Dai lavoratori del settimanale Left riceviamo il comunicato con cui annunciano la volontà di farli chiudere. Non appena l’hanno scritto, l’editore avrebbe mandato off line il loro sito
Left chiude. Il prossimo numero, a cui stavamo già lavorando, non vedrà la luce. Contrariamente alle nostre aspettative il 10 gennaio non saremo più in edicola. A voi che ci seguite su questa pagina facebook, su twitter e sul nostro sito, a voi lettori che ci siete stati vicino, volevamo dirlo da subito.
Questo il comunicato della redazione:
I lavoratori del settimanale Left comunicano la loro fortissima preoccupazione per il futuro del loro giornale, di cui è stata annunciata la sospensione delle pubblicazioni dal 1 gennaio 2015. Da settembre 2014 il settimanale – fino ad allora allegato del sabato de l’Unità – era in trattativa con Matteo Fago, la stessa persona che aveva acquisito la maggioranza azionaria del quotidiano di Gramsci prima della sua chiusura. L’imprenditore aveva promesso da subito che avrebbe ripianato i debiti di Left e finanziato un rilancio, ponendo ai lavoratori una serie di condizioni prerogative di un editore (aumento della foliazione, nomina di figure apicali come il condirettore Ilaria Bonaccorsi, cambiamento grafico) che sono state di volta in volta accettate, pur senza l’intervento economico prospettato. Alla vigilia della chiusura del bilancio, però, Fago ha annunciato che non sarebbe entrato nella cooperativa, obbligando di fatto l’Amministratore unico a dichiarare lo scioglimento della società, composta da giornalisti e poligrafici di Left. Gli stessi che da anni, con molti sacrifici, mandano avanti la testata, diventata un punto di riferimento importante per la sinistra italiana. In questa fase, pur riconoscendo a Matteo Fago di aver garantito tra settembre e dicembre la continuità delle pubblicazioni, non possiamo che esprimere sconcerto per la conclusione di questa vicenda e preoccupazione per il nostro lavoro. Senza una rapida soluzione il giornale dovrà chiudere i battenti: ci auguriamo che sia possibile trovare al più presto una via per tenere in vita Left.
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Mi spiace per i bravissimi colleghi di Left. Ma devo dire di aver assistito alla chiusura di qualche giornale di cronaca, in cui la gente, per quattro spiccioli, ha rischiato letteralmente la pelle. Per me queste crisi sono uno spettacolo abituale…