Il 15 marzo è la giornata contro le violenze di polizia. Iniziative in Svizzera, Canada, Belgio, Francia. A Roma, il 21 marzo, sbarca Acad: dibattito tra attivisti e familiari delle vittime
di Checchino Antonini
Il 15 marzo, in Canada, Francia, Germania e Belgio è la giornata internazionale contro le violenze della polizia. Quest’anno ci saranno eventi a Montreal, Quebec, Ottawa e Parigi, Bordeaux e Berlino in occasione del 19ma edizione. Anche in Italia se ne parla da un po’, specialmente negli ambiti di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa, così come era stata all’ordine del giorno, come giornata della memoria, anche di uno dei primi tentativi di rete, le reti-invisibili, all’indomani dell’omicidio di Carlo Giuliani e delle nefandezze genovesi di tutti i corpi di polizia.
Il 21 marzo Acad sbarca a Roma
Secondo Acad una giornata del genere avrà senso solo se sarà capace di coinvolgere settori di società al di là delle reti militanti già attive contro la repressione e per i diritti civili. Questo non significa che non ci siano iniziative importanti in cui confrontarsi su come affrontare e prevenire gli abusi. Come quella del 21 marzo in programma al Nuovo Cinema Palazzo di Roma dove Acad, dalle 17, presenterà PERCHE’ NON ACCADA MAI PIU’ – DIBATTITO SUGLI ABUSI IN DIVISA con Rudra Bianzino – figlio di Aldo morto nel 2007 nel carcere di Capanne
Mariella Zotti – moglie di Vito Daniele morto nel 2008 durante un fermo in autostrada. Lucia Uva – sorella di Giuseppe morto in seguito a un arresto a Varese nel 2008. Carmela Brunetti – sorella di Stefano morto a Velletri nel 2008 a seguito di un fermo di polizia. Walter De Michiel – madre di Tommaso e Nicolò De Michiel picchiati da alcuni poliziotti a Venezia nel 2009. Grazia Serra – nipote di Franco Mastrogiovanni morto ad agosto 2009 nel reparto di psichiatria di Vallo della Lucania dopo essere stato legato per 80 ore mani e piedi ad una branda. Ilaria Cucchi – sorella di Stefano morto nel 2009 a Roma durante la detenzione nel reparto protetto dell’ospedale Pertini di Roma. Cira Antignano – madre di Daniele Franceschi morto in carcere in Francia nel 2010. Raimonda Pusceddu – madre di Stefano Gugliotta picchiato da un gruppo di celerini a Roma nel 2010. Domenica Ferrulli – figlia di Michele morto durante un fermo di polizia nel 2011 a Milano. Claudia Budroni – sorella di Dino ucciso con un colpo di pistola sul raccordo anulare di Roma nel 2011. Osvaldo Casalnuovo – padre di Massimo morto ad un posto di blocco dei carabinieri nel 2011. Guido Magherini – padre di Riccardo morto a Firenze nel 2014 durante un fermo dei carabinieri. Giovanni Bifolco – padre di Davide ucciso a Napoli nel 2014 da un colpo di pistola sparato da un carabiniere. Fabio Anselmo – avvocato di molte delle famiglie presenti. Attivisti/e Acad [Associazione Contro gli Abusi in Divisa].
Che cos’è Acad
Acad è una Onlus nata dall’intenso lavoro di un gruppo di attivisti che da diversi anni si occupano di abusi commessi dalle forze dell’ordine. Tante famiglie, colpite duramente dagli abusi, non hanno accettato le versioni ufficiali e hanno intrapreso battaglie per chiedere verità e giustizia affinché questi ignobili e vergognosi atti non passassero sotto silenzio. Il loro incolmabile dolore e il grande impegno profuso hanno permesso a tante altre persone di porsi interrogativi su quanto accaduto, hanno fatto crescere l’attenzione, hanno fatto sì che si producessero libri e documentari al fine di sensibilizzare e costruire una consapevolezza su quello che è successo e ancora potrebbe succedere ad altri. Nonostante l’encomiabile impegno delle famiglie e dei tanti che sono stati sensibilizzati difficilmente si è riusciti a trovare giustizia nelle aule dei tribunali. Vige una sorta di immunità, troppe sono le coperture politiche che tendono a depistare con la teoria delle “poche mele marce” le richieste di giustizia e verità.
Acad nasce dalla volontà di dare sostegno alle famiglie delle vittime e a coloro che hanno subito abusi ma che non si sono dati per vinti e non hanno accettato una verità giudiziaria che già troppe volte si è dimostrata a favore di chi tenta in tutti i modi di nascondere la propria impunità dietro una divisa. Il nostro progetto vuole essere un piccolo ma concreto impegno di lotta al fianco di chi ha subito abusi da parte delle forze dell’ordine: dal supporto legale, al divulgare e portare a conoscenza dell’accaduto, ad un numero verde di pronto intervento, perchè non si ripeta ciò che è successo già troppe volte. Un numero verde attivo 24 ore su 24 da chiamare per denunciare l’accaduto e chiedere un supporto immediato.
