53 imputati, 47 condanne e 6 assoluzioni. Proteste No Tav dentro e fuori dall’aula bunker delle Vallette. Per i legali una sentenza già scritta. Se necessario arriveremo alla Corte Europea
di Marina Zenobio
Quarantasette condanne per un totale di circa 140 anni di carcere e sei assoluzioni. Si e’ chiuso così a Torino il maxi processo ai No Tav per gli scontri del 2011 in Valle di Susa. La sentenza è stata letta dal giudice Quinto Bosio nell’aula bunker delle Vallette. Il processo riguarda gli scontri con le forze dell’ordine al cantiere di Chiomonte avvenuti nell’estate il 27 giugno e il 3 luglio del 2011. La procura ha chiesto complessivamente 193 anni di carcere. Il processo ha richiesto quasi due anni di udienze. Le accuse nei confronti degli imputati vanno dalle lesioni, al danneggiamento, alla violenza a pubblico ufficiale.
Subito dopo la lettura del dispositivo gli imputati hanno cominciato a leggere una dichiarazione ma i giudici si sono allontanati senza ascoltare. Dai presenti si è levato il grido “vergogna” poi hanno cominciato ad intonare la canzone Bella Ciao. “Questo – ha urlato un imputato – è un processo politico. Non ci seppellirete con queste condanne”.
Proteste in aula dopo la lettura della sentenza, ma anche fuori dal carcere. Bloccata la strada davanti alle Vallette che immette nella tangenziale di Torino
Gli avvocati difensori hanno annunciato che faranno ricorso contro la sentenza. “Si tratta di una sentenza pesantissima”, afferma l’avvocato Gian Luca Vitale. Non soltanto, ha spiegato, per il numero di condanne e l’entità delle pene, ma “anche per i risarcimenti” stabiliti nei confronti di esponenti delle forze dell’ordine, dei ministeri della Difesa, dell’Interno, dell’Economia e dei sindacati di polizia, tutti costituiti parte civile al processo. “E’ una sentenza che era stata già scritta”, aggiunge l’avvocato Roberto Lamacchia. Per l’avvocato Stefano Bertone, invece, “Non ammettere le prove chieste dagli imputati equivale a impedire loro di difendersi come prevedono il codice e la Costituzione. Faremo ricorso in tutti i gradi di giudizio. E, se non basterà, arriveremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo, lamentando anche il fatto che il processo si è svolto nell’aula bunker di un carcere”.
“Questa sentenza sa più di vendetta che di giustizia – ha detto Alberto Perino, leader storico del movimento No Tav. Si tratta – ha aggiunto Perino – del fallimento della politica e dell’estremo tentativo di fare fuori il movimento No Tav, ma non ci riusciranno”.
“La lotta contro la Tav continua: condannate anche me”. Così Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista sulla sentenza del tribunale di Torino al processo agli attivisti No Tav. ‘”Le condanne ai No Tav, al processo nel quale anche io ho testimoniato in merito ai fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011, quando fu sgomberata la Maddalena e con gli altri No Tav fui vittima del pesantissimo lancio di lacrimogeni delle forze dell’ordine, – afferma Ferrero – sono il segno di una giustizia che funziona secondo due pesi e due misure e si accanisce in modo spropositato contro chi resiste a un’opera inutile e dannosa”. “La mia solidarietà agli attivisti condannati. E’ intollerabile – conclude – che la Val Susa sia diventato un mero problema di ordine pubblico e repressione della protesta, mentre le ragioni della popolazione restano inascoltate. La lotta contro la Tav continua: condannate anche me”.