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Grecia, il governo Tsipras ferma la corsa all’oro

Lafazanis, ministro dell’ambiente, blocca gli scavi nella Calcidica. Cambiano le funzioni della cassa per la valorizzazione del patrimonio pubblico ma le privatizzazioni non si fermano ancora

da Atene, Elena Sirianni

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Malgrado il cappio intorno al collo stretto da Bruxelles e Francoforte, il governo di Syriza continua a smontare l’impianto del memorandum. Il viceministro dell’Economia Nadia Valavanis ha comunicato che entro oggi sarà presentato in parlamento il disegno di legge per la diluizione fino a 100 rate dei debiti verso la pubblica amministrazione. Nella stessa legge è previsto un cambiamento delle funzioni del TAIPED, la cassa per la valorizzazione del patrimonio pubblico. Lo scopo è quello di trasformarlo in un fondo le cui entrate verranno utilizzate per il finanziamento di politiche sociali e per il sostegno della previdenza pubblica. Da sottolineare che in base agli accordi firmati col memorandum, finora il TAIPED si è occupato di privatizzazione vincolandole al pagamento del debito pubblico, con l’obbligo di versamento entro 10 giorni dei ricavi sul conto estero intestato ai debitori. Non un euro è rimasto in Grecia.

Il TAIPED è al centro dell’attenzione del governo anche perchè le condizioni delle privatizzazioni effettuate sono state eccezionalmente favorevoli agli acquirenti. Fra le privatizzazioni che hanno fatto scalpore quella dell’OPAP, società che gestisce le lotterie, venduta nel 2013 ad un gruppo il cui principale azionista è Dimitris Melissanidis, presidente della società calcistica dell’AEK considerato molto vicino all’ex primo ministro Antonis Samaras, per la modica cifra di 650 milioni di euro, pur essendo un’azienda in ottimo stato con entrate annuali di ben 3 miliardi e 700 milioni di euro. Altra privatizzazione sospetta, e ancora non andata in porto, è quella dell’area dell’ex aereoporto di Atene, nella zona di Ellinikò. Un appezzamento di terreno edificabile di 624 ettari alle porte di Atene, in zona residenziale, affacciato sul mare e dotato di spiaggia privata e strutture di servizio. L’area è stata posta in vendita dal precedente governo alla sbalorditiva cifra di 80 euro a mq, quando la quotazione di un terreno edificabile nella periferia più degradata di Atene si aggira sui 400-500 euro a mq. L’acquirente interessato all’acquisto dell’area, che aveva quasi concluso l’affare prima del cambio di governo, è il gruppo Latsis, società dell’omonima famiglia di armatori e banchieri. Per intenderci, appartente a quell’elite economica del paese per legge esantata dal pagamento delle tasse.11063126_809984289067744_951862535_n

E facendo l’elenco delle privatizzazioni a prezzo di saldo del patrimonio pubblico greco, non possiamo non riferire la privatizzazione delle miniere d’oro della penisola Calcidica in località Skouriès, al centro di vivaci proteste popolari anche per il disastro ambientale che ha provocato. Questa privatizzazione in verità non è opera del famigerato TAIPED, ma risale al gennaio 2004 e fu un vero e proprio “regalo” dell’allora governo di Kostas Simitis (Pasok) ad un’altra società della ristretta elite economica greca, il gruppo ELLAKTOR di Ghiorgos Bobolas, attivo nel settore delle costruzioni ed energia, protagonista degli appalti di tutte le le grandi opere in Grecia, dagli impianti olimpici, alle autostrade, ai ponti e agli aereoporti. La sua società Hellas Gold acquistò per 11 milioni di euro il diritto di sfruttare 31.700 ettari di terreno di proprietà pubblica nella penisola Calcidica senza che avvenisse nessuna gara di appalto. La Hellas Gold a sua volta cedette i diritti alla multinazionale European Goldfields per 95.700.000 milioni. Attualmente le miniere d’oro della Calcidica hanno un valore stimato di oltre 15 miliardi di euro. A parte la manciata di euro pagati inizialmente dal gruppo Bobolas, peraltro subito ampiamente rientrati all’Hellas Gold tramite un finanziamento pubblico di 15 milioni di euro, tutta questa operazione non ha portato un euro nelle casse dello stato.

