E’ la ritorsione di Tel Aviv conto l’Anp per aver osato sottoscrivere il Trattato di Roma che le dà accesso alla Corte Penale Internazionale
di Marina Zenobio
Israele ha bloccato la consegna di 500 milioni di shekel (106 milioni di euro) di dazi doganali, raccolti per conto dell’Autorità nazionale palestinese nel mese di dicembre. Un cifra importante che Israele avrebbe dovuto versare a Ramallah nei prossimi giorni e che invece il governo israeliano ha congelato. La decisione del congelamento è stata presa in un vertice tra il premier israeliano, il ministro della Difesa Moshe Yaalon e il ministro per le Questioni strategiche Yuval Steinitz.
L’ho ha fatto sapere una fonte governativa israeliana che spiega si tratta di una prima reazione all’iniziativa del presidente palestinese Abu Mazen di sottoscrivere il Trattato di Roma che gli dà accesso alla Corte Penale Internazionale. Una volta entrati in questa istituzione i palestinesi potrebbero combattere Israele con mezzi giuridici.
Per il ministro israeliano degli esteri Avigdor Lieberman, la mossa fatta dal presidente palestinese, Abu Mazen di sottoscrivere il Trattato di Roma “sancisce la fine degli accordi di Oslo” (siglata fra Israele e Olp nel 1993), che comunque non sono mai stati rispettati da Israele,
Tra le intenzioni dell’Anp, rispetto all’accesso alla Corte Penale Internazionale, ci sono: sollevare la questione della colonizzazione dei territori occupati, preparare un dossier sui crimini di guerra di cui Israele si è macchiato la scorsa estate, con l’aggressione contro Gaza costata la vita a oltre 2000 palestinesi, migliaia di feriti e la distruzione di molte infrastrutture. Dossier già anticipato dall’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour.
La settimana scorsa Israele e l’Autorità nazionale palestinese avevano ingaggiato un altro duello a distanza al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In quella occasione Israele aveva avuto il sopravvento perché la mozione che stabiliva una data limite alla sua occupazione della Cisgiordania, il 2017, non aveva ottenuto la maggioranza necessaria. La tensione è così sempre più alta tra le due parti.
Il premier israeliano Netanyahu, dopo la decisione della Anp, aveva convocato una consultazione straordinaria per elaborare una risposta adeguata, dicendosi pronto a contrastare qualunque sforzo da parte palestinese volto a trascinare soldati o ufficiali israeliani davanti alla Corte dell’Aja.
Oggi il congelamento dei fondi all’Anp che avrebbero dovuto permettere al governo palestinese di pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e di far funzionare i servizi per la popolazione dei territori occupati. Per l’esponente palestinese Saeb Erakat la decisione israeliana di bloccare i fondi equivale ad un nuovo crimine di guerra. “Sono soldi palestinesi -ha dichiarato Erakat -, quindi la decisione del governo israeliano e del premier Netanyahu di congelare è contraria alla legge internazionale. Israele ha commesso un crimine di guerra che va ad aggiungersi ai crimini commessi contro il popolo palestinese”.
La mossa del blocco dei dazi destinati a Ramallah può però essere letta anche in chiave elettorale. In Israele si è entrati ormai nella vigilia delle elezioni politiche e Netanyahu deve misurarsi in particolare con rivali di estrema destra: fra questi il ministro degli esteri Avigdor Lieberman (leader di Israel Beitenu) e il ministro dell’economia Naftali Bennett (leader di Focolare ebraico).