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Il derby basco, quando il calcio è solidale

Niente lame al derby tra Athletic Bilbao e Real Sociedad ma un corteo per chiedere verità e giustizia per due ragazzi uccisi dalla polizia e dalle teste rasate. Inigo Cabacas e Aitor Zabaleta

di Enrico Baldin

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Negli occhi di molti appassionati di calcio ci sono ancora le immagini assurde del derby di domenica scorsa tra Juventus e Torino. La vittoria, dopo vent’anni, della squadra granata è passata in secondo piano, perché impallidita di fronte agli episodi di violenza che hanno coinvolto i tifosi dentro e fuori lo stadio. Episodi che periodicamente continuano a far interrogare e che a volte hanno portato a leggi e provvedimenti che al momento, più che risolvere problemi di ordine pubblico, hanno svuotato gli stadi aiutando le televisioni a pagamento.

Esiste però un altro calcio che con quello sopra descritto ha poco a che fare. Esiste nei campetti di periferia ma esiste anche ad alto livello. Ieri, ad esempio, a Bilbao si è svolto il derby basco tra la squadra di casa – i biancorossi dell’Athletic Club – e i cugini donostiarri della Real Sociedad. Decine di scudetti in due, decine di Coppe del re, un calcio d’elite, una sana rivalità molto sentita, con una storica punta di orgoglio rivendicata da entrambe le tifoserie. Quella volta, nel 1975, che il capitano dell’Athletic Angel Iribar entrò in campo a fianco del capitano della Real Sociedad, Inaxio Kortabarria. Tenevano in mano l’ikurrina – la bandiera dei Paesi Baschi – proibita dal dittatore Francisco Franco e ancora vietata, e riesposta per la prima volta coraggiosamente dai due capitani che con agire “cerimonioso” la appoggiarono nel cerchio di centrocampo prima dell’inizio della partita.

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Sul campo il derby basco di Liga di ieri sera si è concluso con un pareggio per 1 a 1. Partita vivace sbloccata nella seconda frazione dal centravanti biancorosso Aritz Aduriz su calcio di rigore, raggiunto pochi minuti dopo da De La Bella per la squadra di San Sebastian. Ma ciò che merita maggior considerazione è quanto accaduto prima della partita, fuori dal campo. I tifosi di entrambe le squadre hanno manifestato assieme nelle vie adiacenti allo stadio San Mames, per ricordare Inigo Cabacas e Aitor Zabaleta. E per chiedere giustizia.

A oltre tre anni dall’omicidio del ventottenne tifoso bilbaino Inigo Cabacas non vi è ancora un colpevole, e i suoi genitori ed amici stanno ancora attendendo che venga fatta giustizia. “Pitu” – questo il nomignolo con cui era conosciuto – stava bevendo una birra coi suoi amici dopo aver passato una sera allo stadio a vedere la partita di Europa League tra i baschi e i tedeschi dello Shalke 04. La vita di Pitu si è fermata perché una pallottola sparata da un ancora ignoto uomo della Ertzaintza – la polizia basca – l’ha raggiunto al capo. A tre anni di distanza la richiesta di giustizia è sempre più forte, ed è corredata da domande allo stesso tempo forti ed inquietanti: perché quattro pattuglie della Ertzaintza per un banale alterco segnalato da un passante che si era già risolto? Perché quello sparo ad altezza d’uomo verso una persona disarmata che non aveva commesso alcunché? E soprattutto, chi ha ucciso Pitu? Tre anni di reciproche coperture, di non detti, di mancate risposte, di promozioni a chi non fu esente da responsabilità, hanno condito di rabbia il silenzio dignitoso di chi voleva bene a Inigo Cabacas.

La storia di Aitor Zabaleta invece risale al 1998. La colpa di Aitor fu quella di aver girato accompagnato solo dalla fidanzata nei dintorni dello stadio Vicente Calderon, quello di casa dell’Atletico Madrid. Aitor, come Inigo, era ventottenne e basco. Tifava la Real Sociedad che si apprestava a scendere in campo in trasferta contro i colchoneros, quando incappò in un gruppo di teste rasate supporters della squadra della capitale spagnola. Aitor venne pugnalato al cuore e la sua agonia durò nove ore. A 17 anni di distanza la tristezza per gli aficionados della Real è ancora tanta, l’autore materiale dell’omicidio sta ancora scontando la sua pena e le frange di estrema destra della curva dell’Atletico hanno ucciso ancora: un anno fa venne assassinato un tifoso del Deportivo La Coruna, picchiato e gettato in un fiume.

Ma quando non è il calcio ad unire, può farlo l’angoscia di una ingiustizia patita, la sofferenza di un amico che è stato ucciso. E’per questo che ieri i due gruppi supporters delle due squadre basche parevano divisi soltanto dal diverso colore delle camisetas. Biancorossi e biancoblu infatti hanno marciato assieme, hanno ricordato assieme, ed assieme hanno omaggiato dei loro fratelli. Hanno intonato canti ed assieme hanno gridato «Justizia justizia».11180056_10204296203466650_882462257_n

Lo striscione che apriva il corteo, raffigurava Inigo Cabacas e Aitor Zabaleta l’uno accanto all’altro, affiancati dai colori delle loro maglie. Poco dopo all’interno dello stadio le due formazioni scendevano in campo indossando una maglietta bianca che raffigurava, analogamente allo striscione, Inigo e Aitor affiancati. I ventidue scesi sul terreno di gioco del San Mames hanno così contribuito a portare il loro omaggio ai due ragazzi assassinati.

L’1 a 1 al termine del match ha scontentato più i bilbaini a caccia del pass per l’Europa che i donostiarra; la solidarietà tra tifoserie pare aver inorgoglito tutti e dato una bella lezione di civiltà a tutto il mondo del calcio.

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