Syriza oltre il 35%. Tsipras: «Il popolo greco ha fatto storia, la speranza fa la storia. Il popolo greco oggi annulla il memorandum dell’austerità! E’ finita la Grecia dei pochi»
di Checchino Antonini
Tsipras si manifesta solo alle 22.20 ora italiana nella piazza dell’Università, la stessa dove pronunciò il primo comizio, dieci anni fa, da candidato sindaco di Atene. Stanotte parla da premier: «Il popolo greco ha fatto la storia, la speranza fa la storia – dice – la Grecia lascia l’austerità della catastrofe, lascia dietro cinque anni di oppressione. L’ordine che abbiamo dal popolo greco è chiudere il circolo vizioso dell’austerità. Il popolo greco oggi annulla il memorandum dell’austerità! E’ finita la Grecia dei pochi». Speranza, dignità, sorriso le parole più ricorrenti nel breve discorso poco prima che i fuochi artificiali sanciscano l’inizio ufficiale dei festeggiamenti.
Ecco una sintesi dello spoglio.
Gli exit poll delle 18 danno Syriza oltre il 35%. Sarebbe la maggioranza assoluta, se confermato dallo spoglio, e la possibilità di un governo monocolore per la coalizione della sinistra radicale che ha annunciato da anni di voler ribaltare l’austerità.
Syriza, il partito di sinistra di Alexis Tsipras, ha stravinto con percentuali tra il 35,5% e il 39,5% dei voti, secondo i primi exit poll. Secondo partito sarebbe Nuova Democrazia tra il il 23 e il 27%. Terzo partito a pari merito Potami (centrosinistra) e Alba Dorata (neonazisti) tra il 6,4% e l’8%.
Il 45% dei disoccupati secondo il quotidiano Katimerini avrebbe votato Tsipras (in Italia se li sarebbero contesi i carrozzoni clientelari bipartisan) contro il 18% che avrebbe scelto Samaras e l’8% che ha pensato bene di affidarsi i nazisti. L’affluenza al voto è stata del 60%.
Ad Atene è festa in un clima assolutamente contagioso per il resto d’Europa. I partecipanti alla Brigata Kalimera, dall’Italia, sono alcune centinaia. I memorandum potrebbero adesso essere carta straccia. La tedesca Bild titola “Euroterrore”. L’Ue prepara contromosse per mettere sotto scacco il primo governo che mette sotto scacco le ferocissime politiche costituenti lo stesso processo europeista. Si attende una quota sufficiente di dati ufficiali perché Tsipras possa pronunciare il suo primo discorso.
A oltre un quarto delle 19mila sezioni scrutinate, le urne riconsegnano un contesto politico in cui a Syriza mancherebbe un pugno di seggi, otto, per raggiungere soglia 155, la maggioranza assoluta. 36,5% per Tsipras, 28% per Samaras, 6,36% per i neonazi che si confermano terzo partito, davanti a To Potami, centrosinistra, e al Kke con il 5,3%. Il Pasok, il Pd della Grecia, malinconicamente, si attesta al 4,97% con 14 seggi anche per colpa del transfuga Papandreu junior che fallisce la prima tornata elettorale. Sparisce Dimar, la sinistra democratica, costola di Syriza che s’era staccata da Syriza per governare (vi ricorda qualcosa?) col Pasok e si registrano numeri da prefisso telefonico per Antarsya, la coalizione della sinistra anticapitalista.
Quando lo scrutinio tocca il 40% delle sezioni, Syriza pare flettere e fermarsi a 148 seggi. Potami o il Kke potrebbero essere aghi della bilancia. Con chi si allerà Tsipras e che ne sarà del programma? Ma nel conteggio mancano ancora – in Italia sono le 22 – mancano alcune roccaforti di Syriza. Le proiezioni a quest’ora dicono che mancherebbe un solo seggio. Tsipras è in Piazza dell’Università. Samaras ha parlato alle telecamere per ammettere la debacle, Tsipras ancora non dice nulla.
Al 60% delle schede Syriza risale al 36,7%, mancano solo due seggi alla maggioranza assoluta ma ancora non ci sono i voti di distretti come il settimo di Atene tradizionalmente diretti alla coalizione della sinistra radicale
All’una, ora italiana, 17.108 sezioni su 19.509, è ormai l’88% del monte schede: Syriza è data al 36,3%, sono 149 seggi.
Visto dall’Italia.
Forse il primo commento ad uscire in Italia è stato – verso le 18 – questo di Sinistra anticapitalista, organizzazione legata ai settori della sinistra interna di Syriza, che coglie con precisione il dato che la lotta comincia ora: La speranza è arrivata, si potrebbe dire parafrasando lo slogan scelto da Syriza per queste elezioni, dall’austerità e dalla crisi si può uscire da sinistra! Ora il successo di un governo di sinistra dipenderà solo dalle mobilitazioni dei movimenti popolari. La vittoria politica in Grecia deve trasformarsi in una modifica profonda dei rapporti di forza in quel paese e nel resto dell’Ue.
Sinistra anticapitalista partecipa alla gioia dei lavoratori e delle lavoratrici della Grecia per la vittoria della coalizione della sinistra radicale conseguita in un clima di entusiasmo popolare dopo lunghi anni di costruzione dentro lo scontro sociale terribile innescato dalle politiche della Troika. Decine di scioperi generali e l’assoluta alterità di Syriza, rispetto alle politiche liberiste e al Pasok, le hanno consentito il radicamento necessario non solo per vincere la tornata elettorale ma per attuare il programma di fuoriuscita dal neoliberismo, il memorandum al contrario, annunciato da Tsipras nella conferenza internazionale di Salonicco poche settimane prima di andare alle urne.
