Nello stesso call center di Terni lavoratori di serie A e di serie B. Venti di loro licenziati senza motivo. Ora chiedono un incontro che la proprietà continua a rifiutare
da Terni, Carlo Perigli
Basterebbe un incontro e la verità verrebbe a galla. Perché, a sentire entrambe le campane relative alla situazione dei call center Overing e K4up di Terni (due società distinte ma raccolte nello stesso edificio e sotto la stessa direzione generale), sembra di stare ad ascoltare la storia di due realtà lavorative distanti anni luce l’una dall’altra.
Di una è direttore generale Fabrizio Ciocci, un call center che non brilla di luce propria, ma che, nonostante le difficoltà, non ha mai licenziato nessuno. È vero, dice il direttore, “c’è una sospensione contrattuale [che coinvolge i lavoratori di Overing], che però dovrebbe riprendere da lunedì o martedì (9-10 marzo) con la stessa forza lavoro”, dalla quale verrebbero esclusi i lavoratori che “ormai sono 5-6 mesi che sulla committenza luce-gas sono in difetto di resa..come li aiuto?”. D’altronde, “il nuovo contratto [..] recita 5, 70 euro l’ora, ma è basato sulla produttività”. Certo, c’è anche un problema contributi, ma Ciocci assicura che “abbiamo fatto la rateizzazione, una scelta di cui i collaboratori erano da sempre stati edotti”. Il call center, insomma va male, ci sono stati compensi in ritardo, ma la società è andata sempre incontro ai dipendenti.
Nell’altra invece ci lavorano circa 140 persone,sia per K4up che per Overing, che da ormai una settimana presidiano il parcheggio dell’azienda per tutto l’orario di lavoro, madri e padri di famiglia che subiscono il freddo ma non se ne vanno. Rimangono perché 20 di loro, quelli di Overing, sono stati allontanati all’improvviso, ma non solo. Stanno là perchè il call center per cui lavorano è in salute. Ci dicono che la Telecom, uno dei committenti, è entusiasta del rendimento del loro terzo call center in Italia e ha inviato anche un premio di produzione. Che però ai dipendenti non è mai arrivato, così come non si sono visti i contributi, né le spettanze di gennaio, non saldate nemmeno dopo che l’azienda, in seguito alla mobilitazione, aveva promesso di farlo entro il 5 marzo. “Ma il punto della protesta non è l’aspetto economico – afferma una lavoratrice al presidio – quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il problema è stato il licenziamento di quelli di Overing, una mossa per riassumerli con il contratto nuovo, altro che interruzione delle committenze. E lo stesso discorso vale per K4up, il problema è nel lungo periodo”.
Sembra assurdo, ma le due storie raccontano la vita dello stesso call center, attualmente quasi immobile, con i lavoratori, sia operatori che supervisori, fuori a protestare, per lavorare, per essere retribuiti, per avere quegli ammortizzatori sociali che gli sono stati negati. Effettivamente, per capire come stanno veramente le cose, basterebbe poco: sarebbe sufficiente un incontro che metta uno di fronte l’altro, lavoratori, azienda e committenza, di modo che quest’ultimo possa finalmente far luce sulle tante zone d’ombra che spaccano in due questa storia. A dirla tutta, questa è la strada che i lavoratori stanno cercando di percorrere, chiedendo la convocazione di un vertice in prefettura; un’eventualità a cui, dichiarano dal presidio, il direttore generale si è fermamente rifiutato. Come mai?