Ritratto di Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze della Merkel. E’ uno degli autori della più grande rapina del XX secolo del mondo occidentale
di Eugenia Foddai
Prima di tutto è il ministro delle Finanze tedesco del governo di Angela Merkel ritratto in una vignetta pubblicata il 12 febbraio 2015 in Grecia dal giornale del partito di Syriza con una divisa nazista mentre dalla sua bocca esce il proposito di continuare a fare sapone col grasso dei greci e discutere poi se usarne le ceneri come concime. Naturalmente dopo il massacro di Charlie Hebdo gli stessi che difendevano il diritto alla satira più dissacrante trovano questa caricatura ripugnante e al suo autore intimano di vergognarsi.
Oltre che ministro delle finanze Wolfgang Schäuble è l’autore del miracolo economico tedesco, pareggio di bilancio compreso. Molti lo ritengono il vero uomo forte dell’Unione Europea.
Severità e rigore, e coraggio! Al nemico, perché di nemico di classe si tratta, oltretutto è figlio di un deputato del suo stesso partito, possiamo pure concedere una nota di merito personale perché dal 1990 è sulla sedia a rotelle dopo che uno “squilibrato” gli sparò colpendolo al viso e alla terza vertebra toracica.
Ci chiediamo se, vista la sua condizione fisica, Wolfgang Schäuble abbia mai avuto un pensiero per i bambini greci malnutriti, i vecchi senza medicine, i malati oncologici senza cure, le donne costrette a partorire in casa o ad indebitarsi fino al collo per pagare un cesareo e la lista delle disgrazie potrebbe continuare … tutto per via delle politiche di rigore imposte alla Grecia. E’ anche vero che lo stesso Wolfgang Schäuble ha detto: “Essere sulla sedia a rotelle non rappresenta un vantaggio qualitativo morale”. E noi una volta tanto concordiamo!
Wolfgang Schäuble intervistato dalla radio Swr2 il 25 febbraio 2015 ha chiarito che per quanto riguarda la Grecia i cordoni resteranno stretti e “Solo quando vedremo che hanno rispettato completamente gli impegni saranno versati i soldi. Non un solo euro sarà pagato prima”.
Ecco perché è importante capire chi è Wolfgang Schäuble!
Si è definito Sisifo, un cancelliere in potenza, perché sempre costretto a ricominciare da zero quando ha quasi raggiunto la vetta, intendendo che le sue ambizioni sono state frenate in patria dal suo mentore Helmut Kohl, anche per via di uno scandalo che l’ha visto coinvolto e gli ha quasi spezzato, si dice, la folgorante ascesa. Ma quale qualità è migliore per un politico d’alto bordo se non quella di poter essere ricattato? Pensiamo noi che possa essere eletta qualche anima bella ai vertici degli stati europei fedeli esecutori dei diktat della Troika, qualcuno che magari preso da scrupoli possa davvero fare l’interesse delle masse che votano “democraticamente”?
Wolfgang Schäuble ha attraversato la storia politica tedesca. Ministro degli Affari speciali e capo della cancelleria (1984-1989), poi ministro degli Interni (1989-1991) e capogruppo in Parlamento della Cdu (1991-2000), lo scandalo lo ferma per poco, viene ripescato dalla cancelliera Angela Merkel prima come ministro degli Interni e ora come ministro delle Finanze, è uno dei più filo europeisti del governo tedesco, vero architetto della riunificazione delle due Germanie. E qui i giornalisti sempre prodighi di notizie, tacciono.
Peccato che non entrino nello specifico della sua azione durante la riunificazione tedesca perché è proprio in quel frangente che viene ritratto in potenza l’uomo che si trovano davanti oggi i giovani politici di Syriza.
Di lui ci parla Vladimiro Giacché nel suo saggio “Anchluss. L’annessione”, che spiega con dovizia di prove e dati come sia avvenuta la più grande rapina del XX secolo del mondo occidentale e ci dice che Wolfgang Schäuble era uno dei rapinatori di quell’associazione a delinquere che fu a capo della liquidazione di un intero paese: la Repubblica Democratica Tedesca. Wolfgang Schäuble seguì le negoziazioni e firmò il Trattato in rappresentanza del governo di Bonn.
