Il “pretore verde”, Amendola lancia l’allarme: la legge è fatta apposta per non intervenire in casi come Eternit o Ilva. Ma a Legambiente piace così
di Alessio Di Florio
Inserire nel codice penale i “delitti contro l’ambiente” è un avvenimento dibattuto da almeno 15 anni, atteso e cercato da chi in questi anni ha denunciato e combattuto le devastazioni e l’avvelenamento del Belpaese. Dopo il passaggio in Senato, è attualmente giunta alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, che ne sta discutendo da alcuni giorni, il Disegno di Legge che dovrebbe finalmente renderlo realtà. Ma alcune associazioni, movimenti e giuristi denunciano che alla fine potrebbe rivelarsi una speranza effimera e l’approvazione del DDL portare esattamente all’opposto di quanto atteso. Il primo allarme l’aveva lanciato già l’anno scorso PeaceLink, l’associazione eco pacifista fondata a Taranto nel 1991 in prima linea nelle denunce contro l’ILVA. Il presidente dell’associazione Alessandro Marescotti scrisse che nel DDL erano stati inseriti dei “paletti” che restringono “la possibilità di accusare quegli imprenditori che hanno provocato un disastro ambientale” sottolineando che tra i critici c’era anche il senatore PD ed ex magistrato Felice Casson, che non aveva esitato a definire il disegno di legge “un regalo alle lobby” in quanto “l’impostazione è tale da limitare le possibilità dell’azione penale della magistratura”. PeaceLink nel maggio 2014, insieme a vari altri movimenti ambientalisti, ha riportato in un “dossier” (disponibile al link http://www.peacelink.it/ecologia/a/40120.html ) le critiche mosse al disegno di legge e promossa anche una petizione, che in poche settimane ha raggiunto 8708 firme. Nel testo della petizione si denuncia che il disegno di legge “può diventare una sanatoria per chi sarà accusato di aver commesso gravi crimini ambientali” (il link al quale è disponibile la petizione è indicato in fondo al dossier pubblicato sul sito di PeaceLink).
Anche in queste ultime settimane varie sono state le posizioni contro l’approvazione definitiva di questo disegno di legge. Il procuratore della Repubblica a Civitavecchia, e tra i massimi esperti di diritto ambientale in Italia, Gianfranco Amendola ha affermato che con questa proposta si vuol evitare che la magistratura possa intervenire su vicende come ILVA o Eternit. Per il magistrato l’intero testo è troppo indulgente con chi inquina e attacca l’aggiunta di “abusivamente” (http://www.lexambiente.com/materie/ambiente-in-genere/188-dottrina188/11372-ambiente-in-genere-delitti-contro-l-ambiente-arriva-il-disastro-ambientale-abusivo.html ) alla definizione di “disastro ambientale” aggiunto di recente che tenderebbe ad evitare “l’intervento giudiziario, facendo dipendere l’esistenza del delitto da un intervento solo amministrativo quale è il rilascio di un’autorizzazione. Insomma, mano libera all’industria inquinante e basta con questi giudici troppo zelanti!”. Partendo proprio dall’analisi di Amendola, Maurizio Acerbo, membro della segreteria nazionale del PRC (da sempre in prima linea nelle lotte ambientaliste abruzzesi e tra i primi, presentando anche un’interrogazione alla Camera già nel 2007, ad impegnarsi insieme a WWF e Abruzzo Social Forum nella denuncia della “mega discarica di Bussi”) nei giorni scorsi ha lanciato un “mail bombing” (http://www.maurizioacerbo.it/blogs/?p=4056 ) per fare pressione sui membri della Commissione Giustizia della Camera perché non approvino un provvedimento che diventerebbe “un altro regalo agli inquinatori e a scrivere il definitivo colpo di spugna sulla vicenda di Bussi e della Val Pescara come su tutti i disastri ambientali garantendo impunità a tutti i grandi gruppi industriali e a tutti gli inquinatori”. Sulla stessa lunghezza d’onda il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che, in un comunicato stampa, definisce l’inserimento del termine “abusivamente” contestato da Amendola “accettare che possa essere lecito o, addirittura, autorizzato un disastro ambientale (con morti, devastazioni ecc.). Purchè non sia abusivo” e quindi renderebbe “lecito un disastro se c’è un’autorizzazione alla produzione” arrivando a “creare scappatoie per gli inquinatori e non di tutelare la salute e l’ambiente”.
Diametralmente opposta la posizione di Legambiente e Libera che hanno definito i rilievi di Amendola “questioni di merito che appaiono francamente infondate” e inconsistenti le critiche al disegno di legge che chiedono di approvare “senza cambiare neanche una virgola”.