Joe Cocker, il ragazzo che cantò a Woodstock “With a little help from my friend”, è morto nella sua casa in Colorado all’età di 70 anni
di Mirna Cortese
Joe Cocker se ne è andato, lasciandosi alle spalle cinquant’anni di carriera, una vita dedicata alla passione per il rock blues, il soul e la musica nera. Voce roca e sensuale, movenze uniche, l’ex idraulico nato nel 1944 a Shieffield in Inghilterra, aveva rischiato più volte, come molte altre star della sua generazione, di morire giovane per una vita sregolata, all’insegna di alcol e droghe. Invece se ne è andato a 70 anni nel suo ranch statunitense di Crawford, in Colorado, dove viveva da anni e dove è morto dopo una lunga e dura battaglia contro un tumore al polmone. “Era semplicemente unico” ha commentato il suo agente Barrie Marshall nel darne l’annuncio.
Nel 1969 partecipò, diventandone uno dei simboli, al leggendario concerto di Woodstock dove con una voce al vetriolo, un allora 25enne Cocker, il cui nome di battesimo era John Robert, cantò la versione arrabbiatissima della cover dei Beatles With a little help from my friend
La sua performance rimane uno dei punti più alti di quella “tre giorni di pace, amore e musica”, il suo urlo prima della reprise, quasi a spezzare le corde vocali, sarebbe diventato un urlo di protesta per milioni di giovani.
Senza Joe Cocker e senza la sua capacità di cantare con tutti i muscoli del corpo, Woodstock non sarebbe stata la stessa cosa. La sua maniera di dimenarsi sul palco è un marchio di fabbrica e tanti ne hanno fatto un modello, a cominciare dai rocker di casa nostra, tra cui Zucchero.
L’imitazione che ne faceva John Belushi è rimasta negli annali del Saturday Night Live Show, soprattutto nel duetto dei “due Joe Cocker” dov’era davvero dura riconoscerne l’originale.
Il mezzo secolo che ha percorso nella storia della sua musica è segnato da successi, live indimenticabili e duetti con i suoi più grandi colleghi.
In 50 anni di attività Joe Cocker ha composto 40 album ed effettuato decine e decine di tour mondiali, iniziati quasi di botto quando, nel 1964, cominciò la sua carriera.
Per molti anni aveva camminato sul filo del rasoio per abuso di alcol e droga. A riportarlo in auge arrivò il cinema. La sua voce graffiante fece infatti da colonna sonora anche a celebri film, tra cui e per la gioia di tante romantiche ragazzine, Ufficiale gentiluomo di Taylor Hackford, con la sua Up where we belong che, interpretata insieme a Jennifer Warnes, gli valse il premio Grammy nel 1983.
Ma a rendere definitivamente celebre Joe Cocker a livello mondiale fu You Can Leave Your Hat On, la canzone interpretata nel 1986 per la colonna sonora di 9 settimane e ½, anche se il testo non era stato scritto dal cantante inglese ma dal cantautore californiano Randy Newman nel 1972.
Per molti Joe Cocker resterà comunque quel ragazzo di Woodstok, ex idraulico inglese di Shieffield, che aveva tolto la polvere dal mito dei Beatles. Addio Joe!