La Rdt con l’annessione fu sottoposta a “una cura da cavallo che nessuna economia sarebbe in grado di sostenere”, elenco qui alcuni indicatori negativi della cura: aumento del costo della vita, crollo della produzione, crollo dell’export, deindustrializzazione, disoccupazione di massa, emigrazione, denatalità, invecchiamento della popolazione, spopolamento delle città … sembra il bollettino di una catastrofe umanitaria … se prima i Tedeschi dell’Est desideravano varcare il muro reale, dopo l’annessione furono obbligati a passare dall’altra parte del muro.
Fu l’estensione del dominio del marco tedesco anche alla Germania dell’Est a decretare l’unità anche politica della Germania. Nell’un caso e nell’altro la politica seguì a pochi mesi di distanza la moneta e l’economia. Ma la moneta è stato lo strumento essenziale della politica, il 1° luglio 1990, allo scoccare della mezzanotte, folle di cittadini della Germania Est si precipitarono in banca per cambiare i loro marchi in marchi dell’ovest.
L’impatto immediato dell’unificazione economica sulla Germania Est è sintetizzabile in poche cifre. In due anni, dal 1989 al 1991, il prodotto interno lordo segna un -44 per cento, la produzione industriale addirittura -67 per cento; i disoccupati ufficiali (quelli registrati come tali negli uffici del lavoro) sono 830.000; ma, soprattutto, il numero degli occupati scende di oltre 2 milioni di unità (2.095.000), dagli 8,9 milioni del 1989 ai 6,8 milioni del 1991.
Eppure la fabbrica del falso, cioè la narrazione ufficiale dell’unificazione economica e delle sue conseguenze, fa passare un altro messaggio diventato ormai senso comune; per questo dobbiamo mettere a fuoco meglio quel passaggio epocale che fu l’annessione della Germania dell’Est a quella dell’Ovest.
Del resto, Wolfgang Schäuble, ci ricorda Vladimiro Giacché, che pure, in un’intervista a Der Spiegel pubblicata il 19 marzo 1990, aveva parlato dell’annessione come di un concetto fuori luogo, fu molto chiaro sul punto durante le trattative con la delegazione della Rdt: “Cari signori, si tratta di un ingresso della Rdt nella Repubblica Federale, e non del contrario … Non si tratta di un’unione tra pari di due Stati”.
E sempre Vladimiro Giacché scrive : “Il modello adottato oggi in Europa non è dissimile da quello adottato più di 20 anni fa nei confronti della Germania Est. Se nel 1990 Kohl e Wolfgang Schäuble chiedevano alla Germania Est la cessione unilaterale della sovranità politica e il conferimento del patrimonio pubblico come pegno per il dono del marco, oggi Angela Merkel e Wolfgang Schäuble chiedono ai Paesi europei in crisi la stessa cosa. In primo luogo, pretendono la cessione di diritti sempre più stringenti di controllo sui bilanci pubblici, ma non appena si parla di affidare alla Bce la supervisione sulle banche, cosa che consentirebbe alle autorità europee di mettere il naso nella situazione dell’opacissimo settore bancario tedesco, è Wolfgang Schäuble in prima persona a intervenire (con successo) per limitare il numero delle banche sorvegliate a livello europeo e per rallentare l’intero processo. In secondo luogo, pretendono addirittura il conferimento del patrimonio pubblico dei Paesi in crisi a istanze terze, sottratte al controllo dei parlamenti e dotate del potere di privatizzare le proprietà pubbliche come pegno per i prestiti ricevuti. Il gioco è sempre lo stesso. E anche lo stile: la tendenza alla totalità che un Honecker in carcere ravvisava come caratteristica costante degli esponenti del capitale tedesco, o se si preferisce dell’establishment di quel paese, l’abbiamo ahimè vista davvero all’opera più volte, in questi anni. L’utilizzo al limite del cinismo di rapporti di forza favorevoli, il rifiuto di compromessi accettabili, la convinzione integralistica dell’assoluta superiorità del proprio punto di vista, e soprattutto la difesa accanita degli interessi delle proprie banche e delle proprie grandi imprese. È l’atteggiamento tipico di chi può vincere molte battaglie ma finirà per perdere la guerra. Perché stravincere è molto più difficile che vincere”.
Per queste ragioni dobbiamo conoscere bene Wolfgang Schäuble, in patria viene scherzosamente chiamato “Wolf”, il lupo, cerchiamo di non essere le sue pecorelle!