Da oggi si può fare domanda per sospensione sfratti per finita locazione. Nelle sedi del sindacato per moduli e assistenza
di Isabella Borghese
Una battaglia, quella per la sospensione degli sfratti fatta di attacchi, riprese e qualche risultato positivo. Si è svolto ieri mattina un incontro importante. Una delegazione dell’Ufficio Legale dell’Unione Inquilini di Roma si è confrontata con il Presidente del Tribunale Civile di Roma. Solo alla fine si è divulgata la notizia sulla richiesta sospensione degli sfratti per finita locazione.
Da oggi, mercoledì 4 marzo è dunque possibile presentare le richieste di sospensione degli sfratti per finita locazione prevista dall’art.8 comma 10 bis, della legge n.11, del 27 febbraio 2015, presso il Tribunale. E’ sufficiente compilare un apposito modulo predisposto dallo stesso Tribunale.
Per gli inquilini che nel 2014 si sono già avvalsi della sospensione dell’esecuzione dello sfratto per finita locazione, c’è la possibilità di recarsi presso la cancelleria della 4° sezione del Tribunale Civile, in via Lepanto 4, vicino all’archivio stanza n 43. Qui potranno ritirare, compilare e depositare il modulo con la richiesta di sospensione.
Tutto si farà in autocertificazione e l’unico documento da allegare al modulo è la fotocopia di un documento d’identità.Si parla di costi contenuti e sarà così concessa una sospensione dello sfratto per un periodo di 4 mesi, e comunque non andrà oltre il 28 giugno 2015.
Da parte degli sfrattati, il sindacato dell’Unione Inquilini che in questi mesi, insieme ad Action, ha portato avanti questa battaglia. Il sindacato continua a scendere in campo per supportare gli sfrattati. In questi giorni lo fa anche mettendo a disposizione le sue sedi di Roma, dove sono pronti i moduli da compilare, e restano così a disposizione degli inquilini con sfratto per finita locazione, perché possano usufruire di tutte le operazioni necessarie a ottenere la sospensione dello sfratto.
Quello che continua a premere è il proseguimento della mobilitazione. E’ infatti necessario che il Comune di Roma si impegni per garantire il passaggio da casa per gli sfrattati per finita locazione, così come affermato dall’articolo 8 comma 10 bis della legge 11 del 2015. A tal proposito lunedì 9 marzo ci sarà un nuovo incontro. Questa volta a incontrarsi l’Assessore Francesca Danese sempre con il sindacato. L’ordine del giorno è chiaro e importante: la questione degli sfratti per finita locazione.
“L’Unione Inquilini – dichiara Massimo Pasquini, Segreteria Unione Inquilini Roma – sarà presente per chiedere con forza che i prossimi quattro mesi siano utilizzati per azioni concrete di accompagnamento sociale da parte del Comune finalizzato al passaggio da casa a casa, sia per gli sfrattati per finita locazione che per morosità incolpevole”.
Nel caso della morosità incolpevole caso va garantita, prima di tutto, la graduazione degli sfratti, così come disposto dalla legge vigente (l.124/2013).
Nel 2013, ridando attenzione alla città Roma, la Capitale risulta la metropoli con il più alto numero di sfratti per morosità: sono 7.042, in aumento del 14% rispetto ai 6.191 dell’anno precedente.
[Per informazioni o appuntamenti tel 06/4745711 – mail roma@unioneinquilini.it, Sede Centrale Unione Inquilini Roma via Cavour 101.]
Agrigento, giovedì 2015:
Se hai una giustificazione in Italia puoi farti giustizia da solo e buttare a viva forza gli inquilini dalla casa.
E’ possibile!
Due donne bulgare hanno preso in Agrigento una casa in affitto trasferendo le proprie masserizie, ma i proprietari al terzo giorno hanno staccato la corrente elettrica e per la Polizia di Agrigento tale giustizia (?) fatta da soli è normale e nulla di strano anche se i proprietari della casa davanti alla Polizia e davanti avvocati delle donne bulgare hanno dichiarano che hanno staccato la corrente elettrica perché vogliono che si liberi subito la loro casa.
Le due donne vittime, capendo la brutta situazione, chiedevano 10 giorni di tempo per potere trovare un alloggio considerato che la casa di loro proprietà in Agrigento è occupata perché data in affitto, ma i proprietari approfittandosi della assenza della figlia, hanno buttato fuori con la forza l’anziana e malata madre in pigiama e tutti i loro vestiti.
Le donne bulgare hanno voluto pagare tutto!
Le due donne hanno chiamato la Polizia di Agrigento, ma questa, quando è intervenuta ha difeso i proprietari della casa, sostenendo che le due donne non avendo un contratto di affitto firmato non potevano più rientrare nella casa.
Razzismo? La Polizia non pretendeva avere alcuna spiegazione delle due donne bulgare e non le permetteva neanche di prendersi il resto della loro roba rimasta dentro la casa che nei giorni seguenti solo tramite intervento dei Carabinieri le donne bulgare hanno potuto recuperare.
Tutti gli oggetti personali erano rimasti buttati per la scala del palazzo per tutto il giorno, in quanto la figlia non poteva ritirarli considerato che doveva stare accanto a sua madre che era finita in ospedale per via del malessere causato dai proprietari della casa e loro parenti aggressori.
Le due donne bulgare tramite sms hanno invitato l’indomani del loro ingresso dell’appartamento il proprietario di presentarsi per firmare il contratto di affitto e pagarlo regolarmente ma questo non rispondeva e non dava alcuna spiegazione di questo suo strano comportamento.
Le due donne volevano pagare subito la casa perché il contratto di affitto era stato definito tramite un accordo telefonico tra le parti e con la consegna della chiave della casa.
La donna aggredita presentava una denuncia tramite il suo avvocato agrigentino ma il Giudice del Tribunale di Agrigento oggi ha chiesto la “archiviazione“.
Nessuna motivazione del Giudice può giustificare chi si fa la giustizia da solo!
Il Giudice ci insegna che la giustizia non si fa da soli, quindi, non si può accettare la richiesta dell’archiviazione del Giudice del Tribunale di Agrigento per nessun motivo!
I pericolosi aggressori sono stati sempre liberi anche se si sono fatti “giustizia da soli“ entrando nell’abitazione regolarmente consegnata e cacciare «manu militari», invece le vittime non possono avere un giusto processo.
E’ GIUSTO?