Succede all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove sessanta lavoratori, tramite la cessazione di un appalto, si apprestano ad essere licenziati e riassunti
Di Carlo Perigli
Licenziati dalla Cooperativa Hydra e riassunti dalla Hydra Health Srl a breve giro di posta, questo il destino che attende i lavoratori che si occupano dei servizi di logistica leggera e pesante dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un passaggio di personale, circa 60 lavoratori, da un’azienda all’altra, entrambe facente parti del consorzio, dovuto ad una semplice cessazione dell’appalto, nel quale viene assicurato il mantenimento del contratto a tempo indeterminato. Tutto qui? Nemmeno per idea, perché con la riassunzione si entra in quel “meraviglioso” quadro normativo disegnato dal Jobs Act e allora due domande conviene farsele. Fermo restando che l’Hydra Healt si impegnerebbe a mantenere gli scatti d’anzianità maturati e a stralciare il periodo di prova previsto per i nuovi assunti dal contratto a tutele crescenti, di mantenere l’articolo 18 l’azienda non se ne parla proprio. Non c’è, così come non è prevista la possibilità di reintegro per i lavoratori licenziati per motivi economici, ai quali eventualmente spetterebbero alcune mensilità. Per la Hydra un piatto ricco, composto dalla defiscalizzazione per la riassunzione e la precarizzazione dei contratti a tempo indeterminato, ed in caso di licenziamento illegale le mensilità previste dalle sanzioni sono 4 e non più 12. Così, conti alla mano, si può ragionare se l’attività sindacale di quel lavoratore è tollerabile o meno e se il portafogli ne permette l’allontanamento. Magari, chissà, in futuro si potranno evitare altre scomode battaglie per l’adeguamento del contratto, come fu quella dello scorso anno. Nelle statistiche però, risulteranno solamente le sessanta assunzioni in più, che potranno essere sbandierate insieme alle altre che ne verranno. Presto o tardi un Paese intero sarà riassunto, ma senza diritti. Benvenuti nel magico mondo del Jobs Act.