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#12A, ci sarà un processo per l’agente “cretino” (secondo Pansa)

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Il pm di Roma dispone un processo per il poliziotto che scalciò una ragazza a terra scambiandola per uno zainetto. Il capo della polizia Pansa disse che era un «cretino da identificare»

di Ercole Olmi

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Subirà un processo il poliziotto che disse di aver scambiato una ragazza a terra, Debora, per uno zainetto, Proprio lui, “il cretino”, come lo chiamò il capo in testa della polizia (e certi sindacati ci tennero a dire “siamo tutti cretini”), il “normale” poliziotto violento contro manifestanti già a terra, andrà a processo – per disposizione del pm Eugenio Albamonte – per quello “scambio” immortalato da diversi reporter quel 12 aprile 2014 quando i movimenti sociali denunciavano la ferocia del piano casa di Renzi e Lupi e la polizia si accaniva su manifestanti in fuga dopo una carica indiscriminata. L’agente, in servizio al nucleo artificieri antisabotaggio della questura di Roma, è accusato di lesioni aggravate dai futili motivi e dalle circostanze che rendevano impossibile la difesa della vittima.

A inchiodarlo è un fotogramma che ha fatto il giro del web. Come si legge nel capo d’imputazione, il poliziotto «dopo una carica delle forze dell’ordine fatta per disperdere un gruppo di manifestanti violenti, senza giustificazione, nello svolgimento del servizio, cagionava lesioni alla Angrisani, sormontandola con il proprio peso mentre si trovava a terra e sottoposta al controllo di altri appartenenti alla polizia». Secondo l’accusa ha posato il suo piede «calzato in pesanti scarponi sul ventre della ragazza, caricando, in modo da rendere maggiore l’effetto doloroso e lesivo dell’atto».

Nei confronti dell’agente, il pm ha sollecitato anche la sospensione dal servizio, ma la gip Paola Della Monica, il 21 luglio scorso, ha respinto la richiesta della Procura: «il gesto, se ritenuto volontario, sarebbe grave – si legge nell’ordinanza – poiché compiuto nei confronti di una ragazza priva di difese, commesso da persona animata da disprezzo e da una crudeltà e un accanimento gratuiti». Ma il magistrato sembra aver creduto alla giustificazione dell’agente: guardava verso l’alto, temeva di essere colpito da ordigni esplosivi e indossava un casco che gli oscurava la vista.

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