L’associazione ACAD è antifascista e antirazzista, valori di libertà ed eguaglianza che vogliamo rivendicare, che animarono la Resistenza in Italia ed indispensabili oggi per contrastare fenomeni discriminatori e prevaricatori. Il fascismo non è un opinione, la storia dovrebbe averlo insegnato a tutti.
Iniziative in Canada, Svizzera, Belgio
Lanciata nel 1997 da due collettivi, il Drapeau Noir in Svizzera e il Collectif opposé à la brutalité policière in Canada, la Giornata contro gli abusi di polizia, ha trovato sponde in Belgio dove la campagna Stop répression organizza una manifestazione per il quarto anno di seguito a Bruxelles. Secondo questi attivisti è necessario un controllo cittadino degli abusi di polizia perché non esiste un organo di controllo della polizia veramente indipendente; perché le autorità sono incapaci di fornire un quadro chiaro e trasparente del fenomeno degli abusi di polizia e perché i numeri sono manipolati; perché alcune vittime di abusi sono scoraggiate dallo sporgere denuncia e le autorità non le informano a sufficienza sui loro diritti; infine perché non c’è nessuna trasparenza sul contenuto delle denunce e perché non si dà mai la parola alle vittime di abusi di polizia nei rapporti ufficiali. Gli attivisti del Belgio sono convinti che sono in aumento gli abusi di polizia contro le persone senza documenti. Insulti, razzismo, molestie, violenze e abusi di potere: le atrocità commesse dalla polizia, soprattutto contro gli immigrati, i loro figli, i giovani e i poveri sono al centro, da molti anni, di reclami alla Lega dei Diritti Umani, Federazione internazionale dei diritti dell’uomo e alle agenzie delle Nazioni Unite, eppure nulla cambia in Belgio. Il 15 maggio 2014, durante una manifestazione pacifica contro il Ttip, 300 attivisti sono stati arrestati arbitrariamente ed illegalmente.
Il settimanale Internazionale riporta la notizia che, la settimana scorsa, tre agenti sono comparsi davanti a un giudice accusati di “percosse e atti di tortura” contro un uomo senza documenti. I poliziotti hanno confermato di aver fermato l’uomo e di averlo abbandonato, mezzo nudo, in un bosco, ma negano di averlo maltrattato.
L’anno scorso la rete Avvocati europei democratici ha lanciato una campagna a favore di una direttiva europea che renda obbligatorio il riconoscimento degli agenti di polizia. In Italia ne abbiamo scoperto l’urgenza nelle mattanze di Napoli e Genova del 2001 quando centinaia operatori del settore hanno compiuto ogni genere di brutalità travisati e nessuno dei loro responsabili ha mai pensato di identificarli. Negli Usa il rapporto su Ferguson, pubblicato dal ministero della giustizia, ha provocato le dimissioni del capo della polizia e del direttore generale della amministrazione cittadina.
Anche negli States il movimento contro gli abusi di polizia, come quello contro le espulsioni di persone senza documenti, sta crescendo grazie all’impegno delle famiglie delle vittime e al coinvolgimento di intere comunità. Una delle città più attive è Oakland, teatro di una nota vicenda giudiziaria, il cosiddetto caso Riders, dal nome di un gruppo di poliziotti finiti sotto processo nel 2003 perché accusati da 119 cittadini, quasi tutti afroamericani, di aver commesso numerosi abusi.
Montreal fino al 22 marzo sarà teatro di workshop, spettacoli ed eventi nell’ambito della settimana contro la brutalità della polizia. L’appuntamento è, per oggi pomeriggio, all’angolo tra Berri e Ontario, dove Alain Magloire è stato ucciso dall’agente Mathieu Brassard il 3 febbraio 2014. La polizia dell’Ontario sta facendo di tutto per negare l’agibilità della piazza. Immancabile una campagna mediatica contro gli attivisti. La questione è quella relativa alla legge P-6 del 2012, anno che vide il paese nordamericano invaso dalle proteste degli studenti che non accettavano l’innalzamento delle tasse universitarie. Il governo, per mettere al bando le manifestazioni e facilitare gli arresti, aveva approvato la norma per cui riunirsi in gruppi cospicui è proibito in Canada se la polizia non autorizza la manifestazione. Qualsiasi assemblea pubblica, soprattutto di tipo politico, se dichiarata illegale dalle autorità deve sciogliersi, pena l’arresto dei presenti. Il sindaco e la polizia Coderre hanno annunciato che vogliono comunque continuare ad applicare P-6 per sedare le proteste, anche se la costituzionalità della legge è ora messa in discussione.