La Coalizione internazionale Freedom Flotilla sta per iniziare il viaggio verso il porto di Gaza. E in Italia è partita la campagna “Aprimo Gaza, il porto della Palestina”
di Marina Zenobio
In accordo con quanto deciso a Tunisi lo scorso marzo, durante il World Social Forum 2015, entro giugno la Coalizione internazionale Freedom Flotilla III (FF3) tenterà di nuovo di arrivare via mare a Gaza con almeno 3 imbarcazioni per “una missione umanitaria, non violenta, che si appella ai diritti umani e che quindi non dovrà trovare impedimento alcuno in conformità al diritto internazionale”.
In questo contesto si inserisce la campagna italiana a sostegno della missione internazionale FF3 a cui Freedom Flotilla Italia, in collaborazione con l’ Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese e la Comunità Palestinese di Roma e del Lazio hanno dato nome FF3 – Apriamo Gaza, il porto della Palestina. “La situazione umanitaria a Gaza è più critica che mai e peggiora di giorno in giorno, soprattutto dopo l’aggressione dell’estate scorsa” scrivono sulla convocazione puntando il dito sull’apatia dei media e sull’inerzia della maggior parte dei governi che costringe “le organizzazioni di base a farsi carico di azioni concrete di sfida al blocco militare che Israele impone agli abitanti di Gaza”. Tra gli obiettivi della campagna “Apriamo Gaza, il porto della Palestina” e della terza missione della FFC (Freedom Flotilla Coalition), c’è anche l’auspicio di sensibilizzare governi e istituzioni internazionali “affinché si muovano per garantire l’applicazione della carta internazionale dei diritti umani” di cui Israele, rispetto alla Palestina, ha fatto carta straccia.
La missione internazionale Freedom Flotilla III partirà a breve alla volta di Gaza “ per sfidare il disumano e illegale blocco militare israeliano, che opprime da oltre 8 anni la popolazione di Gaza con una punizione collettiva che ha generato una gravissima crisi umanitaria. Questo blocco militare viola la IV Convenzione di Ginevra ed è denunciato dalle maggiori associazioni umanitarie del mondo” dichiarano gli attivisti e le attiviste, aggiungendo che pur riconoscendone il carattere disumano e illegale “la Comunità internazionale non ha fatto finora passi significativi per imporre ad Israele la fine del blocco militare”.
In Italia la campagna propone diversi passi concreti per realizzare la missione FF3, ma anche per creare un contatto tra realtà culturali ed economiche di Gaza con il resto del mondo. “Questo è già un modo per vincere il blocco brutale imposto da Israele alla popolazione di Gaza”. In dettaglio la campagna italiana propone azioni di solidarietà da realizzare tramite un sostegno concreto alla resistenza quotidiana del popolo palestinese, nonché alla lotta per riconquistare i diritti calpestati dalla decennale repressione e occupazione da parte del governo di Tel Aviv e delle sue forze armate. Oltre a raccogliere fondi per contribuire alla missione FF3 – perché alla popolazione palestinese serve un porto aperto al resto del mondo, per muoversi liberamente, commerciare ed avere un futuro dignitoso e autosufficiente -, tra le diverse iniziative di solidarietà la campagna italiana si propone di raccogliere fondi per l’acquisto di uno scuolabus di cui ha bisogno l’asilo gazawi dedicato a Vittorio Arrigoni e per l’apertura di un Centro per le donne nel campo profughi di Jabalya, che sarà intitolato a Rachel Corrie, in memoria della giovane americana uccisa nel 2002, a Gaza, da un bulldozer israeliano mentre si opponeva alla demolizione di una casa palestinese.
Storia delle Flotille
2008 le imbarcazioni del Free Gaza Movement iniziarono i primi i tentativi via mare per rompere il blocco israeliano di Gaza che opprime la popolazione palestinese e nega loro il diritto basilare alla libertà di movimento e di commercio. Queste prime imbarcazioni riuscirono ad arrivare ben 5 volte a Gaza e tornare indietro in Europa. La prima barca portò Vittorio Arrigoni a Gaza nell’agosto 2008. Dall’operazione Piombo Fuso (dic.2008-gen.2009) Israele è diventato più aggressivo contro tutti i tentativi di interrompere l’assedio. Tutte le barche partite alla volta di Gaza nel 2009 furono attaccate in maniera violenta dalla marina Israeliana e costrette a tornare indietro. Da qui la necessità di un coordinamento internazionale a cui hanno aderito attivisti da diverse parti del mondo, tra cui Italia, Spagna, Svezia, USA, Canada, Australia, Norvegia, Grecia, Turchia. Nasce la Coalizione internazionale della Freedom Flotilla.
2010 – Freedom Flotilla I, composta da 6 imbarcazioni, durante la rotta verso Gaza è attaccata e abbordata in maniera particolarmente violenta dalla marina israeliana in acque internazionali. I soldati israeliani uccidono 10 attivisti a bordo di una delle navi, la turca “Mavi Marmara”.
2011 – Freedom Flotilla II, composta da 12 imbarcazioni tenta di partire dalla Grecia e dalla Turchia. Questa volta partecipa anche una nave italiana, la “Stefano Chiarini”. Alla maggior parte delle barche è impedito di salpare dai porti, 3 riescono a partire verso Gaza ma subiscono l’attacco della marina militare israeliana in acque internazionali. Le imbarcazioni vengono confiscate illegalmente da Israele.
2012 – Il veliero Estelle parte dalla Finlandia e fa un lungo viaggio con soste in 13 porti europei per sensibilizzare le persone sulla grave crisi umanitaria causata dal blocco di Gaza. In Italia approda a La Spezia e poi da Napoli parte diretta a Gaza. Viene attaccata dalla marina israeliana in acque internazionali e trainata al porto israeliano di Ashdod. Sarà restituita dopo due anni di battaglie legali e pressioni internazionali.
2013-2014 – Gli sforzi della Coalizione si concentrano nel contrastare il blocco dall’interno con la campagna “commercio e non aiuti”. Si costruisce l’Arca di Gaza per trasportare prodotti di Gaza dal porto verso gli acquirenti internazionali e incoraggiare il mondo a commerciare con i produttori di Gaza. Questo ha rappresentato per Israele una tale minaccia da indurlo prima a sabotare e poi a bombardare l’Arca fino a distruggerla.
2015 – La prossima estate, insieme a due altre imbarcazioni, il peschereggio “Marianne av Goteborg” (nella foto), acquistato da Ship to Gaza Svezia e Ship to Gaza Norvegia, prenderà il largo per partecipare alla Freedom Flotilla III, raggiungere il porto di Gaza e rompere il blocco israeliano.
Membri della Freedom Flotilla Coalition:
Canadian Boat to Gaza (Canada)
European Campaign to End the Siege on Gaza
Freedom Flotilla Italia (Italia)
Gaza’s Ark
IHH (Turchia)
International Committee for Breaking the Siege on Gaza (ICBSG)
Rumbo a Gaza (Spagna)
Ship to Gaza Greece (Grecia)
Ship to Gaza Norway (Norvegia)
Ship to Gaza Sweden (Svezia)
altri partecipanti al progetto:
Palestine Solidarity Alliance (South Africa)
Miles of Smiles (Belgio, Gran Bretagna e alcuni paesi arabi)
Life Line Gaza (Giordania)Life Line Gaza – Jordan
Per seguire la navigazione della FF3 e tenersi aggiornat* sulle iniziative in Italia vai su:
www.freedomflotilla.it