La Whirpool ha confermato la chiusura del sito Indesit di Caserta, dove attualmente lavorano circa 890 dipendenti. I sindacati interrompono la trattativa, mentre il governo è fermo agli annunci
Di Francesco Ruggeri
Aumenta la tensione intorno alla Whirlpool. Stamattina l’azienda ha confermato la chiusura del sito Indesit di Caserta, portando così all’interruzione del confronto con i sindacati. Finisce così, in pochi minuti, la trattativa tra Fim, Fiom, Uilm e Ugl da una parte e i vertici italiani di Whirlpool dall’altra, convocata dopo l’annuncio di un piano di riorganizzazione dell’azienda, caratterizzato, tra l’altro, da oltre 1300 esuberi e dalla chiusura dello stabilimento Indesit di Carinaro a Caserta, dove attualmente sono impiegati 890 lavoratori.
La chiusura del sito di Caserta si pone all’interno del nuovo piano industriale presentato da Whirlpool, che nel 2014 ha acquisito la Indesit, caratterizzato in sostanza da 500 milioni di euro e dalla chiusura, oltre che del polo di Caserta, anche del centro di ricerca di None, prevedendo inoltre il ridimensionamento della struttura di Napoli.
«L’azienda – ha dichiarato la Fiom in una nota – nell’incontro di oggi, pur ribadendo che al momento quello presentato è per la multinazionale il miglior piano possibile, ha dichiarato di non avere pregiudizi e di essere disponibile a discutere anche soluzioni diverse, e che avvierà nei prossimi giorni confronti aziendali. La Fiom – prosegue il comunicato – ha ribadito la propria contrarietà alla chiusura degli stabilimenti e ai licenziamenti e le propria disponibilità a riprendere un confronto, così come era già stato deciso nell’incontro al ministero dello Sviluppo Economico lo scorso 16 aprile. Il Coordinamento Fiom – conclude – sta proponendo al Coordinamento unitario iniziative di lotta in tutti gli stabilimenti del Gruppo».
Stando a quanto dichiarato da fonti di agenzia, i sindacati starebbero ora valutando un pacchetto di 12 ore di sciopero a livello nazionale, mentre già da stamattina i lavoratori del sito di Caserta avevano bloccato i magazzini per impedire l’uscita dei prodotti della multinazionale, impedendo il traffico in entrata e in uscita all’altezza della superstrada Giugliano-Marcianise.
Non sembrano aver sortito particolare effetto le parole di Renzi, che non più di due giorni fa aveva promesso l’apertura di un tavolo istituzionale e un forte impegno personale per evitare la chiusura dello stabilimento campano. «Caserta non può perdere un altro sito industriale», aveva tuonato il primo Ministro, promettendo, secondo quanto riportato da fonti sindacali, l’avvio di contatti con la Whirlpool già “da lunedì”. Al premier aveva fatto eco il ministro dello Sviluppo Federica Guidi. «Ho chiesto alla Whirlpool di non procedere unilateralmente alla riduzione del personale – aveva dichiarato a Il sole 24 ore – Da lunedì parte il confronto. E metteremo in chiaro che non abbiamo intenzione di accettare tagli così duri all’occupazione». Non vorremmo ricordarglielo, ma lunedì è oggi e la Whirlpool per ora non è sembrata particolarmente impressionata.
Sulla questione è intervenuto pochi minuti fa Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea. «Il governo deve dire tassativamente no alla chiusura degli stabilimenti e ai licenziamenti della Whirlpool – ha dichiarato in una nota. Questo significa fare pressioni sull’azienda ma anche predisporre un piano pubblico di intervento diretto nel caso la proprietà confermasse il disimpegno. Esprimiamo quindi la nostra solidarietà con la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici che sono la via maestra per obbligare azienda e governo ad impegni precisi. Questa vicenda – conclude il comunicato – dimostra la totale inconsistenza del JOBS Act nell’impedire la deindustrializzazione dell’Italia: serve un chiaro intervento pubblico in economia, non l’ulteriore precarizzazione del lavoro!»
nazionalizzare e continuare la produzione. adottando lo stesso marchio, perchè il prodotto sarebbe lo stesso.