Per molti ancora sconosciuto, il Fronte dei lavoratori potrebbe avere le carte in regola per seguire le orme di Syriza in Croazia. Le elezioni fissare per il 2016
di Carlo Perigli
L’effetto Tsipras, con la vittoria di Syriza alle ultime elezioni greche, ha dimostrato a tutto il vecchio continente che esiste un modo diverso di concepire i rapporti all’interno dell’Unione Europea, distinto sia dalle politiche di austerità dell’asse Berlino-Bruxelles, che dalla retorica nazionalista dell’estrema destra. C’è da chiedersi ora se un “effetto Tsipras” sia ipotizzabile anche in altri Paesi dell’Unione, in particolar modo in quelli che rientrano a pieno titolo nel “sud” del continente, maggiormente colpito dalle misure di austerity adottate.
In Croazia, le elezioni presidenziali di gennaio hanno visto uscire vincitrice Kolinda Kitarovic, esponente dell’Hdz, il partito nazionalista creato a fine anni ottanta da Franjo Tudjman. Una netta virata a destra per il Paese balcanico, che, se da un lato conferma ancora il fascino che la retorica patriottarda può avere su Zagabria, dall’altro non può nascondere alcuni dati relativi al primo turno. In primis, il 50% di astensionismo, segno inequivocabile della sfiducia dell’elettorato verso la classe politica croata; in secondo luogo, i risultati ottenuti nelle ultime elezioni dai partiti che, pur rientrando concettualmente nel centro-sinistra, hanno trovato il proprio bacino elettorale proprio tra i delusi dal Partito social-democratico.
Se un segnale si era già avuto con il 9,42% raggiunto alle scorse europee dal partito ambientalista Orah, un dato inoppugnabile è difatti rappresentato dal 16,6% ottenuto alle ultime presidenziali dal venticinquenne Ivan Sincic, leader di Zivi Zid – Barriera Umana – attivista anti-sfratto che ha fatto della lotta alle banche e alle oligarchie europee la sua bandiera. I giornali europei hanno paragonato il movimento guidato dal giovane attivista a Syriza, un’etichetta tuttavia rifiutata dallo stesso attraverso un comunicato apparso di recente sul sito ufficiale, nel quale l’organizzazione ha distinto l’ideologia di sinistra del partito greco dalla propria visione «trans-ideologica», più vicina al «Movimento 5 stelle di Beppe Grillo in Italia».
Uno spazio che, a sinistra, potrebbe essere occupato dal Radnička Fronta – Fronte dei lavoratori – un piccolo movimento nato nel maggio del 2014, che intorno a sé raccoglie le istanze di lavoratori, sindacalisti, disoccupati e studenti. Il leader, Mate Kapovic è un professore associato presso la Facoltà di scienze umanistiche e sociali di Zagabria, che condivide la guida del progetto con Dimitrije Birac, economista impiegato presso la facoltà di Economia e Denis Geto, sindacalista.
Un movimento praticamente agli esordi, con cento tesserati sparsi principalmente in tre città, ma segnato da un’anima marcatamente antifascista e anti-capitalista, in difesa dei diritti delle donne e degli omosessuali, che si pone l’obiettivo di creare una piattaforma ampia e progressista, in grado di coniugare l’attività di un partito politico con azioni dirette nei posti di lavoro. «Il sistema capitalista – ha affermato Demian Volski, attivista del Fronte dei lavoratori proveniente da Rijeka – sta portando avanti un’offensiva contro ciò che resta dello stato sociale, sta producendo disuguaglianze, distrugge l’ambiente e accresce le possibilità per i ricchi di vivere sul lavoro di oppressi , diminuendo allo stesso tempo l’abilita di questi ultimi di influenzare il processo politico in maniera significativa».
Prendendo spunto dalle esperienze in corso in altri Paesi e avviando collegamenti con Syriza, Podemos e con gli sloveni della Sinistra Unita, l’obiettivo del Fronte dei lavoratori è la creazione di un soggetto politico che sappia raccogliere le istanze sociali, politiche, sindacali e ambientaliste in un’unica piattaforma, riprendendo quella forza propulsiva che ha caratterizzato le proteste contro le privatizzazioni delle università nel 2009 e quelle contro la speculazione edilizia degli anni successivi. Esempi di conflitto dal basso, dai quali far ripartire, già dalle elezioni parlamentari previste per maggio 2016, un Paese da troppi anni bloccato da corruzione e disuguaglianze.