In compenso enormi sono i danni ambientali conseguenti allo sfruttamento minerario di Skouriès, dall’inquinamento delle acque da metalli pesanti, alla distruzione di migliaia di ettari di bosco e alla devastazione di uno dei paradisi naturali più belli della Grecia. Il nuovo ministro per l’Ambiente e l’Energia, Panaiotis Lafazanis, ha temporaneamente sospeso due delle licenze correlate allo sfuttamento minerario della Calcidica, quella architettonica e quella ingegneristica, allo scopo di verificare se gli studi sulla base dei quali è stata concessa l’autorizzazione sono conformi alle direttive in materia ambientale. La decisione ha suscitato la reazione dei lavoratori occupati nella miniera che già in passato avevano manifestato per la prosecuzione degli scavi, contro la ferma protesta degli abitanti della Calcidica che da anni lottano per fermare lo scempio ambientale di Skouriès. Altra discussa privatizzazione del TAIPED in tempo di troika è quella dei 14 aeroporti periferici ceduti per 40 anni alla società tedesca Fraport AG (che vede fra i suoi azionisti il lander tedesco dell’Assia) con possibilità di proroga di altri dieci anni. L’accordo, non ancora formalizzato, si articola in una “una tantum” di 1 miliardo e 240 milioni di euro, oltre ad un “affitto” annuale di 22 milioni con l’obbligo di investimento di 330 milioni nei primi quattro anni. I soldi dell’una tantum saranno dirottati direttamente sul conto per il pagamento del debito pubblico, mentre quelli per investimenti saranno appena sufficienti per garantire la manuntenzione ordinaria senza possibilità di fare altri interventi. La privatizzazione degli aereoporti infine esclude automaticamente la possibilità di usufruire di qualsiasi finanziamento tramite i programmi europei, quindi la Grecia dovrà restituire i 400 milioni già stanziati dall’Unione Europea per l’aereoporto di Salonicco e i 120 milioni appena messi a disposizione per l’aeroporto di Chania a Creta.10988870_809984259067747_2042903065_o

Sulle privatizzazioni è intervenuto due giorni fa il governatore della Banca di Grecia Ghiannis Stournaras, già ministro economico del precedente governo ed uomo di fiducia delle istituzioni europee ad Atene, fatto strategicamente dimettere nel giugno scorso dalla carica di ministro quando cominciò a farsi strada l’ipotesi di elezioni anticipate, per essere collocato a guardia della banca centrale. Stournaras ha sollecitato le privatizzazioni, in particolare quella dell’area di di Ellinikò e quella degli aeroporti e dei porti, affermando che non si può rischiare di rendere vani i sacrifici fin qui fatti dal popolo greco. E poi dichiara che “la valorizzazione del patrimonio pubblico è molto importante non solo perchè si attraggono capitali stranieri, ma anche perchè darebbe un segnale positivo ad investitori e creditori sulle intenzioni del nuovo governo”.

E, come è risaputo, fra le riforme insistentemente chieste da Bruxelles e Banca Centrale Europea le privatizzazioni occupano un ruolo chiave. In conclusione quello delle privatizzazioni è un problema spinoso per il nuovo governo perchè Syriza aveva in passato parlato dell’azzeramento di tutti i contratti stipulati, ma la posizione oggi è molto più articolata. Da un categorico no a qualsiasi privatizzazione si è passati ad un riesame caso per caso di quelle non ancora completate per eventuali rinegoziazioni. Il ministro all’Economia Varoufakis in un’intervista a Le Monde del mese scorso ha detto che “in una crisi deflattiva non è molto intelligente vendere i gioielli di famiglia per poche briciole. E’ più sensato sviluppare il patrimonio pubblico per aumentarne il valore, utilizzando mezzi intelligenti di finanziamento al fine di rafforzare la nostra economia” e ha poi aggiunto però che “ non è prudente il ritiro delle privatizzazioni già completate” (anche perchè i soldi pagati dai privati sono stati ingoiati dall’enorme buco del debito e poi scatterebbero comunque grosse penali che la Grecia non può pagare). Portando come esempio l’Organismo Portuale del Pireo (il gruppo cinese Cosco) Varoufakis ha detto che “questi investimenti sono molto positivi per la Grecia”. Più in generale, il ministro delle Finanze greco dichiara di considerare “gli investimenti esteri, in particolare quelli cinesi, un’importante fonte di speranza per migliorare le nostre infrastrutture e rafforzare la nostra competitività. “Questo governo vuole rassicurare gli investitori stranieri che troveranno davanti a loro menti aperte”.11065187_809984345734405_2073387005_o-1

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