Roma, comune vende il suo patrimonio perché non lo sa gestire. Fino ad oggi ha accumulato una perdita che va da 30.000 a 300.000 euro al mese
di Isabella Borghese
Il Campidoglio, con la scusa che gli inquilini pagano poco di affitto, vuole vendere il patrimonio abitativo. Si tratta di 427 appartamenti a uso residenziale che, se gestiti in modo corretto, invece, potrebbero rendere migliaia di euro alle casse del Comune.
Facendo un passo indietro, infatti, si scopre che, nel Marzo del 2014 è stato sottoscrittoun accordo, tra Assessorato e sindacati, per il rinnovo dei canoni di locazione delle case oggi in vendita e che il Comune, pur avendolo tramutato in delibera (n. 165/14)non applica, causando un danno erariale pari a migliaia di euro al mese. L’accordo, se applicato, invece, oltre a portare risorse nelle casse del Comune, renderebbe più equo il canone, perchè rapportato al reddito del Nucleo familiare.
Lasciamo che sia un esempio a rendere palese il danno subito dal Comune:“Applicando l’accordo di cui sopra i 2 appartamenti indicati nella slide dell’Assessorato, a fronte di un canone irrisorio oggi versato, il Comune potrebbe richiedere, per l’appartamento di via dei Coronari un canone mensile da € 360,00 fino a 2.200,00 a seconda il reddito del nucleo familiare (a fronte dell’attuale 92,00!), e per l’appartamento di piazza Trilussa da € 200,00 a 1.200,00 (a fronte dell’attuale 80,00)”.
Ma attualmente nessun inquilino paga questi canoni perchè l’Assessorato non si èpreoccupato di spedire le lettere di richiesta dei redditi agli inquilini. E i canoni su citati, chiaramente, potranno essere richiesti solo dal mese in cui saranno inviate le lettere con la proposta di rinnovo contrattuale.
Va da sé che il Comune a conti fatti ogni mese perde da un minimo di 30.000 a 300.000 euro.
Per rendere appetibile ai consiglieri comunali la delibera, si afferma che l’importo complessivo sarebbe di oltre 308 milioni.
“Ma – spiega Guido Lanciano, segreteria Unione Inquilini Roma – il prezzo indicato in delibera è il prezzo di mercato che, invece, deve essere ridotto del 30% in caso di acquisto da parte degli inquilini. L’importo totale dell’eventuale vendita indicato in delibera, pertanto, deve essere ridotto del 30% con la conseguenza che, anche in caso di vendita di tutto il patrimonio, gli eventuali milioni non supereranno i 200”.
Facendo dunque una piccola divisione, 308 milioni diviso i 571 immobili, non solo quindi quelli a uso residenziale, per accorgersi che in media gli immobili verranno venduti a circa 540.000,00 euro. (la media comprende anche le cantine), che scontato porta ad una media di 380 mila euro. In quanti potrebbero accedere a un prezzo così alto?
E’ evidente che gli unici inquilini che potranno acquistare saranno quelli con redditi alti, che sino ad oggi hanno pagato canoni bassi in relazione al loro reddito. E gli altri inquilini, i più, che fine faranno?
Se hanno un reddito molto basso potranno rimanere nelle loro case, ma se hanno un reddito “normale” si ritroveranno a dover scegliere tra un mutuo impossibile e la precarizzazione.
“In una situazione di gravissima emergenza abitativa – spiega Lanciano – il Comune invece di aumentare la disponibilità di alloggi a canoni sostenibili, non solo si priva di 427 appartamenti che potrebbero essere utilizzati per gli sfrattati, ma devia i proventi per la chiusura delle buche delle strade! Mentre l’Assessore Danese chiede allo Stato di stanziare 200 milioni per l’emergenza abitativa aggiunge – la Sua Giunta gli sottrae proprio quei 200 milioni di proprio contributo, a cui il Ministero condizionava il versamento della sua quota di stanziamento. Senza i 200 milioni del Comune, Romarischia di perdere anche i 200 Milioni del Ministero!
L’Unione Inquilini chiede maggiore chiarezza. “Come sindacato – dichiara Lanciano – abbiamo preso posizione contro questa vendita perché privilegia ancora una volta solo chi avrebbe i soldi per acquistare un appartamento sul libero mercato, mentre rischia di far entrare nell’emergenza abitativa alcune centinaia di famiglie che pur non rientrando nella fascia di “povertà assoluta” non potranno accedere all’acquisto della casa. Per questo – conclude – chiediamo una sospensione della delibera sino al rinnovo di tutti i contratti in base alla delibera 165/14, e, solo dopo una analisi attenta sia della reale redditività del patrimonio che del ruolo sociale da esso svolto, pensare ad una ipotesi di parziale dismissione a cominciare dal locali commerciali”.