Armenia, metamorfosi fra memoria e identità: dal 23 al 28 marzo a Roma iniziative culturali per non dimenticare
[di Sergio BRAGA]
Medz Yeghern. Il Grande Crimine. Così in lingua armena viene definito il genocidio del popolo armeno messo in atto dai Giovani Turchi nei primi mesi dallo scoppio della Grande Guerra e commemorato il 24 aprile, data in cui, nel 1915, quest’anno un secolo, vennero eseguiti i primi arresti a Costantinopoli, oggi Istanbul. Cento anni, in gran parte trascorsi in un “secolo breve“, che di genocidi ne ha visti molti, e in questo ventunesimo secolo che troppi continua a vederne. Per ricordare questo crimine contro l’umanità e sollecitare a non dimenticare tutti gli altri che si sono susseguiti, nel contesto delle commemorazioni del centenario della Grande Guerra – l’Italia dell’Italia entrò in guerra l’8 aprile del ’15, altra data amara che aprì il vaso di pandora di un’altra strage, questa volta diplomaticamente autorizza – l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia insieme con l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (ICSBA) e i sociologi della religione dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS-Religione) hanno organizzato a Roma dal 23 al 28 marzo «Armenia: metamorfosi fra memoria e identità», una settimana di iniziative – dibattiti, presentazioni di iniziative editoriali, rassegna cinematografica e concerti – per raccontare la cultura armena, l’attentato alla civiltà armena e per fare il punto sulla geopolitica del Caucaso e i rapporti italo-armeni. I temi chiave intorno a cui ruoterà la settimana armena Roma sono prima di tutto costruire un identikit degli armeni, in patria e della diaspora, e, partendo dalla consapevolezza collettiva in termini globali del genocidio di cui sono stati vittime, comprendere le motivazioni della loro azione tesa alla prevenzione dei genocidi. In questo contesto storici, psicanalisti, sociologi, antropologi, studiosi italiani e armeni, giornalisti, esponenti del mondo politico e della società civile si confronteranno sui molti temi in programma: dal ruolo del racconto biografico nella grande storia, alla storia degli armeni in Italia, dal rapporto spiritualità-religione (l’Armenia è stata la prima nazione al mondo ad aver adottato il Cristianesimo nel 301 come religione di Stato) all’Armenia nell’attuale contesto internazionale.
I luoghi della settimana armena
Le iniziative saranno ospitate dallo storico palazzo Antici Mattei dove ha sede l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, al Complesso Monumentale del Vittoriano, nella centralissima piazza Venezia, dal Cinema Trevi (sala della Cineteca Nazionale) nei pressi di Fontana di Trevi, all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario in via Milano 76.
Il cinema
Sarà anche il cinema a parlare di Armenia attraverso con quattro film – “Il Colore del Melograno” di Sergey Paradjanov, introdotto dalle parole di Tonino Guerra, “The Cut” di Fatih Akin, “La masseria delle allodole” dei fratelli Taviani,”Ararat, il monte dell’Arca” di Atom Egoyan – proiettati alla sala della Cineteca Nazionale del Cinema Trevi.
“Il Colore del Melograno” di Sergey Paradjanov
“The Cut” di Fatih Akin
“La masseria delle allodole” dei fratelli Taviani
“Ararat, il monte dell’Arca” di Atom Egoyan
Libri e musica
La settimana armena racconterà il Paese del Caucaso anche attraverso la letteratura, a partire da Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno, con la prefazione di Antonia Arslan) e la musica, con il violino di Maurizio Redegoso Kharitian.
L’Armenia oggi
Il genocidio armeno, durato dal 1915 al 1923, non riconosciuto o quanto meno minimizzato a tutt’oggi dalla Turchia moderna, costò al popolo caucasico, secondo le stime più accreditate, almeno tra il milione e trecentomila ed il milione e mezzo di vittime tra deportazioni, marce forzate, malattie, fame, fucilazioni ed impiccagioni. Questo su una popolazione complessiva, stimata all’epoca, tra i cinque ed i dieci milioni di persone nell’intero impero ottomano.
Le sue cause, se per un crimine contro l’umanità si può trovare una ragione, risalirebbero al fatto che i turchi, storicamente, hanno sempre considerato la minoranza armena – cristiana ortodossa ed insediata in territori ai confini con l’impero russo – un nemico interno, che guardava all’indipendenza e quindi naturale alleato dei russi nella destabilizzazione dell’Impero ottomano, prima, e della nascente repubblica dei Giovani Turchi, poi. Non era stato questo, del resto, il primo episodio di sangue subito dagli armeni nel corso della loro storia sotto la dominazione ottomana.
Molti considerano, questo episodio di sangue, con cui si apre il ventesimo secolo, come la prova generale di quello perpetrato dai governi nazifascisti europei ai danni degli ebrei e di altre minoranze durante il secondo conflitto mondiale. La Germania era, infatti, un’alleata storica dell’impero Ottomano ed in seguito della Repubblica Turca. E lo era anche durante la prima guerra mondiale in cui era avversaria dell’impero Russo, che, per, ragioni geopolitiche e di affinità culturale appoggiava la causa dell’indipendenza armena da Constantinopoli. In questo contesto, molti ufficiali tedeschi, in qualità di addestratori delle truppe turche, avrebbero contribuito a pianificare e a realizzare il massacro degli armeni, nel quale si trovano tante analogie con l’Olocausto e nella persecuzione delle minoranze attuata dalla Germania hitleriana e dai governi nazifascisti europei durante la IIa guerra mondiale.
Dopo un brevissimo periodo d’indipendenza, almeno sulla carta dei trattati post-bellici, nel 1922 l’Armenia viene “annessa” all’Unione sovietica e “conquista” la propria indipendenza solo nel 1991 con la dissoluzione dell’Unione Sovietica.
Oggi il Paese affronta le sfide alla sua sicurezza regionale e globale, a partire da quelle che derivano dalla chiusura delle frontiere da parte di Azerbaijan e Turchia per il nodo irrisolto del conflitto in Nagorno Karabakh e, da “consumatore” di sicurezza, diviene “fornitore” di sicurezza con il contributo alle missioni internazionali di pace in Kosovo, Iraq, Afghanistan e, da pochi mesi, anche in Libano nella missione UNIFIL sotto comando italiano.
La Repubblica d’Armenia, nonostante i contrasti che si riflettono anche sui rapporti di Istanbul con Bruxelles ed i paesi della Ue, non ha risparmiato sforzi per la normalizzazione dei rapporti con la Turchia nel tentativo di superare un secolo di ostilità aperte o velate nonostante le velleità neo-ottomane dei recenti governi turchi. Il Paese, anche grazie alla diaspora e nonostante la crisi finanziaria globale del 2009,gode di una crescita economica diversificata e costante, con investimenti rilevanti in settori all’avanguardia e nella ricerca scientifica, e fa parte del Consiglio d’Europa.