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Prodi,un altro presidente della Terra dei Fuochi

Romano Prodi, candidato più accreditato a succedere a Napolitano. Fu durante il suo primo governo che furono secretate le rivelazioni di Schiavone sulla Terra dei Fuochi

di Alessio Di Florio

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La conferma, in occasione del rituale messaggio di fine anno, dell’imminenza delle dimissioni di Napolitano, ha accelerato le spinte e i movimenti per la ricerca del suo successore. Vari sono i nomi che circolano (oltre ad altri possibili papabili che oggi appaiono nell’ombra) ma il nome più accreditato sembra essere quello di Romano Prodi. Una candidatura che dovrebbe avere i favori anche di Sel e che sta vedendo cadere anche i veti a destra, persino la Santanché ha affermato che potrebbe pensarci.

Romano Prodi divenne per la prima volta Presidente del Consiglio dopo che L’Ulivo vinse le elezioni del 21 Aprile 1996. Romano Prodi e l’Ulivo andarono al governo dopo aver vinto le elezioni del 21 Aprile 1996. Elezioni vinte promettendo l’avvio di una stagione progressista per l’ Italia. I mesi successivi portarono invece in tutt’altra direzione, quel governo introdusse in Italia la “precarietà per legge” grazie al Ministro Treu, creò i lager per migranti e considerò i migranti solo un problema di ordine pubblicò grazie alla legge voluta e proposta da Livia Turco e Giorgio Napolitano, diede avvio grazie a Luigi Berlinguer ad una stagione di distruzione (definita “riforma”) della scuola e dell’Università, fu bombardata Belgrado al fianco della NATO e degli Stati Uniti … si realizzò plasticamente un Governo di “sinistra” che porta avanti politiche di destra… In quegli anni, oltre Prodi, furono Presidenti del Consiglio Massimo D’Alema e Giuliano Amato (un altro dei nomi che circolano per la successione a Napolitano). Furono ministri tra gli altri Enrico Letta, Pierluigi Bersani, Piero Fassina, Livia Turco, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Rosy Bindi e … Giorgio Napolitano. Un ministero importantissimo quello dell’ormai quasi ex Presidente della Repubblica, il Ministero dell’Interno. Fu in questa veste che si ritrovò ad essere co-estensore della legge che porta il nome suo e di Livia Turco sull’immigrazione, la legge che ideò quelli che furono poi definiti i “lager per migranti”, i Cpt (oggi CIE).

Ma non solo.

Nell’autunno 2012 furono decresetate le dichiarazioni rilasciate alla Commissione Parlamentare Bicamerale sul ciclo dei rifiuti da Carmine Schiavone. Il 7 Ottobre 1997 Schiavone dichiarò testualmente alla Commissione “Gli abitanti di paesi come Casapenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!”. Davanti a queste parole chiunque salterebbe dalla sedia per allertarsi un secondo dopo. Ancor di più se sono pronunciate da una persona che ne spiega le motivazioni, le cause e descrive una dettagliatissima mappa (oltre 60 pagine!) di un malaffare che coinvolse Campania, Puglia, Basilicata arrivando fino a Molise, Abruzzo e Calabria. Chiunque tranne chi ne ebbe notizia ed aveva in mano le leve del Potere in Italia. Tantissimi infatti in questi 16 anni e un mese non ne hanno mai avuto notizie. Alcuni invece si. Alcuni che non sono semplici cittadini o comunque persone che nulla potevano. Erano persone che sedevano sugli scranni più importanti del Parlamento e del Governo Italiano, coloro che decisero di apporre il segreto di Stato su tali dichiarazioni. Le dichiarazioni di Schiavone caddero così nel vuoto, relegate negli archivi della Camera dei Deputati allora presieduta da Luciano Violante (lo stesso che alcuni anni dopo ammise in Parlamento che nel 1995 ci fu un accordo politico tra l’Ulivo e Berlusconi…). Una decisione che ha impedito di bonificare immensi territori di varie regioni e che avrebbe impedito probabilmente alla “Terra dei Fuochi” di subire il biocidio che da anni la sta massacrando, assassinando migliaia e migliaia di persone.

Oggi l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi ha molte possibilità di succedere a Napolitano nello scranno più importante della Repubblica Italiana. Di un altro Presidente della Terra dei Fuochi non ci possiamo fidare (ammesso, e non concesso, ci si potesse fidare del primo)…

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