sono i prossimi appuntamenti?
Educare alle differenze è una delle più grandi sfide e risorse che abbiamo davanti, noi, voi e altre centinaia di esperienze interessate a a promuovere narrazioni differenti e a sostenere la scuola pubblica, laica e democratica. E’ un network promosso dalle associazioni Scosse, Stonewall e Il Progetto Alice e da oltre 200 organizzazioni del territorio nazionale tra scuole, associazioni, comitati di genitori, insegnanti, gruppi femministi e queer, professionisti nel campo della pedagogia, centri antiviolenza e spazi sociali. Il primo appuntamento si è svolto a Roma, il 20 e 21 settembre 2014, con oltreseicento le persone, divise per tavoli tematici.
Fonte: Stonewall- Associazione d’iniziativa gay, lesbica, bisex e trans.