Intervista (immaginaria) a Erri De Luca contro il quale è iniziato oggi l’ennesimo processo della Procura di Torino contro i No Tav
di Isabella Borghese
Erri De Luca, accusato per istigazione e delinquere. Tutto questo da dove è nato?
“In fondo nasce perché uno scrittore vuole che la Val di Susa ci sia ancora”.
Di cosa si parla oggi quando si parla della Val Susa e di No Tav?
“La Val di Susa si batte contro il disastro ambientale per scongiurarlo, per non doverlo piangere dopo. Il popolo da anni lo difende. Si tratta della più intensa e durevole lotta di prevenzione popolare. Stupro del territorio. Da commosso ho aderito alle loro ragioni aggiungendo spesso e da molti anni la mia presenza fisica alle loro manifestazioni”.
Da molti anni partecipi alle loro manifestazioni…
“Partecipo da cittadino a manifestazioni che condivido e per interesse di testimone”.
Avresti influenzato il comportamento delle persone, secondo l’accusa?
“La pubblica accusa afferma che avrei influenzato il comportamento di persone”
Raccontaci cosa significa la libertà di parola, dalle tue parti…
Dalle mie parti, al Sud, esiste un altro tipo di responsabilità della parola. Uno augura il peggio a una persona e quella più tardi subisce un incidente. Il tale del malaugurio viene ritenuto responsabile dell’accaduto e dà così avvio alla sua fama di iettatore. La linea Tav va sabotata: la frase rientra nel diritto di malaugurio.
All’Huffington Post hai detto che il “Tav va sabotato. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti”. Spieghiamo il verbo “sabotare?”
Rivendico il diritto di adoperare il verbo sabotare come pare e piace alla lingua italiana. Il suo impiego non è ristretto al significato di danneggiamento materiale, come pretendono i pubblici ministeri di questo caso.
Il ruolo dello scrittore?
Oltre a quella di comunicare, è questa la ragione sociale di uno scrittore, portavoce di chi è senza ascolto.
Come si misura la nostra libertà?
La nostra libertà non si misura in orizzonti sgombri, ma nella conseguenza tra parole e azioni.
La parola contraria potrà essere sconfitta dal tribunale?
Oggi sta sotto minaccia di silenziatore. Non credo che riusciranno a sottometterla fuori di quest’aula, so che non ci riusciranno con me. Vengo dal campo scuola del 1900, dove gli scrittori, i poeti, hanno pagato il più amaro prezzo per le loro parole.
“Nell’aula del tribunale di Torino il 28 gennaio 2015 non sarà in discussione la libertà di parola. Quella ossequiosa è sempre libera e gradita. Sarà in discussione la libertà di parola contraria, incriminata per questo”.
L’intervista che leggete sopra è stata appositamente e volutamente costruita riportando solo alcuni dei numerosi passaggi importanti scritti nel libro La parola contraria, di Erri De Luca, in libreria in questi giorni.
Ma abbiamo scelto i più indicativi rispetto alla giornata di oggi.
Questa mattina presso il Palazzo di Giustizia di Torino è iniziato il processo, rinviato al 16 marzo, quando verranno sentiti i testi ammessi dal giudice. Istigazione a delinquere è l’accusa.
#jesuiserrì, racconta un cartellone. Letture ad alta voce di La parola contraria. Attivisti No-Tav con bandiere.
Insomma, questo è un panorama che invoca la solidarietà ed è quello in cui questa mattina lo scrittore si è imbattuto fuori e dentro il Palazzo di Giustizia. Le idee di Erri De Luca sono note a tutti, da tempo: “Da scrittore – ha detto più volte – essere denunciato per aver espresso pubblicamente le mie convinzioni rappresenta un riconoscimento una sorta di premio letterario. Si tratta di un procedimento che ribadisce la giustezza delle mie convinzioni. Se dovrò farmi la galera per avere espresso una opinione, allora la farò.”.
Ma è la piazza a interessare lo scrittore. La piazza che in un’intervista che risale a prima dell’udienza preliminare del 5 giugno, aveva tenuto a chiarire “è il luogo della democrazia quanto lo è un’ assemblea. Il diritto di manifestare non è revocabile né trattabile. Da noi si torna a praticare repressione di movimenti di massa che interferiscono con lo spreco di denaro pubblico”.
“Come procura – ha dichiarato questa mattina Andrea Beconi, abbiamo il dovere di verificare se certi casi debbano essere sottoposti al vaglio di un giudice. E in questo caso riteniamo di sì. Questo reato – ha osservato Beconi – è discutibile e si presta a strumentalizzazioni, ma nell’ordinamento esiste e dobbiamo farci i conti”.
“Se sarò condannato non farò ricorso”, ha affermato lo scrittore Erri De Luca a margine del processo a Torino in cui e’ imputato di istigazione per delinquere. “Quello che ho da dire – ha aggiunto – è quello che ho già detto. Buona la prima”.