Costruito nel 1966, il prefabbricato, di amianto e cemento ospita l’Itis Leonardo da Vinci. Tra richieste di demolizione e rinvii, una storia che va avanti da 10 anni
di Carlo Perigli
«Non correre», «non sbattere le porte»,«chiudere piano le finestre», in ogni aula dell’istituto tecnico industriale “Leonardo da Vinci” di Firenze troverete questi divieti. Più che inviti all’educazione e al rispetto, appelli accorati per «limitare al massimo i rischi per la salute» degli studenti, derivanti dall’amianto di cui sono composte le pareti dell’intero edificio.
Un problema che il Comune del capoluogo fiorentino conosce bene. L’estate scorsa l’amministrazione locale è intervenuta per bonificare il tetto, mentre ogni sei mesi vengono svolti i controlli per rilevare eventuali fibre disperse nell’aria. Controlli che, afferma il preside dell’istituto, Giacomo D’Agostino, hanno sempre dato esito negativo. «Fibre nell’aria non ce ne sono», afferma il dirigente scolastico, che però, ammette come la soluzione al caso sia «una sola, abbattere e ricostruire l’edificio».
Una misura il cui costo è stimato intorno ai 7 milioni di euro, fondi di cui il Comune non sembra disporre affatto. A questo punto, suggerisce il preside d’Agostino, «intervenga il governo». Già, che, tra l’altro, è guidato da un signore che in passato è stato sia sindaco di Firenze che presidente della Provincia. La stessa persona che, prima di sedere a Palazzo Chigi, si sgolava in annunci sull’edilizia scolastica, accusando i governi antecedenti al suo di eccedere nei tagli alla scuola. Un politico “del fare”, che sicuramente conosce bene la questione, all’attenzione dell’opinione pubblica sin dal 2005, ovvero da quando lo speaker fiorentino Gianni Greco, in visita presso l’istituto, lesse una lettera scritta da un ex studente, che informava i ragazzi della fibra killer di cui l’intero edificio era costituito. Prima di allora, nonostante l’amianto fosse stato messo fuori legge nel 1992, ventisei anni dopo la costruzione dell’edificio, nessuno aveva mai sollevato pubblicamente la questione.
E se nel 2005 Renzi era presidente della Provincia, nel 2011, quando l’Iti è passato dal Comune allo Stato, il primo ministro era sindaco di Firenze, al quale venne chiesto di sanare, con parte del risparmio che il suddetto trasferimento aveva garantito a Palazzo Vecchio, i gravi problemi strutturali della scuola. Una richiesta che arrivò dall’allora assessore provinciale all’istruzione, Giovanni Di Fede, che richiedeva un impegno condiviso degli enti locali per ristrutturare l’edificio, attingendo anche a quegli 11 milioni che il Comune di Firenze aveva risparmiato con il passaggio dell’Itis allo Stato. Alla fine, non se ne fece niente, tanto che nel 2015 il prefabbricato, con il suo carico di amianto, è ancora lì, dopo 20 anni passati tra ping pong e silenzi istituzionali, durante i quali i 7 milioni necessari alla ristrutturazione non sono mai stati trovati. Una bella somma, senza dubbio, ma niente a che vedere con quei 14 miliardi che lo Stato spenderà per il programma relativo agli F-35, come riportato oggi da Ansa. Ragazzi, accettate un consiglio spassionato: continuate a correre piano e a non sbattere le porte.