Dopo la consegna di 32000 mila firme, le delibere di iniziativa popolare su acqua, scuola, finanza e patrimonio si impongono al Consiglio comunale
di Mirna Cortese
Un importante appuntamento aspetta oggi il Consiglio Comunale di Roma, chiamato a discutere le delibere di iniziativa popolare per le quali, lo scorso luglio, la rete sociale deLiberiamo Roma aveva consegnato le firme di 32.000 cittadini.
Per gli organizzatori e le organizzatrici della campagna – promossa da un’ampia coalizione sociale di cui fanno parte il Coordinamento Romano Acqua Pubblica, la rete Patrimonio Comune, il Comitato art. 33 e Forum per una nuova finanza pubblica e sociale – si tratta di una grande vittoria perché, si legge sul comunicato “per la prima volta le iniziative popolari dei cittadini non finiscono nel dimenticatoio ma approdano in aula. E’ un precedente per avviare un nuovo corso, che deve comprendere anche la discussione della delibera sull’uso sociale del Santa Maria della Pietà”.
Si tratta di delibere che propongono, nel loro insieme, un’altra visione della città di Roma, del bene pubblico rispetto al diktat della finanza e alle politiche di austerità e di privatizzazione, “L’unica possibilità – secondo deLiberiamo – di uscire dalla crisi e avviare un vero risanamento economico, sociale e culturale della nostra città.” Oggi, dunque, potrebbe essere un’occasione per il Consiglio Comunale di Roma di voltare pagina e “cacciare definitamente i mercanti dal tempio”.
In sintesi i contenuti delle delibere di iniziativa popolare
Patrimonio Comune
La delibera prevede, previa la sospensione di tutte le dismissioni patrimoniali in corso, la ricognizione del patrimonio immobiliare pubblico e privato abbandonato e l’avvio di processi partecipativi, che coinvolgano la cittadinanza, per determinarne l’utilizzo sociale per rispondere ai bisogni di casa, lavoro, servizi, socialità, cultura.
Nel caso di proprietà pubbliche il comune procederà direttamente alla destinazione dei beni, o tramite assegnazione con bando pubblico e convenzione ad associazioni e comitati noprofit che realizzino i servizi previsti. Nel caso di proprietà private abbandonate potrà procedere, previa diffida, tramite esproprio per pubblica utilità o requisizione temporanea.
Per sostenere i costi la delibera prevede la istituzione di una imposta di scopo sui grandi patrimoni immobiliari privati.
Scuola pubblica
La delibera impedisce per l’oggi e per il futuro la destinazione di fondi comunali ad istituzioni scolastiche private e prevede lo stanziamento di fondi di bilancio sufficienti per garantire a tutti i bambini e le bambine romane il diritto alla scuola dell’infanzia pubblica fino ad esaurimento della domanda, e la reinternalizzazione dei servizi esternalizzati (mense, Aec ecc) con la garanzia del mantenimento dei posti di lavoro. La delibera prevede inoltre la costituzione di progetti e finanziamenti a favore delle famiglie meno abbienti e con difficoltà di integrazione scolastica.
Acqua pubblica
La delibera prevede la acquisizione da ACEA Spa, da parte di Roma Capitale, della proprietà di AceaATO2, società che gestisce il servizio idrico e la sua trasformazione in azienda speciale di diritto pubblico.
Lo statuto della nuova azienda dovrà prevedere che essa operi esclusivamente per la fornitura del servizio idrico, la esclusione di fini di lucro e la partecipazione alla gestione dei cittadini e dei lavoratori.
Finanza Sociale
La delibera prevede che Roma Capitale chieda formalmente al Governo, facendosene portatrice in sede Anci, l’esclusione dal Patto di stabilità interno degli investimenti per i servizi pubblici essenziali e la ripubblicizzazione di Cassa Depositi e Prestiti, riconducendone la finalità alla erogazione di mutui agevolati agli Enti Locali. Inoltre la delibera prevede la rinegoziazione dei mutui in essere con la CDP.
S. Maria della Pietà
La delibera prevede che il Comune solleciti la Regione Lazio, proprietaria del complesso, perché attivi tutte le procedure per l’uso sociale e culturale dei 35 padiglioni: riattivazione dell’Ostello della gioventù ristrutturato a tal fine per il Giubileo 2000 e poi abbandonato, promozione del polo universitario definito nel protocollo d’intesa 2007, destinazione delle sedi municipali spettanti, utilizzo sanitario, valorizzazione delle attività del padiglione 31 (ex lavanderia), gestione del parco e pedonalizzazione.
Arrivare a questo punto dell’iter per le delibere di iniziativa popolare non è stato facile. E’ il risultato delle pressioni che deLiberiamo Roma ha fatto nei mesi scorsi arrivando “alla diffida legale e minacciando di chiedere al Tar la nomina di un commissario ad acta”. Anche questo, per gli organizzatori e le organizzatrici della campagna, è un segnale ulteriore della determinazione con la quale i cittadini intendono irrompere nella politica istituzionale per determinare le scelte, sbaragliando definitivamente la “terra di mezzo” facendo emergere “il mondo di sotto”.
Ora il Consiglio comunale è di fronte ad una scelta: continuare ad ignorare i cittadini o accogliere le loro richieste, avviando un cambiamento radicale della politica e del governo di Roma, che permetta di uscire dal fango di Mafia Capitale.
Fonte: deliberiamoroma.org