Doppia inchiesta della forestale in Abruzzo per conto della direzione antimafia su uno smaltimento illegale di rifiuti. 18 indagati, 4 arresti domiciliari, sequestri per un valore di 3 milioni di euro
da Chieti Alessio Di Florio
Operazione Terre d’Oro, smaltimento illegale dei rifiuti e corruzione al Megalò 3. L’inizio del nuovo anno porta all’Abruzzo una cronaca che somiglia terribilmente a quella di tanti altri momenti della storia recente: lo smaltimento rifiuti continua a far rima con indagini, arresti, inchieste. Due inchieste, una figlia dell’altra: smaltimento illecito di rifiuti (terre di scavo di grandi cantieri) in Val Pescara, corruzione per la costruzione del centro commerciale Megalò 3. L’operazione, denominata “Terre d’Oro” ha portato a 5 misure interdittive (4 arresti domiciliari e un divieto temporaneo di impresa), sequestri per un valore equivalente di 3 milioni di euro, tredici mezzi pesanti e 400.000 metri cubi di rifiuti, blitz anche a Roma e Milano.
Secondo il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato era stata attivata “una doppia contabilità nel trasporto di terre e rocce da scavo: una falsa, di facciata, che soddisfaceva i requisiti di legge, l’altra nascosta e reale”. “L’indagine è nata da un controllo casuale del 2011 a Pescara, in un cantiere per la realizzazione di una concessionaria di auto: i documenti di trasporto prodotti dalla ditta attestavano che i materiali fossero stati portati in modo regolare, secondo il piano di utilizzo, ma dagli autisti della ditta, sentiti a sommarie informazioni, siamo riusciti a capire che il movimento di terra era irregolare”, spiegano sempre dalla Forestale aggiungendo di essere “riusciti a portare alla luce una contabilità informatizzata occulta in cui venivano registrati tutti i movimenti. Quei materiali sono stati depositati sui dei siti senza nessuna autorizzazione urbanistica o edilizia. Alcuni erano siti importanti, sottoposti a vincolo idrogeologico, altri con un’elevata pericolosità idraulica, come quello vicino al centro commerciale Megalò”, con i trasporti irregolari di terreno che avrebbero portato a “una sensibile alterazione degli equilibri dell’alveo del fiume Pescara”.
La parte dell’inchiesta sul centro commerciale Megalò 3 si è concentrata su uno sbancamento di un terreno a ridosso del fiume Pescara che, realizzando un’area sopraelevata, avrebbe permesso di eludere vincoli dell’autorità fluviale. Tra gli indagati il segretario dell’Autorità dei bacini Michele Colistri, costruttori, il sindaco di Chieti Umberto Di Primio (che ha dichiarato di “essere tranquillissimo” aggiungendo che “purtroppo questa è una cosa che non si risolverà presto e allora la prima preoccupazione è stata quella del dispiacere per chi condivide con me la vita affettiva, l’altra preoccupazione è stata quella di chiamare mia mamma. La mia famiglia va subito in ansia pure se mi fanno un’interrogazione figuriamoci se fanno un’indagine o se finisco in tv” e affermando di non aver tratto alcun beneficio dal progetto Megalò 3), già vicesindaco negli Anni Novanta per il Msi, Gianluca Milillo, attivo in varie associazioni di Montesilvano, tecnico ambientale e candidatosi per la Lega Nord a sindaco di Montesilvano nel 2012 e al Senato nel 2013, e suor Vera D’Agostino. La suora (che uno dei principali organi d’informazione abruzzese sottolinea essere la sorella dell’ex assessore al Comune di Chieti Ivo, arrestato per violenza sessuale nell’ambito dell’inchiesta sull’assegnazione delle case popolari) è coinvolta in quanto responsabile legale della “Associazione Fondazione figlie dell’amore di Gesù e Maria –Onlus” e avrebbe permesso lo scarico senza le prescritte autorizzazioni nel terreno di proprietà dell’Associazione nel Comune di Chieti. Altre 6 sono le società coinvolte: E.co. Strade s.a.s., la Emoter s.r.l. e la Emoter lavori s.r.l. con sede legale a Chieti; Energia Verde Spa, con sede legale ad Assisi; Soim srl con sede legale a San Giovanni Teatino; Saline srl con sede legale a Montesilvano; Akka srl con sede legale a Roma.