Al successo di Syriza hanno contribuito le nostre compagne e i nostri compagni di Dea, Sinistra Operaia Internazionalista, e della Piattaforma di Sinistra che in particolare avvertono l’esigenza di non smobilitare le lotte delegando tutto alla frazione parlamentare.
Il lavoro difficile comincia ora, Syriza ha bisogno della solidarietà di tutti i lavoratori d’Europa per sottrarsi alla reazione dei custodi dell’austerità ma in Italia siamo in ritardo anche nel rilancio delle mobilitazioni d’autunno contro le politiche del governo Renzi e nella costruzione di un sindacato di classe. Questo accade anche per l’assenza di un soggetto politico radicato, di massa e radicalmente alternativo al Pd. Costruirlo significa chiudere spazi all’ambiguità di alcuni settori social-liberisti e aprire una stagione di nuovo internazionalismo.
“Gli exit poll greci parlano chiaro – anche per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, compagna di Syriza nella Sinistra Europea – in Grecia il popolo ha vinto le elezioni contro le politiche di austerità e il neoliberismo mandando Syriza al governo. Nel fare gli auguri ad Alexis Tsipras, nostro caro amico e vicepresidente del Partito della Sinistra Europea, sappiamo che la partita è appena cominciata perchè il nostro obiettivo è rivoltare l’Europa come un calzino, farla finita con l’Europa della Merkel per aprire la fase dell’Europa dei popoli. La vittoria di Tsipras in Grecia è un aiuto a tutti i popoli europei che vogliono uscire dal neoliberismo e tutti i popoli europei, a partire da quello italiano, debbono sostenere il governo greco: anche in Italia bisogna fare come in Grecia, sapendo che uniti si vince”. La storia greca sta per avere riverberi importanti in Italia e nel sud dell’Europa. Ma dietro l’entusiasmo per Tsipras si celano insidie e risvolti grotteschi. Vendola dichiara tutto l’entusiasmo per il ciclone greco e annuncia ripercussioni in Italia. Un entusiasmo simile il Governatore di tutte le Puglie lo aveva espresso durante la festa popolare per la vittoria referendaria su acqua, servizi e nucleare salvo “scordarsi” di attuare la ripubblicizzazione del servizio idrico promessa un decennio prima al momento della sua incoronazione. La medesima ambiguità caratterizza la politica del suo partito, Sel, accusato di aver svolto il ruolo di zavorra nel processo di (mancata o lentissima) condensazione della Lista Tsipras italiana in attesa di una mitica discesa in campo di Landini o dell’altrettanto mitica scissione del Pd da parte della cosiddetta sinistra di Civati che, stasera, esulta per la vittoria di Tsipras ma, una manciata di settimane orsono, ha votato in scioltezza o con patemi d’animo (o non ha partecipato al voto) il jobs act per evitare di causare una crisi di governo. “Impensabile non pensare a fare come in Grecia”, dichiara Vendola alla fine della tre giorni milanese Human Factor. “Con piedi saldi nel Pd”, Cuperlo e Fassina (tutti, compreso Civati, insistono a volere Prodi al Quirinale) gli rispondono che pensano tutt’al più a “larghe intese ma a sinistra”.
Salvini, come Le Pen, è soddisfatto che abbia vinto qualcuno ostile all’Ue ma ammette almeno che Tsipras non è come lui. Chi potrebbe riservare sorprese è Grillo. L’ex comico populista, già la settimana scorsa,ha tentato un cambio di strategia ma lo ha fatto parlando ai suoi eurodeputati che siedono a Strasburgo a fianco di razzisti e fascistoidi di ogni risma. Grillo aveva ‘riabilitato’ Alexis Tsipras e ha detto di guardare con attenzione pure a Podemos, il partito spagnolo nato dalle proteste degli indignados. La nuova linea è in ottica anti-caste europee. «Abbiamo parlato con Podemos, sono bravi ragazzi, vogliono cambiare l’Europa come noi». Fino a tarda sera il blog del padrone del logo pentastelluto non dice una parola sul dato greco.
“Oggi sono stato invitato ad intervenire a Human Factor – riprende Ferrero – e ho ribadito le ragioni della costruzione unitaria di una sinistra antiliberista. Nelle conclusioni Vendola ha positivamente accolto il terreno della costruzione unitaria e ha proposto di fare un coordinamento di tutte le forze che lavorano per la sinistra che dia vita a campagne unitarie e che funzioni in modo democratico e partecipato con il criterio di una testa un voto, prevedendo la possibilità della doppia tessera. Siamo così d’accordo che l’avevamo già proposto e votato nel congresso di Perugia di un anno fa. Occorre fare la Syriza italiana, superando divisioni che sono diventate cristallizzazioni inutili e dannose.
Voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per questo passo in avanti da parte di SEL. Finalmente, dopo tanto discutere, dopo la positiva assemblea di Bologna della Lista L’Altra Europa con Tsipras che si è tenuta la settimana scorsa, la costruzione della Syriza italiana diventa un percorso concreto. Adesso si tratta di farlo funzionare al meglio, nel massimo di partecipazione di tutti e tutte coloro che sono interessati a costruire una sinistra che combatta il neoliberismo e costruisca l’alternativa sociale, culturale e politica”.
[segue]