Una élite neo-conservatrice spinge l’UE a maggior dipendenza dagli Usa, sul piano energetico, economico e militare. Per questo NATO e TTIP sono due facce della stessa medaglia
di Boaventura de Sousa Santos *
Ciò che è in gioco con l’Accordo Transatlantico per il Commercio e gli Investimento, conosciuto con l’acronimo inglese TTIP, non è poi così difficile da capire. Quando due blocchi economici sono in declino, il più potente (USA) cerca di stabilire accordi con quello meno potente (UE) per frenare il proprio declino. I costi, per il blocco meno potente, sono enormi dato che i termini dell’accordo tendono a privilegiare gli interesse di quello più potente.
Se ci sono dubbi su chi ci guadagnerà dall’accordo il cui processo è in corso, basta osservare la valanga di lobby delle grandi imprese multinazionali nordamericane e la loro fervente e intrusiva attività a Washington, Bruxelles e Strasburgo.
Il declino del potere economico-finanziario degli Usa è sempre più evidente. Dopo l’11 settembre 2011 la Cia finanziò un progetto battezzato Project Prophecy messo a punto per prevedere possibili nuovi attacco agli Stati Uniti, a partire da flussi finanziari stranieri e di grandi entità.
Sotto differenti forme questo progetto è continuato, e uno dei suoi partecipanti prevede il prossimo crac del sistema finanziario basandosi sui seguenti segnali:
Russa e Cina, maggiori creditori degli Stati Uniti, hanno venduto buoni del tesoro e in cambio hanno acquisito enormi quantità di oro;
nelle transazioni petrolifere, entrambi i paesi stanno utilizzando sempre più le loro valute invece che i petrodollari (tutti ricordiamo che Saddam e Gheddafi avevano cercato di utilizzare l’euro, e il prezzo pagato per la loro audacia);
infine il Fondo Monetario internazionale, il cavallo di Troia, impegnato affinché nei prossimi anni il dollaro non sia più valuta di riserva e sia rimpiazzato da una moneta globale, i cosiddetti “Diritti speciali di Prelievo”, in inglese Special Drawing Rights, SDR.
Secondo gli autori del “Project Prophecy”, tutto sta a indicare che un attacco contro gli Stati Uniti è vicino e che per difendersi il paese deve mantenere i petrodollari a tutti i costi, assicurandosi l’accesso privilegiato al petrolio e al gas deve contenere la Cina e indebolire la Russia, provocandone idealmente la disintegrazione, tipo Jugoslavia. E’ interessante notare che gli “specialisti” che vedono nella vendita del debito Usa una attitudine ostile da parte di potenze aggressive, sono gli stessi che consigliano agli investitori statunitensi di procedere nella stessa maniera, ossia sbarazzarsi delle obbligazioni, acquistare monete d’oro e investire in beni senza i quale gli esseri umani non possono vivere: la terra, l’acqua, il cibo, le risorse naturali, l’energia.
Trasformare gli evidenti segnali di declino economico in previsioni di aggressione ha l’obiettivo di giustificare la guerra come difesa. Ebbene, la guerra è e sarà sempre molto redditizia per gli Stati Uniti a causa della superiorità che ha nella conduzione bellica, nella fornitura di attrezzatura e nella ricostruzione. La verità è che, come scrisse Howard Zinn, gli Stati Uniti sono stati costantemente in guerra, fin dalla sua fondazione. Solo che, a differenza dell’Europa, la guerra non sarà mai combattuta su suolo statunitense, salvo in caso di guerra nucleare.
Una potenza egemone in declino tende a diventare caotica e imprevedibile nella sua politica internazionale. Wallerstein afferma che gli Usa sono diventati una “mina vagante” (a loose cannon), un potere le cui azioni sono imprevedibili, incontrollabili e pericolose per sé stesso e per i suoi stessi alleati.
In questo caso, la sua politica consiste nel vincolare l’Europa alle priorità del TTIP, renderla ancor più dipendente dagli Stati Uniti in materia di energia (solo per fare un esempio, il mio paese, il Portogallo, ha appena sottoscritto un contratto per l’importazione di gas naturale degli Stati Uniti), e coinvolgerla nella nuova guerra fredda rafforzando la NATO, dove la superiorità militare degli Stati Uniti è inequivocabile, tanto come la sua superiorità economica rispetto al TTIP.
Nel lasciarsi coinvolgere in questa nuova guerra fredda, l’Europa agisce contro i suoi stessi interessi economici perdendo quella relativa autonomia che aveva costruito sul piano internazionale dopo il 1945. Mette l’economia europea al servizio della politica geo-strategica degli Stati Uniti, si rende energeticamente sempre più dipendente dagli Stati Uniti e dai suoi Stati satelliti.
La cosa più grave è che questa irrazionalità non è risultato di errori di valutazione riguardo gli interessi europei. E’ più probabile un atto di sabotaggio da parte della élite neo-conservatrice europea che spinge per far tornare l’Europa ancor più dipendente dagli Usa, tanto sul piano energetico e economico quanto su quello militare. Per questo la partecipazione alla NATO e la sottoscrizione del TTIP sono due facce della stessa medaglia.
*Professore portoghese, dottore in sociologia, insegnante presso la Facoltà di Economia dell’Università di Coimbra, nonché direttore del Centro di studi sociali della stessa facoltà. Insigne professore dell’Università del Wisconsin- Madis (Usa). Ha contribuito alla realizzazione di diverse edizioni del Social Forum a Porto Alegre.
(Fonte: OtherNews, traduzione di Marina Zenobio)