Varie le reazioni alla notizia. Caustico Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica che scrive “toh, è nata una discarica che si chiama Val Pescara” rimarcando le tantissime prese di posizione ambientaliste di questi anni, aggiungendo sarcasticamente che “alle autorità sarebbe bastato leggere i giornali o vedere la TV, oppure guardare oltre il cruscotto …”. L’attivista ambientalista ricorda che “l’area a nord del fiume, all’altezza del casello dell’autostrada, fu rialzata di metri con scarichi di decine di migliaia di mc. tanto è che da anni chiediamo di rivedere le mappe del rischio perché le quote dei terreni sono state alterate.
Per non parlare degli scarichi di rifiuti speciali, anche tossici, depositati per ettari da decenni praticamente al bordo dei marciapiedi dell’area industriale, come abbiamo dimostrato il 22 dicembre scorso con la scena surreale della vanga con cui abbiamo raccolto campioni di terreno per il Prefetto.
La Commissione d’Inchiesta sui Rifiuti del Parlamento già nel 1997 parlava dell’area di Chieti scalo, con l’interessamento dei Casalesi nel 1995 (a Chieti scalo e contrada Aurora di Cepagatti)”. L’ex consigliere regionale e deputato del Prc Maurizio Acerbo sottolinea che, “ancora una volta” battaglie e denunce portate avanti negli anni insieme al WWF sono state confermate da inchieste. Scrive Acerbo di ricordare “lo scontro polemico” avuto “col col sindaco Di Primio che stranamente schierò il Comune a difesa di interventi che avrebbero ulteriormente danneggiato anche dal punto di vista socio-economico il commercio di Chieti nonché di Pescara.
Pensavo che la posizione del sindaco derivasse da quella rozza mentalità condivisa dagli esponenti politici di centrodestra e centrosinistra che hanno consentito negli anni che l’area metropolitana Chieti-Pescara diventasse quella con la maggiore densità di grande distribuzione d’Abruzzo. Pare emergere, come in altre occasioni, che quelli che si scontrano con noi sovente non lo fanno solo per motivi politici.
Ricordo anche che quel Prusst (Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio) partì col centrodestra ma che non fu cancellato nei 5 anni di amministrazione di centrosinistra di Chieti e che solo noi di Rifondazione con il WWF lo abbiamo contrastato evidenziandone le molteplici incongruenze. Probabilmente quelli emersi sono soltanto un pezzo degli intrecci tra politica, dirigenti di enti pubblici e interessi privati che hanno consentito nel corso degli anni un’operazione speculativa in zona di esondazione del fiume. Ora bisogna esigere che Comune e Regione cancellino definitivamente quel PRUSST della vergogna e che quelle aree siano definitivamente risanate e vincolate.
Ancora una volta si conferma che la questione morale è un’emergenza in Abruzzo e che una politica di saccheggio e avvelenamento del nostro territorio si accompagna sempre al clientelismo e alla corruzione”.
Il WWF rimarca di aver inviato 11 mesi fa un esposto su una vicenda seguita costantemente negli anni “contro i devastanti progetti sul fiume: a Chieti si è verificata l’incredibile vicenda di un Prusst, che è stato utilizzato per danneggiare il territorio anziché per riqualificarlo”.
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Questi soggetti, delinquenti corrotti, DEVONO iniziare ad avere paura dei cittadini, che stanchi ed ammalati, prima o poi inizieranno a perseguitarli, non sentendosi protetti e tutelati da giustizia e amministrazioni.