Rivolta nella base per il patto tra Agesci e Marina militare, firmato senza alcun dibattito. Baden Powell: «L’addestramento militare è esattamente l’opposto di quello che insegniamo agli scout»
di Luca Kocci/Adista
Sta creando perplessità e malumori fra gli aderenti all’Agesci la scelta, da parte dei vertici dell’associazione, di sottoscrivere un protocollo di collaborazione con la Marina militare italiana per promuovere insieme progetti ed iniziative formative ed educative rivolte ai giovani scout (v. Adista Notizie n. 9/15). Da una lato c’è la presidenza dell’Agesci – con Marilina Laforgia e Matteo Spanò, che lo scorso 20 febbraio hanno firmato l’accordo con il capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi –, dall’altro centinaia di capi scout di tutta Italia, fra cui diversi consiglieri nazionali e formatori, che hanno scritto e inviato una lettera aperta ai presidenti per esprimere il proprio dissenso per una decisione ritenuta sbagliata e assunta senza alcun dibattito interno.
«Cari presidenti», si legge nella lettera che è stata firmata da circa 600 persone – fra cui alcuni preti come don Nandino Capovilla (parroco a Marghera, già coordinatore nazionale di Pax Christi), p. Fabrizio Valletti (gesuita del Centro Hurtado di Scampia), don Fabio Corazzina (parroco di Santa Maria in Silva a Brescia, già coordinatore nazionale di Pax Christi), don Andrea Bigalli (parroco a Sant’Andrea a Percussina, referente di Libera per la Toscana) – «abbiamo appreso con sorpresa di un accordo di collaborazione firmato dalla Marina militare e da voi a nome di Agesci» che prevede lo svolgimento di una serie di attività «finalizzate a “trasmettere un modello esistenziale basato sui principi dell’etica, della solidarietà, dell’amore per lo sport e per il mare”, e a “sviluppare legami di colleganza ideale fra il personale in servizio della Marina militare e gli appartenenti all’Agesci». Ci sembra «controversa dal punto di vista educativo – prosegue le lettera, che può essere sottoscritta al link http://goo.gl/u3oHfq – la scelta di firmare un accordo di collaborazione con una Forza armata, impegnata in azioni di guerra anche offensiva, soprattutto se uno degli obiettivi dell’accordo è la formazione e l’educazione dei giovani». Insomma, sostengono, il pacifismo e l’antimilitarismo degli scout stonano con l’eventualità di condurre delle attività educative insieme ai militari. «Ricordiamo infatti che il nostro Patto associativo (la “costituzione” dell’Agesci, ndr) sottolinea che “Capi e ragazzi dell’Agesci, nel legame coi loro fratelli nel mondo, vivono la dimensione della fraternità internazionale, che supera le differenze di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace”, e che con l’adesione al Patto associativo “ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza”», infatti «i capi dell’associazione sono stati da sempre protagonisti di iniziative di obiezione di coscienza e di promozione di corpi di pace nonviolenti». Quindi, aggiungono i firmatari, ci sembra «che “la colleganza ideale” di cui si parla nell’accordo appaia molto lontana, e che risulti poco chiara quale sia l’etica di riferimento sulla quale Agesci e Marina militare vogliono collaborare a “trasmettere un modello esistenziale alle giovani generazioni”. I modelli di riferimento appaiono infatti in forte contrasto. Già Baden Powell (il fondatore degli scout, ndr) scriveva nel 1925 (Taccuino) a proposito della differenza tra educazione scout e militare: “L’addestramento e la disciplina militare sono esattamente l’opposto di quello che insegniamo nel movimento scout. Essi tendono a produrre macchine invece di individui, a sostituire una vernice di obbedienza alla forza del carattere”».
L’accordo con la Marina militare pone poi «problemi» di metodo: «Ci risulta che il percorso che ha portato a questa firma non sia stato condiviso in alcun modo con le strutture democratiche dell’associazione», si legge nella lettera. E «contraddizioni educative»: come è possibile formare cittadini del mondo ed operatori di pace «con l’aiuto di una Forza armata»? Senza considerare il rischio che l’Agesci perda la propria autonomia: in passato l’associazione ha più volte preso posizione per esempio contro l’aumento delle spese militari, potrebbe farlo oggi dopo aver firmato un accordo di collaborazione con le Forze armate?
Il dissenso appare netto e il numero dei firmatari aumenta di giorno in giorno. Gli scout chiedono ai presidenti un urgente «chiarimento sia sul percorso che ha portato alla firma, sia sui contenuti del Protocollo di intesa», auspicando «un ampio confronto associativo». Altri sono ancora più netti chiedendo l’annullamento immediato dell’accordo di collaborazione. «Ho sottoscritto la lettera con convinzione», spiega p. Valletti ad Adista. «Evitando le polemiche, bisogna però cogliere l’occasione per avviare in associazione una riflessione su come i nostri giovani possano e debbano essere maggiormente protagonisti di una promozione sociale, di giustizia e di pace». È questa la strada maestra per «sminuire il peso che ogni apparato militare rappresenta. Quanti dei nostri giovani e anche capi sono militari? Quanti scout in passato sono stati obiettori di coscienza al servizio militare? Quanti di noi hanno offerto l’opportunità di offrire il servizio civile alternativo? Quanti di noi (fra cui Valletti, ndr) hanno fatto obiezione alle spese militari per evidenziare il primato della pace e della nonviolenza?».
Già la scorsa estate c’era stato qualche mal di pancia, all’interno dell’Agesci, circa il fatto che i vertici – in particolare con l’intercessione di uno dei due presidenti, Spanò, grande amico del premier – avessero invitato il presidente del Consiglio, ex-scout, Matteo Renzi a chiudere la Route di San Rossore (v. Adista Notizie n. 30/14), per il timore della nascita di un nuovo collateralismo. Adesso, con l’iniziativa dell’accordo con la Marina militare, le distanze fra la presidenza e la base Agesci si fanno ancora più ampie.